Due morti e sei feriti, colpiti da un uomo armato di coltello, poi arrestato dalla polizia, che gridava 'Allahu Akbar' nella piazza del Mercato di Turku. Anche la Finlandia entra nella mappa del terrore in Europa, dopo che solo ad aprile era stata indicata come "il Paese più sicuro del mondo" dal rapporto biennale sul turismo del World economic forum. È la prima volta che il tranquillo Stato scandinavo di cinque milioni di abitanti (di cui 70.000 musulmani) entra nel mirino del terrorismo islamico: finora nella sua cronaca nera spiccavano solo un paio di stragi nelle scuole, tra il 2007 e il 2008, con un bilancio di una ventina di morti.
Negli ultimi mesi, però, gli 007 di Helsinki avevano già allertato su una possibile minaccia jihadista: il 15 giugno l'agenzia di sicurezza del Supo ha innalzato il livello di allarme da basso a elevato, spiegando che il rischio di un attentato non era mai stato così alto per la Finlandia. In particolare veniva evidenziato come il Paese fosse citato sempre più spesso nella propaganda dell'Isis, forse anche per via della trentina di 'foreign fighters' partiti dal Paese per combattere in Siria e Iraq, e come fossero ben 350 gli elementi segnalati dall'intelligence per possibili legami terroristici, l'80% in più rispetto al 2012. Pochi giorni dopo la polizia aveva reso noto di aver sventato un attentato contro una chiesa a Helsinki.
Ad accendere gli animi solitamente pacati di molti finlandesi c'è poi la prima mega-moschea per 1.200 fedeli che i musulmani vorrebbero costruire nella capitale finlandese con i fondi della famiglia reale del Bahrein: alcuni la vedono come un possibile luogo di aggregazione e integrazione, altri come un'indebita ingerenza e una potenziale minaccia alla laicità del Paese nordico.