Due cose sono sicure come la morte in questo periodo dell'anno: le polemiche sul costo dello spot nell'intervallo del Super Bowl e il Groundhog Day. Il primo è la finale del campionato di statunitense di football americano, il secondo il 'Giorno della Marmotta', ossia la attesa previsione su quanto a lungo durerà ancora l'inverno.
Due cose, a pensarci bene, di cui non dovrebbe importarci più di tanto, visto che la Federazione italiana Football americano conta meno di diecimila tesserati e che in Illinois fra un mese e mezzo possono magari essere ancora sepolti sotto la neve mentre a Viterbo spuntano le margherite. Ma, tant'è, sui giornali, sui siti e sulle tv italiani sentite parlare anche di questo.
Perché sono cose che per gli americani hanno quasi assunto il paradigma dell'istituzione, come il Thanksgiving e il 4 di Luglio, solo che, a differenza di queste che sono tradizioni profondamente radicate nella giovane storia statunitense, col Giorno della Marmotta siamo nel campo della mistica per creduloni. Tanto che a un certo punto qualcuno non ne ha potuto più e ha detto basta. E se a perdere la pazienza è una scienziata con due lauree che è pure vicedirettore per il meteo del Washington Post, allora forse vale la pena starla a sentire.
Perché in effetti il punto sollevato da Angela Fritz non riguarda tanto una tradizione che data al 1887, ma la fiducia che la gente è disposta a concederle. Se ancora vi state chiedendo di cosa stiamo parlando, forse è il caso di fare un po' di chiarezza.
Che cosa è il Groundhog Day
Se avete visto l'esilarante film del 1992 con Bill Murray e Andie MacDowell sapete già di cosa si tratta. Lo stesso se avete visto il remake italiano con Antonio Albanese del 2004 o (chissà per quale motivo) quello tedesco dello stesso anno. La storia è semplice: il 2 febbraio un gruppo di uomini di mezza età in smoking e cappello a cilindro si ritrova a Punxsutawney (no, non provateci neppure a pronunciarlo correttamente), in Pennsylvania, per tirare fuori una marmotta da una scatola e lasciarsi sussurrare nelle orecchie i segreti dell'inverno. Molto più banalmente: la tradizione dice che se la marmotta guarda la propria ombra, l'inverno sarà breve, se guarda verso il cielo limpido durerà ancora sei settimane. E' una tradizione, dicevamo, e ogni volta che Punxsutawney Phil parla (sì, hanno anche dato un nome alla marmotta) tutti i media ne danno notizia. Perché? "Perché è quello che la gente vuole" scrive la Fritz sul Washington Post.
Qualcuno si è preso la briga di contare quante volte la marmotta ci ha preso: l'85% del totale. Il che, osserva la Fritz, è abbastanza prevedibile anche senza essere una marmotta, visto che l'inverno finisce sei settimane dopo il 2 febbraio. Del resto anche noi abbiamo qualcosa di simile. Un proverbio dice: "per la Candelora de l'inverno sémo fòra". E la Candelora - giorno che la Chiesa attribuisce alla presentazione di Gesù al Tempio - coincide col 2 febbraio,
Chi ha paura della marmotta Phil?
A leggere l'articolo della scienziata si intuisce la stessa esasperazione che si legge nello sguardo del personaggio di Bill Murray quando la sua tv lo manda a seguire per l'ennesima volta il Groundhog day. "Lo show replicato da più tempo in America, e ha solo due episodi, che conosciamo a memoria" scrive Fritz.
"All'inizio è divertente essere un meteorologo nel Giorno della Marmotta" aggiunge, almeno fino a quando non ti rendi conto che "un animale ricoperto di pelliccia e con il cervello grande come una pallina da golf non riceve in un solo giorno più credito di quanto tu, da meteorologo, ne avrai in tutta la tua vita. Ed è stato pure ospite di Oprah Winfrey".
Ma è nella chiusura dell'articolo il senso della'invettiva contro la marmotta nazionale. "Nonostante tutto" scrive Fritz, "la cosa che mi preoccupa non è che la gente si occupi della marmotta. È certamente una tradizione e tale è destinata a rimanere. Ciò che mi preoccupa è che la gente possa ascoltare la marmotta dire quando sarà l'inizio della primavera e credere che lo stia facendo davvero".
Per la cronaca: la marmotta ha detto che la primavera arriverà presto.