Abbattuto il 'muro rosso' delle roccaforti Labour, il primo passo di Boris Johnson è di consolidare il voto per i conservatori nel Nord dell'Inghilterra, dove il tracollo dei progressisti è stato concretamente e simbolicamente più evidente che altrove.
I Tory qui hanno conquistato seggi che mai avevano ottenuto. "Se le capacità, il valore sono distribuiti uniformemente nel nostro Paese, non lo sono le opportunità", ha affermato il premier britannico parlando in un club di cricket a Sedgefield, la circoscrizione che ha visto storicamente eletto l'ex premier Tony Blair.
Dopo aver ribadito la promessa di una Brexit entro il 31 gennaio, Johnson ha voluto ringraziare gli elettori del Nord-Est, simbolo del suo trionfo: ha riconosciuto che mutare le "abitudini del voto" per chi ha sempre scelto un partito è stato difficile, ma che questa "fiducia" riposta nei conservatori sarà "ricompensata dal governo e dal primo ministro".
Johnson, ora può contare ai Comuni su una larga maggioranza di 80 seggi, la più grande mai ottenuta dal suo partito dal 1987, dovrebbe annunciare un piccolo rimpasto probabilmente già lunedi'. Martedì i deputati torneranno a Westminster per il giuramento, prima che la regina inauguri ufficialmente il Parlamento giovedì.
Il premier ha anche promesso di riportare in Parlamento la sua legge sull'accordo della Brexit (Wab) prima di Natale. Probabilmente lo farà entro la fine della prossima settimana e questo spianerebbe la strada per l'uscita del Regno Unito dall'Ue entro il 31 gennaio. Restano comunque molto strette le tempistiche, in particolare quelle prevista per il periodo di transizione in cui Londra e Bruxelles dovrà siglare i nuovi accordi commerciali.
Secondo quanto scrive il Guardian, i leader dell'Ue potrebbero prendere l'iniziativa e chiedere a Londra l'estensione del periodo di transizione dopo la Brexit, visto che Johnson non sembra intenzionato a farlo. La mossa viene considerata dai funzionari dell'Ue una via d'uscita al problema posto dal breve tempo disponibile per negoziare i nuovi accordi commerciali e dall'insistenza del premier conservatore di non andare oltre gli 11 mesi previsti.
Un altro nodo cruciale del mandato Johnson sarà quello della Scozia: ieri il premier ha parlato con la leader del Partito nazionalista scozzese Snp (che ha conquistato 48 dei 59 seggi in Scozia) Nicola Sturgeon, e ha ribadito la sua contrarietà a un nuovo referendum per l'indipendenza della Scozia. Strategia conferma anche dalla ministra del Lavoro, Therese Coffey, che ha assicurato che non si terrà nessun referendum sull'indipendenza scozzese nei cinque anni di questo mandato.