A Hong Kong la protesta ha raggiunto una fase senza precedenti: alcuni dei 550 mila manifestanti scesi in piazza in occasione del 22esimo anniversario del ritorno dell'ex colonia britannica alla Cina hanno fatto irruzione nel Parlamento locale e hanno vandalizzato l'emiciclo. "Sappiamo che stiamo infrangendo la legge ma non abbiamo scelta", hanno urlato i giovani che si dicono pronti a qualsiasi cosa per essere ascoltati da un governo pro-Pechino accusato di essere sordo.
Per alcune ore il Parlamento è stato sotto assedio dei manifestanti in nero, armati di spranghe e di tutto quello che hanno rimediato dalla strada: oltre ad aver distrutto quadri e arredi, hanno spruzzato vernice nera sull'emblema di Hong Kong e issato una bandiera dell'era coloniale britannica sul podio dell'assemblea legislativa.
I muri sono stati ricoperti di scritte inneggianti al ritiro della legge sull'estradizione, quella legge che ha scatenato settimane di proteste, riprese oggi in occasione dell'anniversario. Il 1 luglio 1997, Hong Kong venne riconsegnata dal Regno Unito a Pechino, ma la città è tuttora amministrata separatamente in base all'accordo "un Paese, due sistemi".
Gi abitanti del territorio godono diritti che non si vedono nella Cina continentale, ma molti ritengono che lentamente il gigante asiatico stia erodendo quell'accordo. In ogni anniversario, gli attivisti locali organizzano grandi manifestazioni per rivendicare richieste democratiche, compresa la possibilità di eleggere un esecutivo locale a suffragio universale.
E sono anche riusciti a mobilitare grandi folle - nel 2004, l'occupazione durò due mesi - ma non hanno ottenuto significative concessioni da Pechino. Le proteste di quest'anno, tuttavia, si svolgono dopo tre settimane di manifestazioni contro le legge che permettere l'estradizione di detenuti perché siano processati in Cina. Il provvedimento è stato sospeso dal capo esecutivo di Hong Kong, Carrie Lam, che però non l'ha definitivamente ritirato. Resta ancora sul tavolo, come perenne minaccia alle libertà.
In questo contesto, la comunità internazionale è in allerta. Il capo del Foreign Office, Jeremy Hunt, ha twittato che "il sostegno del Regno Unito a Hong Kong e alle sue libertà è incrollabile. L'Unione europea ha invitato a "evitare l'escalation" e chiesto il dialogo.
Dopo aver lanciato un ultimatum, la polizia - in tenuta antisommossa - è intervenuta nei pressi del Parlamento, facendosi strada con i gas lacrimogeni. Poi è riuscita a riprendere il controllo dell'assise dopo che buona parte dei dimostranti aveva abbandonato il luogo. Pesante il bilancio degli scontri: 54 ricoverati, di cui tre in condizioni gravi. "Non ci sono rivoltosi violenti, solo tirannia", si leggeva su uno striscione schierato dai manifestanti. Per i politici pro-Pechino è stata invece l'azione di "vandali" e non "manifestanti".