Hacker collegati ai servizi segreti russi potrebbero aver lanciato contro tre candidati che corrono per le elezioni del 2018 degli attacchi simili a quello che ha colpito il Partito Democratico nel 2016. La denuncia arriva dal vice presidente del dipartimento per la sicurezza dei clienti di Microsoft, Tom Burt, che lo ha rivelato pubblicamente durante il suo intervento all’Aspen Security Forum.
Secondo il dirigente, i ricercatori di sicurezza informatica dell’azienda hanno tracciato le attività di un gruppo che utilizzerebbe le stesse modalità di attacco impiegate dai dodici agenti dell’intelligence russa iscritti nel registro degli indagati il 13 luglio scorso. Non sono stati rivelati i nomi dei candidati, anche se Burt ha specificato che si tratta di “persone note che corrono per la rielezione”. Il 6 novembre negli Stati Uniti si terranno le elezioni di medio termine, durante le quali saranno contesi tutti i 435 seggi per la Camera dei Rappresentanti, 35 seggi al Senato e andranno al voto per eleggere i nuovi governatori 36 Stati su 50.
Le tre vittime dei tentativi di attacco “sono tutte persone che, in virtù della loro posizione, potrebbero essere bersagli di interesse dal punto di vista dello spionaggio così come da quello di chi ha interesse a influenzare le elezioni”, ha precisato Burt. Nel suo intervento ha anche aggiunto che fino a questo momento la Russia sembra molto meno aggressiva rispetto alle elezioni del 2016: “Non li abbiamo visti cercare di infiltrare istituzioni accademiche o gruppi di ricerca strategica, né li abbiamo visti cercare informazioni sui social network per costruire i loro attacchi di phishing”.
Venerdì scorso il procuratore speciale Robert Mueller aveva iscritto nel registro degli indagati dodici agenti russi del Gru (Direttorato principale per l’informazione) con l’accusa di aver utilizzato tecniche di spear phishing - trappole tese via mail per spingere la persona attaccata ad accedere a siti che contengono malware o a inviare informazioni personali -, contro oltre trecento persone legate alla campagna elettorale di Hillary Clinton. Tra queste, membri del comitato elettorale, del Comitato Nazionale Democratico e del Comitato per la campagna al Congresso statunitense, alle quali sono state sottratte password e informazioni personali. Proprio attraverso quest’ultimo organismo, secondo il Dipartimento di giustizia, gli attaccanti sarebbero riusciti ad accedere alla rete informatica del Comitato Nazionale Democratico, organo di governo del partito.
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Dalla campagna elettorale del 2016 a oggi il rapporto tra Stati Uniti, Russia, Europa e Cina è stato segnato da continue accuse dei Paesi di ricorrere a tecniche di cyberwarfare (guerra informatica) per condurre operazioni di spionaggio. A gennaio il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che di fatto chiama a un boicottaggio dell’antivirus Kaspersky all’interno dell’Ue, mentre i servizi americani hanno prodotto diversi rapporti nei quali si invita il governo a usare estrema prudenza nei confronti delle tecnologie di Mosca e Pechino. In particolare è possibile trovare alcune di queste preoccupazioni all’interno del documento sulla Valutazione delle minacce mondiali pubblicato a febbraio dalla National Intelligence statunitense.
Alla luce dei continui sospetti nei confronti di Mosca, aveva stupito il 15 luglio la presa di posizione favorevole del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nei confronti della Russia. Proprio in occasione dell’incontro con il leader del Cremlino Vladimir Putin, e a pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto del Dipartimento di giustizia americano, Trump aveva affermato di non ritenere in alcun modo la Russia coinvolta nell’hacking della campagna elettorale del 2016. Dichiarazione poi smentita al suo ritorno a Washington.
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