Nemmeno Schengen ce la farà ad abbattere questa frontiera: un muro invalicabile peggio del confine tra le due Irlande che dovrebbe rinascere con la Brexit, o la barriera che Donald Trump sta realizzando al confine con il Messico. Una situazione che sembra tirata fuori da un film di Dany Boon, l’autore di “Giù al Nord” e “Niente da dichiarare?”.
Piomba giù dal Belgio una proposta di semplificazione della lingua francese, accolta nella confinante Francia come “un’offensiva diplomatica”. Un'opa ostile sulla lingua.Una riforma che suggerisce 'in primis' di sopprimere – ohibò – le concordanze del participio passato con l’ausiliare avere, uno degli scogli più ardui della lingua dell'Hexagon. Come se in italiano si chiedesse a un toscano di rinunciare al congiuntivo, tanto in tv nessuno lo usa più.
Il Convito secondo Piron e Hoedt
Tutto è nato dalla vena artistica di due ex docenti belgi, Jérôme Piron e Arnaud Hoedt, autori di uno spettacolo intitolato “La Convivialità”, che ripercorre la storia delle incongruenze della lingua francese e ricorda come alcune regole derivino da vecchi errori di disattenzione. I due si interrogano anche sull’istinto di sacralizzazione da parte dei linguisti, che bloccano così un dibattito serio sulla riforma. La pièce teatrale ha avuto un grande successo sia in Belgio che in Quebec, Svizzera e persino nella stessa Francia.
La Liberation da un relitto del passato
Sull’onda della popolarità, Piron e Hoedt, spalleggiati da insegnanti, linguisti ed esperti del francese della Vallonia e di Bruxelles, hanno lanciato un appello a favore della riforma, pubblicato sul quotidiano belga ‘Le Soir’ e sul francese ‘Libération’, col titolo “Le lezioni del (participio) passato”. In sostanza gli ex docenti belgi argomentano che una semplificazione delle regole consentirebbe di risparmiare tempo sulle poche ore curricolari da dedicare alla grammatica, che si potrebbero a quel punto utilizzare in modo più creativo e innovativo.
“Ma è come giocare a calcio con le mani”
Apriti cielo. In Francia insegnanti, linguisti ed esperti hanno replicato, piccati, che tale cambiamento significherebbe ignorare le sottigliezze del linguaggio. “E’ un po’ come voler cancellare tutte le stradine di un centro storico” ha scritto Olivier Chartrain, professore esperto di grammatica. Per altri commentatori e blogger, proporre l’abbandono dell’accordo del participio passato equivale a cancellare la regola del fuori gioco a calcio: se “gli alunni potranno utilizzare la fonetica al posto dell'ortografia, sarà come se i calciatori giocheranno con le mani”.
La soluzione? Studiare di più
Citata da ‘Le Monde’, Fanny Capel, insegnante di liceo e presidente dell’associazione “Salvare le lettere”, deplora il fatto che “non abbiamo a disposizione tutto il tempo necessario per spiegare tutte le regole grammaticali”, anche come conseguenza del calo significativo delle ore curricolari assegnate al francese negli ultimi 40 anni. “La semplificazione delle regole sarebbe benvenuta, ma in realtà è un albero che nasconde la foresta” secondo la Capel.
Nel loro manifesto, i belgi sostengono che “le regole vigenti sono obsolete e complicate fino a livelli assurdi. Solo una forma di pigrizia intellettuale può giustificare la difesa dello 'status quo', vero livellamento verso il basso”.
Maigret e l'ispettore capo ignorante
I belgi sono ben consci della sfida, che urterà il “conservatorismo francese” e la politica dei Paesi membri della francofonia (in 55), i quali considerano “la terra di nascita della lingua come un riferimento imprescindibile”. Pertanto, sottolinea Dan Van Raemdonck, professore di linguistica all’Università libera di Bruxelles (Ulb), “l’ortografia è diventata un simbolo di casta, proprio perché inutilmente complicata”.
Un attaccamento forte ricollegato dai belgi al legame indissolubile tra lingua e nazione, al ricordo della funzione internazionale del francese come lingua della diplomazia e al mito degli autori classici, da Molière a Victor Hugo. Ma anche Georges Simenon, che era belga ma ha regalato ai francesi uno dei personaggi cui loro sono più affezionati, il Commissario Maigret. Da lui affiancato in un romanzo, sia detto per inciso, all’ispettore capo della Buoncostume che mai sarà promosso commissario per via della sua ortografia sgangherata.
A proposito, due anni fa la proposta di cambiare l’ortografia più di duemila parole francesi e cancellare l’accento circonflesso suscitò critiche e accuse reciproche di istupidimento. L’allora ministro della Scuola, Najat Vallaud-Belkacem, difese la proposta di riforma, assicurando che entrambe le ortografie sarebbero rimaste in vigore e che non avrebbe significato la scomparsa degli accenti. Niente di nuovo sul fronte occidentale.