Roma - Chiusi i versanti di Grecia e Balcani grazie all'accordo con la Turchia, i paesi dell'Unione Europea devono mostrarsi solidali con l'Italia, che rischiera' una vera e propria "emergenza" se gli altri Stati del vecchio continente non accetteranno il ricollocamento dei richiedenti asilo che si riversano a migliaia sulle coste della penisola. Lo ha dichiarato il responsabile per il Sud Europa dell'Unhcr (l'agenzia Onu per i rifugiati), Stephane Jaquemet, in un'intervista all'Agi concessa in occasione dell'EastForum 2016.
"I rischi politici sono aumentati dopo la Brexit e si sono allargati a Francia e Austria ma, alla fine, dovremo trovare una visione e una soluzione comuni", spiega Jaquemet, "se tutti chiudono le frontiere e gli arrivi proseguiranno al ritmo di 100 mila persone l'anno, queste persone continueranno ad accumularsi, rimanendo in un limbo, e, se tutti chiudono le porte, l'Italia nel 2017 rischia di trovarsi di fronte a una vera e propria emergenza". Lodando gli "enormi sforzi" del Paese nel salvataggio in mare e nell'accoglienza, Jaquemet ha quindi sottolineato che "sono gia' stati fatti diversi errori", a partire dai ricollocamenti che "non hanno funzionato come dovuto" per le resistenze dei governi nazionali.
Nell'immediato, suggerisce Jaquemet, sarebbe opportuno se Roma desse vita a una categoria di magistrati specializzati nelle tematiche migratorie per agevolare la gestione del flusso di richiedenti asilo diretti verso il nostro Paese.
Il responsabile per il Sud Europa dell'Unhcr spiega che lo smistamento dei richiedenti asilo, a livello giurisdizionale, si muove su due livelli: il primo vede collaborare prefetti, Unhcr e procure; il secondo vede la magistratura muoversi in autonomia. In questo caso, osserva Jaquemet, "si registrano diversi gradi di conoscenza e comprensione delle norme internazionali sulla migrazione" e "sarebbe positivo se l'Italia creasse corti specializzate e dedite unicamente alle tematiche migratorie".
Se nel breve periodo sono risultati inevitabili accordi come l'intesa con la Turchia, "che ha fatto calare del 90% gli sbarchi in Grecia" ("non sara' un accordo perfetto ma c'era il bisogno urgente di una soluzione, senza di esso l'Europa si sarebbe sfasciata", afferma Jaquemet), nel lungo termine, secondo l'uomo dell'Unhcr nel Mediterraneo, occorre "aprire canali legali" per gli immigrati dotati di elevate qualifiche e avviare "significativi progetti di sviluppo" in Africa per limitare allo stesso tempo il fenomeno della "migrazione economica". "Il vero dilemma e' il capitale umano, un giovane laureato dall'Egitto non ha la minima chance di cercare legalmente un'occupazione in Europa", dice ancora Jaquemet, che invoca un "sistema equo e pianificato" che, a suo parere, scoraggerebbe sempre piu' persone a tentare la via del barcone e "spezzerebbe il meccanismo del traffico di vite umane".
"Dovremmo discutere nei dettagli le ragioni per cui le persone si spostano", ha affermato Jaquemet, "se tu parti da un campo nel Niger, attraversi il deserto con tutti i rischi che comporta, arrivi in Libia dove puoi essere arrestato o brutalizzato dalle milizie e infine rischi la vita in mare, ti stai prendendo un rischio perche' non hai nulla da perdere". "Se continueremo a pensare che si tratti di decisioni irrazionali mosse solo dalla disperazione, non capiremo mai il fenomeno migratorio", conclude Jaquemet, "imbarcarsi e' una scelta razionale compiuta da persone che desiderano qualcosa che ritengono di non avere". (AGI).