Un utente statunitense su quattro ha cancellato l'app di Facebook dal proprio smartphone nell'ultimo anno. Lo dice uno studio del Pew Research Center. Brutta notizia per il social network. Pessima se si considera che l'abbandono tocca il 44% tra gli utenti dai 18 ai 29 anni. Mentre ha cancellato l'app solo il 12% degli over 65. Un altro indizio di invecchiamento. Un po' perché il tempo passa per gli iscritti della prima ora. E un po' perché l'appeal sembra essere fiacco sui più giovani. È la fine di Facebook? Calma. Non c'è (ancora) una fuga. Vero è, invece, che gli ultimi mesi hanno cambiato per sempre lo sguardo degli utenti. Più consapevoli e attenti.
Fuga o trasformazione?
Prima di tutto: è vero che buona parte del traffico passa da mobile (e sempre di più ne passerà). Ma l'app non è l'unico canale d'accesso (neppure dallo smartphone). Cancellare l'applicazione non è certo un bel segnale, ma non vuol dire aver lasciato Facebook. Altri numeri raccontano uno stato di salute ancora più che discreto. Secondo un altro sondaggio del Pew Research Center, è iscritto ancora il 68% degli americani. La percentuale si aggira attorno all'80% tra i 18 e i 49 anni. E uno statunitense su due consulta il social “più volte al giorno”.
L'ultima trimestrale di Menlo Park, non certo entusiasmante, indica un rallentamento ma non ancora un'emorragia. Nell'ultimo anno, in Nord America Facebook ha guadagnato 5 milioni di utenti attivi al mese e 2 milioni di account che si connettono ogni giorno. Nell'anno più nero della sua storia, la creatura di Mark Zuckerberg sembra quindi aver retto alla campagna #deletefacebook, seguita al caso Cambridge Analytica. I numeri raccontano in realtà una trasformazione più profonda. Ma questo l'ha detto anche il fondatore: scordiamoci i tassi di crescita registrati fino a ora. Certo, se la cancellazione dell'app dovesse proseguire a questi ritmi, potrebbero vedersi presto effetti sul fatturato che ancora non si notano. Anche perché il social riesce a ottenere sempre di più da ogni singolo utente americano e canadese: i 23,59 del primo trimestre sono diventati 25,91 nel secondo.
“Una nuova relazione con gli utenti”
Che la trasformazione sia profonda lo dicono altri due dati. Nell'ultimo anno, più di un utente su due ha modificato le impostazioni sulla privacy e il 42% si è preso una pausa, mollando Facebook per qualche settimana (o anche di più). Una spinta decisiva potrebbe essere arrivata dalla nuova struttura del menu, più ordinata e meno dispersiva. E dalle continue notifiche con le quali Facebook ha invitato gli utenti a rivedere le proprie scelte. Che sia merito degli aggiornamenti o meno, la risposta degli utenti è palmare. Gli attacchi di Trump non hanno sortito effetti: su cancellazioni e revisioni non ci sono differenze sostanziali tra democratici e repubblicani. Anche in questo caso, i comportamenti cambiano con l'età. I più attenti sono i più giovani.
Ha messo mano alle impostazioni il 64% degli under 30 e solo un terzo degli over 65. Un utente su dieci ha scelto di scaricare il proprio storico dei dati (possibilità offerta a chiunque). È sì un pubblico ristretto, ma molto attento al tema privacy. Quasi la metà degli utenti che ha scaricato le proprie informazioni ha poi deciso di cancellare l'app e il 79% ha modificato le impostazioni generali. Eccolo allora il vero effetto Cambridge Analityca.
Non tanto un fuggi fuggi ma una maggiore consapevolezza. Lo stesso Pew Research Center, difatti, non parla di diaspora o crollo: dice che “gli americani stanno cambiando la propria relazione con Facebook”. Una relazione che, nonostante la richiesta di trasparenza, resta spesso oscura: meno di un utente su due afferma di comprendere il Newsfeed. Cioè capisce per quale motivo un post compare sulla propria bacheca.