La battaglia di Lauri Love contro l’estradizione negli Stati Uniti è arrivata alle fasi finali. Sulla testa di questo giovane hacker britannico, affetto dalla sindrome di Asperger, pendono diversi capi d’accusa – tra cui cospirazione, frode e furto d’identità - da parte di almeno tre procure americane.
La decisione dell'Alta Corte inglese
Che cosa rischia Lauri Love
Se l’appello davanti all’Alta Corte inglese a novembre verrà respinto, Love verrà deportato sul suolo americano, in una struttura detentiva di New York, messo sotto controllo anti-suicidio e probabilmente costretto a prendere anti-depressivi prima del processo. Nel caso rifiutasse il patteggiamento, il giovane rischia negli Usa una condanna pesantissima, fino a 99 anni di prigione e una multa da 9 milioni di dollari.
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— Free Lauri Love (@NoLove4USGov) 31 marzo 2016
La storia raccontata dal Guardian
A raccontare la storia di questo giovane hacker e della sua battaglia per essere processato in Gran Bretagna è il giornalista del Guardian, Simon Parkin, che gli dedica un lungo reportage, riportando non solo i vari passaggi dell’iter legale, ma ricostruendo anche il contesto in cui è cresciuto Love, gli episodi che hanno segnato la sua vita e ‘carriera’ e alzando un velo sulla dura battaglia che stanno conducendo le autorità americane contro pirati informatici e talpe.
Il caso può stabilire un precedente
Il caso di Love è cruciale, si tratta di stabilire un precedente: “E’ di grandissima importanza nel determinare la portata delle sanzioni punitive insolitamente severe dell'America per i crimini informatici”, ha sottolineato Naomi Colvin, che lavora per la Courage Foundation, gruppo per i diritti umani che fornisce supporto legale a Love come ad altre talpe informatiche del calibro di Edward Snowden e Chelsea Manning.
Per approfondire: Assange Snowden e Manning, eroi o criminali?
Procure e servizi d’intelligence a stelle e strisce stanno conducendo una vera e propria guerra - combattuta con una forza sproporzionata ai fatti e accuse ingiuste, sostengono i critici – grazie al controverso ‘Computer Fraud and Abuse Act’, usato per colpire, anche all’estero, hacker accusati di essere penetrati nei sistemi di agenzie federali, università, centri di ricerca.
Accusato da una legge "scritta male"
Introdotta nel 1986, questa legge è usata – secondo i critici – in maniera molto estensiva rispetto alle intenzioni dei legislatori, permettendo di applicare tutta la forza dell’ordinamento penale contro pesci piccoli o vandali digitali che solitamente sono quelli che sfidano il potere, per ragioni ‘politiche’ o per causare imbarazzo alle autorità. “Una normativa scritta male che non definisce efficacemente la questione principale che cerca di proibire”, cioè cosa si intende per ‘accesso non autorizzato’. Così l’ha definita Tor Ekeland, legale che rappresenta Love, puntando il dito contro le “ambiguità intorno a questa definizione che permettono a procuratori di presentare incriminazioni in base a teorie che sconvolgono le persone della comunità di sicurezza informatica”.
Sindrome di Asperger incompatibile con lunga detenzione
Non solo. In ballo, ricorda la difesa di Love e i suoi sostenitori, ci sono i diritti umani e il loro peso nelle cause che riguardano l’estradizione. Lo scorso settembre, Love è apparso di fronte ai magistrati di Westminster. I suoi avvocati avevano preparato una solida difesa, chiamando diversi esperti a testimoniare, a cominciare da Simon Baron-Cohen, direttore del Cambridge University’s Autism Research Centre che per primo nel 2015 gli aveva diagnosticato la sindrome di Asperger. Questa disturbo, imparentato con l’autismo, associato nel suo caso a una grave forma di eczema, secondo i legali lo rende inidoneo a un soggiorno di decenni nelle carceri americane dove non gli verrebbero prestate le cure necessarie.
