Quando cala la sera l’aria è elettrica nel cuore di Parigi. Si contano una ventina di feriti (quattro dei quali, tra i gendarmi), oltre a 35 persone fermate di cui 22 arrestate.
Nata come protesta contro l'aumento del carburante, la manifestazione dei gilet gialli è diventata così un'esplosione del malcontento contro il presidente Emmanuel Macron. Un salto di qualità dal punto di vista politico che non può non avere conseguenze.
I manifestanti hanno alternato per ore le grida "all'Eliseo, all'Eliseo", "Macron dimissioni" al canto della Marsigliese. Secondo il bilancio diffuso alle 15 dal ministero dell'Interno, erano 81 mila i manifestanti scesi in piazza in tutto il Paese. Di questi, 8 mila hanno occupato le piazze di Parigi.
Ma il sabato precedente i manifestanti erano stati 280 mila, il che ha permesso al ministro dell'Interno, Christophe Castaner, di parlare di "importante indebolimento" del movimento.
Macron punta il dito contro Le Pen
La giornata è stata caratterizzata anche da una polemica politica, perché il governo ha accusato delle violenze "i sediziosi dell'estrema destra" che hanno risposto "all'appello di Marine Le Pen".
La protesta sugli Champs Elysees non era stata autorizzata dal governo che invece aveva consentito di manifestare a Campo di Marte, di fronte alla Tour Eiffel.
Secondo la prefettura, tra i manifestanti si sono infiltrati facinorosi. E Castaner ha attribuito a Le Pen anche la responsabilità dell'aggressione negli ultimi giorni ad alcuni deputati del partito di Macron e alle loro abitazioni; e ha ricordato che venerdì Le Pen attraverso Twitter aveva chiesto a manifestanti di radunarsi sugli Champs Elysees, nonostante la proibizione esplicita a concentrarsi sulla centralissima promenade nel cuore di Parigi. Secca la replica della leader del Rassemblement National (ex Front National): "Una strumentalizzazione disonesta e patetica, non ho mai fatto appelli alla violenza".
Macron ha parlato solo in serata, con toni indignati: ha ringraziato le forze di sicurezza "per il loro coraggio e professionalità" e definito "vergognose" le violenze di chi "ha cercato di intimidire": "Non c'è posto per tale violenza nella Repubblica". Finora il presidente, eletto nel maggio 2017, non ha fatto marcia indietro su una delle sue decisioni, nonostante le proteste. Ma con le europee alle porte, e con una popolarità in picchiata, la situazione è più delicata.
Impegni inascoltati
Eppure ancora giovedì sera l'esecutivo aveva teso la mano: il presidente Emmanuel Macron si era impegnato ad una “nuova rotta” per portare avanti la transizione ecologica ed ha assicurato l’apertura di negoziati inclusivi.
“Abbiamo ricevuto il messaggio dei cittadini: un invito ad andare più lontano. Per non essere socialmente inaccettabile, la necessaria transizione ambientale deve essere giusta, equa e democratica”.
E venerdì il presidente di La Republique En Marche (Lrem) della Commissione Affari sociali dell'Assemblea nazionale, Brigitte Bourguignon, aveva chiesto una "moratoria" sul rialzo delle tasse sui carburanti in modo da aprire un dialogo "in un clima di pace".
Ma evidentemente non è bastato. Tra l'altro le tensioni non si sono mai sopite. Negli ultimi giorni barriere e raduni di protesta sono continuati in diverse strade e centri commerciali, in Bretagna, Loira, Nouvelle Aquitaine, Provenza e Costa Azzurra.
Ad Angers, venerdì pomeriggio sono dovute intervenire le 'teste di cuoio' del Raid, in una zona commerciale, per ridurre alla ragione un pazzo vestito con un 'gilet giallo', in possesso di un granata, che chiedeva che i manifestanti fossero ricevuti oggi all'Eliseo.
E non basta: ci sono state anche aggressioni a parlamentari del partito di Macron. Una quarantina di 'gilet gialli' ha preso di mira venerdì sera l'abitazione di una deputata di Lrem, Mireille Robert a Pieusse, nell'Aude. Il gruppo di dimostranti si è presentato nell'abitazione chiedendo di parlare con la parlamentare; e quando i familiari hanno detto loro che lei non era in casa, i facinorosi hanno appiccato le fiamme davanti all'ingresso.
Il gruppo si è dileguato solo all'arrivo della polizia. Anche Castaner ha denunciato che è stata presa di mira casa sua, in Provenza: una quindicina di 'gilet gialli' si sono radunati davanti la casa a Forcalquier, dove risiedono la moglie e la figlia del ministro dell'Interno.
Castaner ha contestato la "violenza, gli insulti, gli attacchi razzisti, antisemiti e l'omofobia" che hanno accompagnato la mobilitazione contro l'aumento delle tasse sul carburante. E poi ha aggiunto: "La mia casa a Forcalquier, dove ho mia moglie e mia figlia, è stata attaccata". Un fonte giudiziaria ha aggiunto che i manifestanti hanno postato le proprie foto davanti alla casa: "Erano lì per farsi selfie, per pubblicare messaggi su Facebook".