Donald Trump avverte che un intervento militare Usa in Venezuela "è un'opzione", mentre a mezzanotte scade l'ultimatum di sei leader europei (non c'è l'Italia), pronti a riconoscere Juan Guaidó presidente se Nicolas Maduro non convocherà elezioni presidenziali. Ma il presidente venezuelano continua a escludere questa ipotesi e in un'intervista alla tv spagnola usa toni velatamente minacciosi, lasciando intendere che esiste il rischio di una guerra civile, perché "la gente si sta già armando".
Nel gruppo di contatto c'è anche l'Italia
La tensione resta alta e si attivano i canali del dialogo: il gruppo di contatto si riunirà per la prima volta giovedì 7 febbraio a Montevideo, in Uruguay. "Metterà insieme l'Ue e 8 dei suoi Paesi (Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito) e Paesi dell'America Latina (Bolivia, Costa Rica, Ecuador e Uruguay)", hanno ricordato i promotori, l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Federica Mogherini, e il presidente dell'Uruguay, Tabare Vazquez.
La crisi sarà affrontata domani anche in una riunione straordinaria a Ottawa del Gruppo di Lima, che guida l'opposizione internazionale a Maduro e deciderà i nuovi passi a sostegno di Guaidó.
Scade l'ultimatum
L'autoproclamato presidente si prepara ad incassare il riconoscimento di Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Portogallo e Olanda, che avevano dato tempo a Maduro fino alla mezzanotte per indire elezioni presidenziali: scaduto l'ultimatum "considereremo Guaidó presidente ad interim fino al voto", ha avvertito il ministro francese per gli Affari europei, Natalie Loiseau. Per Parigi l'offerta di Maduro di anticipare le parlamentari ma non le presidenziali è "una tragica farsa".
Guaidó ha annunciato una mobilitazione per chiedere alle Forze armate di consentire l'ingresso di aiuti umanitari. "Creeremo - ha annunciato il 35enne leader - una coalizione nazionale e internazionale per gli aiuti umanitari, con tre centri di raccolta, ci mobiliteremo per chiedere al Fan (Forze armate nazionali) di consentire l'ingresso di aiuti e solleciteremo all'Europa la protezione dei nostri beni".
La prima feluca a cambiare casacca
Washington ha già cominciato a inviare pacchi alimentari e medicine, ma non ha precisato se i pacchi sono entrati in Venezuela né ha voluto dare altre indicazioni logistiche. Il tema degli aiuti umanitari è cruciale nella strategia di Guaidó per spodestare Maduro. Il leader chiavista li rifiuta temendo una invasione americana.
Gli Usa pianificano l'apertura di un corridoio umanitario e sono in contatto con Brasile e Colombia per stabilire centri di raccolta per gli aiuti, ma riconoscono che per farli entrare nel paese è necessaria la "cooperazione" di Maduro. Arriva intanto il primo 'cambio di casacca' di un ambasciatore venezuelano: il rappresentante in Iraq, Jonathan Velasco, ha abbandonato Maduro e si è posto al servizio di Guaidó.