di Francesco Russo
Roma - Di fronte alle "inedite e molteplici sfide" che viviamo in questa stagione delle incertezze, dalle migrazioni al terrorismo, dal nodo della crescita a quello della governance, "abbiamo bisogno di meccanismi tradizionali e innovativi. L'obiettivo è di raggiungere almeno un ragionevole grado di ordinata convivenza ove non sia possibile l'integrazione". Così Giampiero Massolo ha presentato la VII edizione del Festival della Diplomazia, che ha preso il via a Roma e che fino al 28 ottobre animerà la città con oltre 50 eventi, conferenze, dibattiti, coinvolgendo ambasciatori, accademici, esperti e tanti studenti. L'ex segretario generale della Farnesina e presidente del comitato scientifico della kermesse ha ricordato come una volta "eravamo abituati a gestire e affrontare una sfida o crisi per volta, adesso sono nuove, inedite, molteplici e di difficilissima gestione. Per farlo, abbiamo bisogno di meccanismi tradizionali e innovativi". Da qui, un calendario fitto di incontri per promuovere conoscenza, dialogo e confronto sui grandi temi internazionali. Quattro i contenitori, dalla "sfida dei flussi, in primis le migrazioni e il loro impatto su integrazione e convivenza", a quella della "sicurezza", sfera che racchiude "terrorismo islamico, i non sopiti antagonismi tra Paesi europei ma anche la cibernetica", dalla sfida della "crescita, intesa non solo come uscita dalla stagnazione ma che sia anche sostenibile e inclusiva", fino alla "governance", con riflessioni su come "gli Stati nazione interagiscono nell'ambito delle organizzazioni internazionali e all'interno dell'Ue". "L'obiettivo - ha sottolineato Massolo - è di raggiungere almeno un ragionevole grado di ordinata convivenza, ove non sia possibile l'integrazione, obiettivo politico ma anche etico".
IL DIALOGO AL CENTRO
Questo Festival, ha sottolineato Beatrice Covassi, Rappresentante in Italia della Commissione europea, "anima la capitale, porta la diplomazia dentro la città e la città, la gente dentro la diplomazia. E' una manifestazione di ampio respiro che, in questa stagione dell'incertezza, ci ricorda di quanto sia importante la diplomazia, il tessere relazioni tra persone, istituzioni, network, ma anche la diplomazia culturale, commerciale, digitale, per aiutarci a fare luce sulle tante domande poste dalle sfide contemporanee". Proprio per "rendere le relazioni internazionali più fruibili e comprensibili" a un pubblico più vasto del ristretto circolo degli addetti ai lavori, "abbiamo voluto una piattaforma di dialogo che entrasse nelle università e scuole, qualcosa che abbracciasse la città e facesse dibattere sulle grandi questioni", ha proseguito Aurelio Regina, presidente onorario del Festival, spiegando la genesi di una kermesse arrivata alla settimana edizione e che "in questi sei anni ha fatto grandi passi avanti". "Ci siamo rafforzati di anno in anno - ha sottolineato Giorgio Bartolomucci, segretario generale del Festival - mirando sempre di più a un dibattito aperto a università e licei, cercando di portare i grandi temi internazionali al di fuori di ambiti un po' autoreferenziali". Il risultato è un calendario con "oltre 50 eventi grazie a una rete di accademie, istituti e atenei, 260 relatori coinvolti, 7 università, 10 liceo, 8 ambasciate con iniziative rivolte prettamente agli studenti". (AGI)