Secondo le autorità britanniche, i droni che hanno bloccato l’aeroporto londinese di Gatwick lo scorso dicembre potrebbero essere stati manovrati dall’interno. A rivelarlo alla Bbc è stata la polizia del Sussex, incaricata delle indagini, che sta ipotizzando “che chi pilotava il drone fosse a conoscenza di quello che succedeva all’interno dell’aeroporto”. A causa dell’avvistamento di un Apr - Aeromobile a pilotaggio remoto - vicino alla pista di decollo, lo scalo londinese era stato costretto a un blocco totale di 36 ore, tra il 19 e il 21 dicembre, costato la cancellazione o il dirottamento di circa mille voli e disagi per oltre 140 mila passeggeri.
A dare ulteriori dettagli sull’episodio è stato il direttore tecnico dello scalo, Chris Woodroofe, convinto che il responsabile avesse familiarità con le procedure dell’aeroporto e avesse inoltre una chiara visuale della pista, se non addirittura la possibilità di infiltrare le comunicazioni interne. Questo avrebbe permesso al responsabile di agire indisturbato ed eventualmente di far sparire le prove della sua azione.
Inoltre, Woodroofe precisa che l’autore del gesto potrebbe aver avuto le conoscenze necessarie per scegliere un drone in gradi di passare inosservato dai sistemi di rilevamento degli aeromobili, all’epoca in fase di test. I droni commerciali sono infatti generalmente dotati di sistemi di geofencing e di geolocalizzazione, che ne impediscono le operazioni quando questi si avvicinano alle zone interdette. Se si provasse ad avvicinarsi a una zona interdetta con un normale drone commerciale, questo dovrebbe arrestare il suo volo e ritornare alla posizione di partenza.
Tuttavia, la vicenda rimane misteriosa: all’inizio si pensò a un’azione dimostrativa compiuta da un gruppo di ecologisti, infine furono trattenuti e poi rilasciati senza alcuna accusa due appassionati di modellismo che abitano non lontano dall’aeroporto. Inoltre, nonostante oltre sessanta persone avrebbero testimoniato di aver visto qualcosa vicino alla pista di decollo, nessuna immagine o video è stato in grado di riprendere il presunto drone. Le autorità del Sussex hanno anche disposto un riscatto di 50 mila sterline (poco meno di 58 mila euro) in cambio di informazioni che possono aiutare nelle indagini.
Della vicenda rimangono però i conti da saldare: EasyJet ha denunciato che, data anche la delicatezza del periodo, il blocco dell’aeroporto sarebbe costato alla compagnia aerea oltre 18 milioni di euro. Per aggiornare i propri sistemi e dotarsi di nuove tecnologie anti-drone, l’aeroporto di Gatwick avrebbe inoltre speso da allora oltre 6 milioni di euro, come riporta il Guardian.
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Cosa succede se un aereo urta un drone
Nonostante esistano pochi studi specifici in merito, secondo i dati dell’International Civil Aviation Organization (Icao), gli urti tra volatili e aerei sarebbero almeno 10 mila l’anno. Per questo la gran parte delle verifiche a cui vengono sottoposti gli aerei riguardano soprattutto questa casistica: il motore deve essere in grado di smaltire il corpo estraneo senza conseguenze. Tuttavia, a ottobre di quest’anno, l’Università di Daytona ha sperimentato un cannone per analizzare cosa succederebbe se un drone colpisse un aereo di piccola taglia. A una velocità di 383 chilometri orari, questo penetrerebbe completamente l’ala, a differenza dell’impatto con un volatile che “ne danneggerebbe solamente il bordo esteriore”. Come evidenziato nello studio, l’urto con un Apr potrebbe causare danni interni e arrivare fino al serbatoio del carburante. Inoltre, un altro rischio è collegato alle batterie di cui i droni sono dotati e che potrebbero esplodere.