Da giudice ok a estradizione
Gli avvocati di Love erano “certi di vincere, a causa dei pochi sforzi che l’altra parte aveva messo così come in tutto il resto”. Ma il giudice Nina Tempia ha dato il via libera all’estradizione. “Il giudice non ha respinto il tema della sua salute mentale, il lavoro era giusto ma lei ha dato la risposta sbagliata”, ha commentato qualche tempo dopo Alexander Love. Dopo l’udienza, un centinaio di deputati inglesi ha firmato una lettera per l’allora presidente americano Barack Obama, chiedendo che qualsiasi procedimento legale venisse celebrato nel Regno Unito, ma l’amministrazione Usa non ha risposto.
A judge says autistic man Lauri Love can be extradited to the US to face hacking charges. His father isn't happy. pic.twitter.com/wont4ohpGt
— ITV News (@itvnews) 16 settembre 2016
"Mi ucciderò prima di venire estradato"
Usa vogliono scoraggiare gli hacker
“Mi ucciderò prima che mi mettano su un aereo per l’America – ha assicurato il giovane hacker – possono usare violenza su di me quanto vogliono ma la mia volontà è sovrana sul mio corpo e la mia vita”. Per Michael Smith, esperto di cyber-terrorismo e consulente del Congresso americano e del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, “gli Usa devono fare il possibile per perseguirlo. Devono fare tutto ciò che è in loro potere per scoraggiare altri dall’applicarsi nelle stesse attività” contro il governo americano.
Operazione Last Resort
Il caso di Love gira attorno all’Operazione Last Resort. La sera del 25 gennaio 2013, hacker si sono introdotti nel sito della Commissione americana per le condanne, che stabilisce le linee guida per le corti federali Usa, bloccandolo e sostituendo l’homepage con un video di YouTube di dieci minuti in cui si dichiarava una guerra informatica contro il sistema giudiziario americano, colpevole a loro dire di aver abbandonato “i nobili ideali da cui era nato”. In particolare, si denunciava la “persecuzione sproporzionata” degli hacker da parte di procuratori spinti da “interessi di oppressione o guadagno personale”.
L’azione venne rivendicata da un gruppo legato ad Anonymous, che annunciò anche di aver infiltrato altri siti governativi, facendo incetta di dati sensibili che vennero impacchettati in una serie di file criptati e caricati su internet: se non fossero state accolte le richieste per una riforma giudiziaria, le password sarebbero state rese note. Le autorità ci misero una settimana per porre rimedio – il sito risulta tuttora “in costruzione” – ma l’imbarazzo fu grande.
C’è Love dietro quell’attacco, sostiene l’Fbi, citando tra l’altro conversazioni online intercettate nelle quali il giovane aveva in precedenza indicato i punti di debolezza di diversi siti internet governativi americani. Il Comando per le Indagini dell’esercito Usa ha riferito di essere risalito a Love attraverso un indirizzo ip in Romania, pagato attraverso un conto Paypal registrato con un account Gmail con il suo nome
Il suicidio di Aaron Swartz
Love non confermerà né negherà la sua partecipazione. Ma un fatto ha sicuramente avuto un forte impatto su di lui: il suicidio dell’hacker-attivista Aaron Swartz, l’11 gennaio 2013, mentre era in attesa di processo per dei crimini informatici definiti dai suoi sostenitori insignificanti o addirittura giustificabili. Nel 2010, infatti, Swartz era penetrato nel sistema del Massachusettes Institute of Technology e aveva scaricato 4 milioni di documenti dal Jstor, un database di pubblicazioni accademiche che era stato criticato per i suoi costi proibitivi di accesso. Per Love, a perseguirlo erano “procuratori egoisti”, con aspirazioni politiche, desiderosi di “mettersi una tacca alla cintura”.
Il rapporto tra Love e Swartz
Swartz è stato un personaggio centrale nella vita e nella formazione di Love. La prima volta che ne aveva sentito parlare era il 2001: all’epoca l’attivista americano lavorava per World Wide Web Consortium, un gruppo fondato per stabilire degli standard per internet. Ai suoi occhi, era un pioniere visionario che combatteva per una Rete libera e aperta. L’anno successivo, Love, allora 17enne, si unì a Swhack!, un canale online creato da Swartz per discutere di tutto, dai modi per migliorare internet alla filosofia, fino all’intelligenza artificiale. “Cominciai a vedere il potere di internet di fare accadere cose buone nel mondo”, ha spiegato al giornalista del Guardian.
