Bruxelles - Anche nel caso in cui si arrivasse all'accordo in materia d'immigrazione con il governo di Ankara, sul quale l'ultima parola spetterà al Consiglio Europeo in programma da domani a Bruxelles, rimarranno comunque esclusi tanto le "espulsioni di massa" verso la Turchia quanto i "respingimenti" puri e semplici dei richiedenti asilo, perché violerebbero il diritto internazionale e anche quello comunitario: così il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, il quale ha aggiunto che il meccanismo detto 'uno a uno', concertato in via preliminare al vertice del 7 marzo con la controparte turca per la gestione dei migranti, può essere reso operativo sfruttando le quote rimaste ancora non assegnate in base al principio di ripartizione tra gli Stati membri, adottato dalla stessa Commissione nel giugno 2015 e tuttora valido, sebbene contestato da alcuni tra i Ventotto.
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"Ritorni in blocco non ce ne potranno essere", ha tagliato corto Timmermans. "Non volteremo le spalle ai rifugiati, perché sarà loro garantita adeguata protezione internazionale, sia nell'Unione sia in Turchia. I ritorni", ha sottolineato ancora il commissario olandese, "potranno avere luogo esclusivamente in armonia con il quadro giuridico internazionale e comunitario. Il caso riguardante ogni singola persona va valutato individualmente, alla luce della Carta Ue sui Diritti Fondamentali e delle direttive europee", ha ammonito. Se l'intesa di base sarà confermata, la Turchia si impegna a riprendere ogni migrante irregolare arrivato sulle isole greche dalle sue coste: ma per ciascuno che torni indietro, l'Ue si fa carico di un rifugiato presente nei campi profughi turchi. E' a questo punto che, a detta di Timmermans, si può fare riferimento al sistema pro quota: sui 22.504 migranti complessivi da reinsediare secondo lo schema originario, restano tuttora da sistemarne ben diciottomila. Ricorrendo ai posti rimasti vuoti, e dunque disponibili, il meccanismo 'uno a uno' diverrebbe immediatamente applicabile. "Una volta in piedi - questo il ragionamento di Bruxelles - "si fermeranno i trafficanti di migranti, e lo schema potrà essere attivato su base volontaria". Non e' chiaro se e quanto parteciperanno a quel punto di governi dell'Ue, e la presidenza di turno del Consiglio Ue, di concerto con la Commissione europea, lavora a "incentivi" per garantirsi la partecipazione degli Stati. Questo perché "non si ritiene che si possa trasformare lo schema 'uno a uno' da volontario ad obbligatorio" una volta terminata la fase pilota.
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L'Unione ha inoltre altre quote di richiedenti asilo 'scoperte'. In totale era stato deciso di aiutare Grecia e Italia a gestirne rispettivamente 66.400 e 39.600 per un totale di 120.000, ma di fatto gli altri Stati membri finora si sono impegnati a prenderne solo una minima parte. Restano così 54.000 posti scoperti, cui vanno aggiunti i 40.000 che si intendevano redistribuire dall'Ungheria, proposta peraltro rifiutata dalle autorita' di Budapest. Si tratta di veri e propri 'bacini' di migranti, attingendo ai quali mettere concretamente in funzione il meccanismo concepito con la Turchia.
Il ritmo dei trasferimenti di migranti da Italia e Grecia in altri Stati membri dell'Ue "è insoddisfacente", ha detto la Commissario europeo per l'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, nel presentare gli aggiornamenti sullo schema di 'relocation', il sistema di ridistribuzione all'interno dell'Ue di 120mila migranti arrivati tra Italia (39.600) e Grecia (66.400). Al 15 marzo sono stati ricollocati da questi due Paesi "appena" 937 richiedenti asilo, 368 dall'Italia e 569 dalla Grecia. "Dobbiamo aumentare in modo sostanziale le ricollocazioni nei prossimi giorni e nelle prossime settimane", ha detto Avramopoulos, scontento per il comportamento dei governi. "Il fattore piu' importante nel rallentamento del processo è la mancanza di volontà politica da parte degli Stati membri, che si è tradotta in un numero limitato di offerte di ricollocazione e nella lunghezza dei tempi di risposta, impedendo al programma di diventare un'alternativa a percorsi pericolosi e irregolari". Per il commissario europeo "al fine di rispettare gli impegni presi finora nel quadro del meccanismo di ricollocazione, sarebbe necessario realizzare circa 5.600 ricollocazioni al mese come minimo", ed e' quindi "urgente che gli Stati membri intervengano in modo determinato per accelerare il ritmo della ricollocazione".
