La Grosse Koalition Cdu-Spd sosterrà ancora un governo guidato da Angela Merkel
L'Spd ha dato il via libera al referendum sulla nuova edizione alla Grosse Koalition con la Cdu/Csu di Angela Merkel. Il referendum fra gli oltre 463 mila iscritti è passato con il 66,02% dei voti: ben oltre le aspettative degli stessi vertici socialdemocratici, confortati anche dalla partecipazione del 78%, più di tre su quattro. Tira quindi un sospiro di sollievo la cancelliera Angela Merkel, che potrà formare il suo quarto esecutivo, e con le lei le capitali europee e i vertici dell'Ue: la stabilità della Germania e dell'Europa, per ora è salva.
I 239.604 sì della base Spd alla GroKo hanno nettamente superato i 123.329 no e hanno messo fine a cinque mesi di stallo nella politica tedesca seguiti alle elezioni di settembre. I socialdemocratici erano spaccati tra il vertice del partito, che sosteneva la "GroKo", e l'ala giovanile (gli "Jusos", guidati da Kevin Kuehnert, star in ascesa nella Spd), che invece l'ha osteggiata con grande vigore e grande attenzione dei media. Il via libera della base da ora dà il viatico definitivo al quarto mandato di Angela Merkel. Il voto al Bundestag per la cancelliera è previsto per il 14 marzo. Prima di Pasqua, quasi certamente, il nuovo governo sarà formato.
Il voto del Bundestag il 14 marzo
Tramite Twitter, dall'account della Cdu si è subito fatta sentire la stessa Merkel: si è congratulata con la Spd per il "risultato chiaro" della consultazione - che era vincolante - aggiungendo di essere "contenta per la collaborazione che continua con i socialdemocratici per il bene del nostro Paese".
Nelle prossime settimane - probabilmente il 14 marzo - la cancelliera dovrebbe essere votata dal Bundestag, mettendo fine a cinque mesi di stallo politico nel Paese. L'annuncio dei risultati del referendum sulla nuova Grosse Koalition, molto atteso in tutta Europa, è stato dato in una breve conferenza stampa dal presidente "reggente" della Spd, Olaf Scholz. "Con questo voto abbiamo chiarezza: l'Spd entrerà nel prossimo governo", ha detto Scholz, sottolineando che ora il partito ha ora la "forza per governare e portare la Germania nella giusta direzione" e "per affrontare il rinnovamento già avviato".
Il presidente "commissario" dei socialdemocratici ha aggiunto che la prossima settimana la Spd annuncerà la lista dei suoi ministri, tre donne e tre uomini, alcuni nuovi e altri già presenti nell'esecutivo precedente. Scholz stesso è indicato come prossimo ministro alle Finanze - ruolo che occupato fino a poche settimane da Wolfgang Schaeuble - nonchè come vice cancelliere. Ancora incerta la posizione del prossimo ministro agli Esteri: in bilico la posizione del ministro uscente, Sigmar Gabriel, mentre, come noto, Martin Schulz ha annunciato la propria rinuncia subito dopo lo scorso congresso straordinario della Spd, incalzato dalle furiose polemiche interne.
Oltre alla cancelliera, le reazioni, dentro e fuori il partito, sono state prevalentemente positive. L'ex leader della Spd Schulz, dimessosi subito dopo l'annuncio dell'accordo di coalizione con la compagine di Frau Merkel, ha dichiarato di sentirsi "alleggerito": "Questo risultato porterà in avanti la Germania e l'Europa, e può rafforzare la Spd". Anche la capogruppo al Bundestag Andrea Nahles - destinata a rimpiazzare Schulz alla guida del partito, dopo la "reggenza" di Scholz - ha affermato "di essere felice di com'è andata", e che dopo questo voto lo spettro di spaccature nella Spd è scongiurato: "Rimarremo insieme". E ha aggiunto che entro qualche giorno vedrà la Merkel.
Cinque mesi di trattative
Le difficoltà nella formazione del governo erano cominciate già il 24 settembre, subito dopo il voto federale, da cui conservatori e socialdemocratici sono usciti duramente sanzionati, confrontati invece con la clamorosa avanzata dell'ultradestra nazional-populista dell'AfD guidata da Alice Weidel e Alexander Gauland, assurta a terza forza politica del Paese. Pesantemente sanzionato dalle urne (con un risultato che è il peggiore dal dopoguerra), in un primo momento la Spd con Martin Schulz aveva annunciato di non voler più allearsi con la Merkel. Il primo passaggio per la formazione di un nuovo governo è stato il tentativo di formare la coalizione "Giamaica" (ossia Cdu/Csu di Frau Merkel con i liberali dell'Fdp e i Verdi), ma la trattativa si è arenata dopo cinque settimane di intensi negoziati: troppe le distanze programmatiche e ideali.
A quel punto i conservatori sono tornati a bussare alla porta dell'Spd e il partito, cedendo alla pressione sociale e istituzionale e mettendo da parte i dubbi su quello che in buona parte del partito viene considerato "l'abbraccio mortale" con Merkel, ha acconsentito ad avviare le consultazioni. Nell'accordo di governo poi faticosamente raggiunto, alla Spd sono state fatte cruciali concessioni in termini di programma e ministri: scatenando fortissimi malumori dentro la Cdu e anche fra le fila dei "cugini" bavaresi della Csu, la cancelliera ha "ceduto" ai socialdemocratici i dicasteri delle Finanze, degli Esteri e del Lavoro.
L'eredita di Schulz
L'ex leader della Spd Schulz, dimessosi subito dopo l'annuncio dell'accordo di coalizione con la compagine di Frau Merkel, ha dichiarato di sentirsi "alleggerito": "Questo risultato porterà in avanti la Germania e l'Europa, e può rafforzare la Spd". "Una festa della democrazia interna del partito", ha commentato il ministro degli Esteri tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel.
Anche la capogruppo al Bundestag, Andrea Nahles - che dovrebbe prendere il posto di Schulz alla guida del partito, dopo la "reggenza" di Scholz - ha affermato "di essere felice di com'è andata", e che dopo questo voto lo spettro di spaccature nella Spd è scongiurato: "Rimarremo insieme". Contrari fino all'ultimo gli "Jusos", la federazione giovanile, il cui capo Kevin Kuehnert, si è comunque guadagnato un posto di primo piano firmamento del partito.
"Ma attenzione - ha dichiarato Kuehnert stamane a urne ancora calde - la nostra critica rimane intatta, pretendiamo un rinnovamento profondo e guarderemo il partito sulle dita". Come dire: ogni mossa dei vertici sarà monitorata. Una sola cosa è certa, a questo punto: sia pur nella continuità di una nuova "GroKo", niente sarà come prima, a Berlino.