E se davvero il prossimo cancelliere tedesco fosse un Verde? Da Bielefeld arrivano i risultati 'bulgari' della rielezione di Robert Habeck e di Annalena Baerbock ai vertici del partito ambientalista tedesco, che se ne torneranno a casa con rispettivamente il 90,4 e il 97,1% dei voti.
E così la domanda sull'"opzione verde" alla cancelleria della Repubblica federale torna ancora una volta a farsi sentire: com'è stato dopo il successo dei 'Gruenen' alle elezioni europee, com'è stato dopo i successi elettorali in Baviera, in Assia e la settimana scorsa ad Hannover, com'è stato dopo i sondaggi che li hanno spinti oltre il 20% dei consensi a livello nazionale: è ben piu' del doppio rispetto all'8,9% messo a segno alle ultime elezioni nazionali del 2017.
Questi successi hanno innanzitutto i volti di Habeck e Baerbock: fotogenici, prediletti dei giornali, moderni, colti. Anche antropologicamente distanti anni luce dal personale politico tedesco 'classico', a cominciare dal look e dal linguaggio, molto diretto e molto poco "politichese". Quello che appare evidente a tutti i commentatori, è che i Verdi stanno sostituendo i socialdemocratici come partito popolare di massa alla sinistra della Cdu. Ma, diversamente dalla Spd, gli ambientalisti sembrano decisi sempre di più a puntare anche ad un elettore di centro, e questo non solo grazie ad una consapevolezza ambientalista che - pure sull'onda dei "FridaysForFuture" targate Greta Thunberg - ha ormai raggiunto fasce di elettori un tempo distantissime dai Verdi.
Coalizioni un tempo impensabili
In più, le clamorose emorragie di voti registrati da Cdu ed Spd nelle recenti elezioni dei vari Laender (Sassonia, Brandenburgo e Turingia) obbligano sempre più spesso a coalizioni "creative" fino a poco tempo fa impensabili: è notizia delle ultime ore che proprio in Brandenburgo i cristiano-democratici di Angela Merkel hanno dato luce verde ad una coalizione cosiddetta "Kenia" insieme a Spd e i Gruenen, questo anche per cercare di arginare l'avanzata dell'Afd, che nei territori dell'ex Ddr sta conoscendo cifre superiori addirittura al 20%.
Così, il tema di un cancelliere "verde" torna ancora una volta a fare capolino, e a sembrare ogni volta un po' meno improbabile. Anche se la linea ufficiale è quella di dire "se ne parlerà quando sarà il momento", guardando ai sondaggi quando davvero sarà il momento per Angela Merkel di tirare i remi in barca (nel 2021, a fine mandato, dice lei; anche prima, se la GroKo dovesse crollare per le troppe tensioni, dicono gli altri). Ma tra i Verdi il tema è molto dibattuto: all'esterno il favorito è Habeck, che ha avuto esperienza di governo come vice-governatore nello Schleswig-Holstein, ma dietro le quinte cresce sempre di più il numero di quelli che tifano Baerbock. Aiutata non solo dallo stupefacente 97,1% messo a segno a Bielefeld, ma anche perché' proprio i Verdi sono il partito che con maggiore forza pone l'accento sul femminismo e sulle pari opportunità. Si tratta, commenta qualcuno dei delegati, anche di dare un segnale. Oltretutto, si sente ripetere spesso, lei è piu' amata dentro il partito, ed il risultato del congresso finirà per metterla ancora di più in primo piano anche fuori dal partito.
Habeck e Baerbock erano stati eletti alla guida dei Verdi nel gennaio 2018 dopo il fallimento delle trattative per mettere in piedi una coalizione "Giamaica" insieme alla Cdu e i liberali dell'Fpd. Da allora, l'ascesa degli ambientalisti è stata costante, nelle urne e nei sondaggi. Il numero degli iscritti è cresciuto in meno di 24 mesi da 65 mila a oltre 94 mila. Commentatori e sondaggisti sono d'accordo: i "nuovi" Verdi non solo hanno il vento in poppa, non solo hanno tutte le carte in regola per sostituire definitivamente il partito che fu di Brandt e di Schmidt come forza politica numero due del Paese, ma anche per occupare il "nuovo centro", in un quadro generale in cui le vecchie appartenenze partitiche sembrano molto più fluide e suscettibili.
Un "nuovo centro"
Habeck, dicono gli osservatori, non solo è bravo a cogliere tutti i punti deboli dei socialdemocratici, ma fa di tutto per porsi come politico "atipico", diverso da tutti gli altri anche nel linguaggio. Fece molto discutere, qualche mese fa, la sua decisione di abbandonare Twitter dopo l'ennesima polemica. "È diventato un luogo pieno di rabbia", fu la sua valutazione. Capello scarmigliato, barba da tre giorni, laurea in filosofia, ex vicegovernatore dello Schleswig-Holstein e autore di libri di successo, romanzi compresi, scritti sovente insieme alla moglie, il 50enne ripete il suo mantra: "Agire al centro della società", unendo la difesa del clima all'"erosione del ceto medio", tema classico dei socialdemocratici. Non è un caso che, oltre a ribadire la propria determinazione ad assumersi responsabilità di governo, a Bielefeld Habeck abbia voluto sottolineare le proprie proposte per quello che riguarda l'istruzione, la giustizia sociale, la crisi abitativa.
Oltre a mettersi in opposizione totale all'ultradestra dell'Afd arrivando a chiedere che venga ufficialmente monitorata dai servizi segreti per le sue tendenze di estrema destra, i Verdi di Habeck e Baerbock hanno scelto di mettere da parte un po' di ideologia ambientalista classica vestendosi di un "realismo pragmatico" i cui effetti positivi, dal punto di vista delle urne, sono visti sin dal voto in Baviera, dove sono riusciti a sottrarre voti finanche da conservatori 'old style' come i cristiano-sociali.
Sempre più spesso, i Verdi vengono indicati come possibile alternativa per quegli elettori moderati che non considerano la Cdu sufficientemente decisa nei confronti dell'"onda nera" di Alternative fuer Deutschland, comprese le troppe connivenze con le frange della destra più estrema. Qualcuno si spinge a immaginare quel che potrebbe succedere se si andasse prima del tempo alle urne a livello nazionale: una coalizione a tre con Cdu/Csu, Verdi e la Spd "a fare da ancella", come tempo fa ebbe a dire il sondaggista-guru Manfred Guellner.
Un terremoto che sposterebbe antichi e consolidati equilibri in Germania, e non solo. E allora, di nuovo, non sembra un caso che Habeck abbia voluto ribadire, nel discorso d'apertura al congresso di Bielefeld, che "l'era Merkel oramai appare giunta al suo termine". Un messaggio che è arrivato forte e tonante non solo tra le fila degli 800 delegati in standing ovation in quel di Bielefeld, ma anche nei grandi palazzi del potere a Berlino.