L'Unione europea lavora senza sosta per cercare una soluzione che permetta una gestione del fenomeno migratorio. Domani e venerdì i capi di Stato e di governo dei Paesi dell'Ue a Bruxelles cercheranno di chiudere l'accordo con la Turchia, che rappresenta però solo una parte della strategia europea. L'Ue guarda alla Turchia per il breve periodo, con l'intento di arginare i flussi dei richiedenti asilo in arrivo in Europa. Poi ci sono le azioni per il medio e lungo termine, con il progetto di creazione di una guardia costiera e di frontiera europea e un nuovo schema su base volontaria di redistribuzione dei rifugiati in Turchia. Fonti comunitarie riconoscono che "ci sono ancora negoziazioni difficili" per l'Europa e "ancora molto lavoro da fare", e non solo con Ankara. Da una parte bisogno andare incontro alle richieste turche. "Può essere realistico" una liberalizzazione dei visti entro fine giugno, ma "dipende tutto dalla Turchia" e dalla capacità di soddisfare gli standard europei. E' sul resto che l'Europa aspetta di capire come muoversi. I tre miliardi aggiuntivi chiesti da Ankara in più ai tre già messi a disposizione sarà oggetto di discussione, cosi' come il processo di adesione della Turchia su cui frena Cipro. Ma al di là di questo l'Ue attende di capire fino a che punto l'accordo in fase di discussione con la Turchia sia compatibile con regole comunitarie e internazionali.
Italia e Grecia facciano si più su controlli
Italia e Grecia devono migliorare i controlli dei migranti in arrivo sul loro territorio, la loro registrazione, e la comunicazione delle informazioni. Lo chiede la Commissione europea, al termine della riunione dei collegio dei commissari . Contro l'Italia è stata aperta una procedura di infrazione per insufficiente condivisione delle informazioni nei database europei, e oggi Bruxelles ha rinnovato l'invito. "Grecia e Italia sono esortate a impegnarsi di più per garantire un funzionamento rapido ed efficace dei controlli di sicurezza sistematici e la qualita' delle informazioni trasmesse agli Stati membri di ricollocazione", è la raccomandazione ribadita oggi. A detta dell'esecutivo comunitario, i due paesi "dovrebbero inoltre migliorare la capacità di coordinamento, accrescere la capacità.
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Leader Ue scettici su rotta italiana
Per l'Unione europea la creazione di una possibile rotta di migranti verso l'Italia quale conseguenza della chiusura delle frontiere lungo la rotta dei Balcani occidentali, non è un rischio imminente. Al contrario, a Bruxelles come nelle altri capitali d'Europa, al momento "quando si pensa alle rotte alternative si pensa in particolare alla Bulgaria". Lo riferiscono fonti Ue, precisando che i capi di Stato e di governo dell'Ue, in occasione del vertice di domani e venerdì, "parleranno di Bulgaria" e non di Italia, che non è in agenda al pari della questione della chiusura del valico del Brennero, tra Italia e Austria. L'Italia negli ultimi giorni ha avvertito dell'esistenza di un rischio di creazione di una nuova rotta di migranti verso l'Italia via Albania, e il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, si è recato a Tirana per chiedere cooperazione con le autorità albanesi in vista di possibili deviazione dei flussi dei richiedenti asilo. A livello europeo, però, si pensa prioritariamente all'apertura di una rotta bulgara perche', spiegano le stesse fonti, "la questione delle rotte alternative e' legata ai flussi in partenza dalla Turchia, e il Paese piu' vicino alla Turchia è la Bulgaria".
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(AGI)