È giunta l'ora di staccare la Gioconda dalle pareti del Louvre. A dare il suggerimento provocatorio è stato il critico d'arte del New York Times, Jason Farago. Ogni giorno a mettersi in fila per vedere il dipinto più famoso del mondo sono 30 mila visitatori, eppure quello che può essere considerato un successo numerico rappresenta, secondo Farago, un danno per il Louvre, "ostaggio" da decenni del ritratto firmato dal genio del Rinascimento.
Occorre togliere la Gioconda, suggerisce, perché le frotte di turisti, desiderose solo di vedere il quadro più famoso del mondo, si accalcano nelle sale e nei corridoi che contengono scrigni di tesori, senza guardare nulla e ignorando veri capolavori. "È pericoloso in termini di sicurezza, costituisce un ostacolo educativo e non viene nemmeno considerata una esperienza soddisfacente tra quelle inserite nell'elenco delle cose da fare" argomenta il critico d'arte del quotidiano statunitense.
Secondo lui, il ritratto di Lisa di Antonmaria Gherardini, meglio nota come Monna Lisa, "carino ma moderatamente interessante", sta oscurando la più importante collezione d'arte di tutta Europa, quella ospitata dal Louvre, già di per sè un capolavoro architettonico.
Nel 2018 il museo parigino è stato visitato da 10 milioni di persone, per i tre quarti turisti stranieri, 25% in più rispetto all'anno precedente, il triplo dell'affluenza del Museo d'Orsay e del Centro Pompidou.
Anche nel contesto della mostra storica che il Louvre sta dedicando a Leonardo, nel 500esimo anniversario della morte del genio toscano, la direzione del museo ha deciso di lasciare la Gioconda al suo solito posto per non creare scompiglio, ma per Farago "è un vero fiasco".
A patire della sua presenza ingombrante sono anche mostre eccellenti in location pregiate come il Grand Palais o la Fondazione Louis Vuitton, che agli occhi dei turisti vengono relegate al secondo posto. Perché ad avere il primato è sempre lei, la Monna Lisa, unico obiettivo dell'80% dei visitatori del Louvre, che in netta maggioranza rimangono delusi dalla visione della tela. Un'indagine realizzata in Gran Bretagna l'ha persino eletta "attrazione più deludente al mondo", superando il Checkpoint Charlie, la scalinata di Piazza di Spagna e il Manneken Pis a Bruxelles.
"Famosa nel XX secolo, in un'epoca del turismo di massa e di narcisismo digitale è diventata un buco nero dell'anti-arte che ha trasformato il museo dentro e fuori" continua il rinomato critico d'arte. La scorsa estate parigina, segnata da temperature record, lo spostamento dell'iconico dipinto di Leonardo per rinnovare la sala degli Stati, nell'ala Denon che lo ospita, ha creato scompiglio tra i visitatori, provocando un tale caos che il "museo soffocante" ha dovuto chiudere le porte per diversi giorni.
Ricollocata nell'ala Richelieu, il piccolo quadro "ha ridotto la collezione fiamminga ad una semplice carta da parati in un recinto per bestiame, nel quale guardie visibilmente irritate cacciavano predatori di selfie sudaticci in fila da mezz'ora" ironizza Farago. E le cose non vanno meglio ora che è tornata al suo posto. Per vederla nella sala rinnovata, dietro il vetro anti-riflessi, i visitatori devono mettersi in fila a mo' di serpente, la possono osservare per meno di un minuto e sono comunque troppo distanti per riuscire a farsi un buon selfie.
Nel frattempo le gallerie d'arte islamica sono semi vuote e persino la Venere di Milo, la seconda opera più famosa al mondo, si fa ammirare da poche decine di persone. "Tutto questo per un dipinto che non è certamente il più importante di Leonardo, in una sala che ospita i capolavori veneziani di Tiziano e del Veronese. Tant'è che gli stessi curatori hanno affisso un cartello che indica 'La Monna Lisa è circondata da altri capolavori, guardatevi intorni" fa notare il critico d'arte del New York Times.
"E se i curatori pensano di far nascere una futura generazione di appassionati d'arte, stanno facendo proprio il contrario. La gente viene per obbligo e se ne va scoraggiata", valuta l'esperto d'arte. Ora per evitare che la Monna Lisa mania porti il Louvre al tracollo, il suo direttore Jean-Luc Martinez e i curatori stanno ideando altre modalità di visita con biglietti a tempo e ulteriori ingressi. "Ma per il Louvre è giunta l'ora di riconoscere la sua sconfitta. E per la Monna Lisa è giunta l'ora di andarsene", propone Farago. Ha bisogno di uno spazio tutto suo, forse alle Tuileries, logisticamente adatto alle folle, collegato al museo attraverso la galleria sotterranea del Carrousel, vendendo un biglietto unico per i due spazi, e magari allestendo attorno alla Monna Lisa un intero percorso didattico dedicato. "Il successo è assicurato".