Sempre più hongkonghesi vogliono lasciare l’ex colonia britannica, messi in ginocchio dai prezzi alti delle case, da problemi economici e, di recente, dall’instabilità politica e sociale. Secondo diversi consulenti per l’immigrazione di base a Hong Kong, la tendenza all’espatrio in atto da qualche anno ha subito un impennata nelle ultime settimane registrando un raddoppio delle richieste di informazioni.
Mentre i manifestanti scendono in strada per il terzo mese consecutivo per protestare contro quello che considerano un eccessivo controllo di Pechino nella vita politica della regione amministrativa speciale, migliaia di cittadini valutano di trasferirsi in Australia, in Canada e negli Stati Uniti.
Proprio l’Australia è stata la principale destinazione per un terzo degli espatriati del 2018 (2.400 su 7.600). Ad attrarre gli hongkonghesi sono soprattutto la stabilità politica, il clima, il fuso orario simile a quello del “Porto profumato” e la diaspora.
“Il clima politico non è facile qui", ha commentato al Guardian Hu, consulente principale della John Hu Migration Consulting. Hu ha spiegato come i suoi affari abbiano registrato una crescita a doppia cifra ogni anno negli ultimi cinque anni, a partire dal 2014, quando il Movimento per la democrazia occupò le strade della città per 79 giorni. Negli ultimi giorni le richieste si stanno intensificando: “Le persone ci telefonano, sono sempre più determinate a ottenere un visto per quello che chiamiamo un “piano B".
Non c'entra solo l'instabilità politica
Ma Hu ha spiegato che l'instabilità politica non è stata l'unica causa dell’emigrazione degli ultimi anni. Tra i principali motivi di fuga ci sono i prezzi delle case, la mancanza di opportunità di lavoro per i laureati e una scarsa fiducia nel sistema scolastico statale. E così l’Australia è diventata la meta dei sogni di giovani professionisti in cerca di avanzamento di carriera, di famiglie con bambini piccoli in cerca di alloggi più convenienti e buone scuole, e di baby boomer che attendono la pensione.
"Hong Kong ha le proprietà immobiliari più costose al mondo, il sistema educativo non è molto buono e per le persone che iniziano la loro carriera, devono lavorare per circa 20 anni prima di poter acquistare la loro prima casa ”, commenta Hu. Secondo l’Ufficio di Sicurezza di Hong Kong, circa 7.600 Hong Kong sono emigrati lo scorso anno, rispetto ai 6.500 del 2017. Le tre principali destinazioni degli ultimi cinque anni sono state l'Australia, gli Stati Uniti e il Canada. Nel 2018, 2.400 residenti di Hong Kong si sono trasferiti in Australia, 1.600 negli Stati Uniti e 1.100 in Canada.
Un sondaggio condotto dall'Istituto di Studi sull'Asia del Pacifico di Hong Kong lo scorso dicembre (mesi prima dell'inizio delle agitazioni attuali) ha rilevato che oltre un terzo (34%) degli intervistati sarebbe emigrato se ne avesse avuto l'opportunità. I tre principali "fattori di spinta" erano "troppa instabilità politica / scissione sociale" (25,7%), "condizioni di vita sovraffollate" (25,7%) e "insoddisfazione per le istituzioni politiche" (17,4%). Gli aspiranti emigrati hanno dichiarato di essere in cerca di un "ampio spazio vitale" (il 35%), "migliore qualità dell'aria, meno inquinamento" (22,3%) e "maggiore libertà e diritti umani" (15,6%).