If you don't know who Aaron Schwartz was - https://t.co/ZFoUn2JS6E https://t.co/0G7sRanizD
— Nikki (@Nikkisuglytruth) 8 settembre 2017
Contro Swartz, le autorità americane hanno usato lo stesso zelo dimostrato con Love: prima l’arresto, poi le incriminazioni per una serie di crimini, con il rischio di una condanna a 35 anni di carcere, nonostante né il Jstor né il Mit facessero pressioni per l’accusa. “L’azione era stata innocua, Jstor non aveva sofferto nessuna perdita economica”, scrisse all’epoca Tim Wu, professore di legge alla Columbia University, facendo eco ai sostenitori di Swartz secondo i quali non era stato tecnicamente hackerato nulla: l’attivista aveva legalmente accesso al database.
Il peso dell'affaire Manning
Ma a suo sfavore giocavano i tempi – c’erano stati diversi scandali imbarazzanti ed era appena stato arrestato Chelsea Manning – e anche i suoi ‘precedenti’. Swartz era stato co-autore di DeadDrop, un software che permetteva alle talpe di inviare documenti sensibili in modo segreto ai giornalisti. Oggi si chiama SecureDrop e viene usato dai media di tutto il mondo. Le autorità americane non l’avevano dimenticato.
Cosa può fare il governo inglese
La premier May fermò l'estradizione di McKinnon
Rispetto alla vicenda giudiziaria di Love c’è un precedente importante: nel 2012, l’allora ministro dell’Interno britannico, Theresa May, oggi premier, cancellò un ordine di estradizione spiccato contro Gary McKinnon, un informatico scozzese accusato di essere penetrato in un centinaio di computer militari americani e della Nasa tra il 2001-2002, che aveva sostenuto di averlo fatto per cercare prove nascoste di attività degli Ufo. Sul caso era tornata la stessa May, nel suo primo discorso da primo ministro: “Mi avevano detto che non potevo fermare l’estradizione di Gary McKinnon, ma mi sono opposta al governo americano e l’ho fatto”.
Il ministro dell'Interno: "Su Love ho le mani legate"
In seguito, Londra ha modificato la legge per l’estradizione, introducendo il ‘forum bar’, che permette ai giudici di decidere che gli Stati Uniti non hanno un consesso adeguato per un processo se il presunto crimine ha avuto luogo nel Regno Unito o se il sospetto è particolarmente vulnerabile. L’attuale ministro dell’Interno, però, nel caso di Love ha scritto di avere le mani legate.
Love si è impegnato contro WannaCry
Love è in attesa dell’appello a novembre, l’University of East Anglia ha sospeso i suoi studi in attesa del verdetto sull’estradizione. Ma non sta con le mani in mano: è stato tra gli scienziati informatici e gli hacker che hanno lavorato per arginare l’attacco WannaCry. E nel frattempo pensa a come mettere a frutto la sua esperienza. Al giornalista del Guardian ha detto che sta pensando di creare un’impresa sociale per allontanare giovani brillanti dal vandalismo digitale e impegnarli in qualcosa di più produttivo.
Now many of them are collaborating to research the current malware. This is why we should not extradite people like Lauri Love. #WannaCry https://t.co/sIfGd8mRti
— Daniel Smith (@DanielSmith19) 14 maggio 2017
Da qui, l’idea di ‘imbrigliare’ gli hacker invece che criminalizzarli per difendere la società dal cyber crimine, soprattutto dal momento che i governi non hanno fondi per combatterlo né tantomeno idea di dove impegnare le risorse. “Ho sprecato la mia giovinezza su Internet – ha affermato Love -. Ho bisogno in qualche modo di sfruttare l’esperienza, così che altri non lo facciano. Voglio essere in grado di dare un contributo alla società”.