Il presidente turco RecepTayyip Erdogan cerca una nuova legittimazione nelle elezioni presidenziali e legislative che si terranno domani, con un anticipo di 18 mesi sulla scadenza naturale. Il leader al potere da 15 anni punta a nuovo mandato con gli ampi poteri derivanti dalla riforma costituzionale presidenzialista, ma la sfida non è facile: Erdogan accusa un calo di consenso in un Paese che patisce per il crollo della lira, la moneta nazionale, ai minimi storici. Il presidente sconta anche i timori dell'opinioni pubblica per le manovre economiche impopolari che inevitabilmente dovranno essere adottate nei prossimi mesi.
Chi sono gli sfidanti
Per recuperare elettori, Erdogan ha da un lato promesso la fine dello stato di emergenza proclamato il 22 luglio 2016, a una settimana dal fallito colpo di Stato, e dall'altro ha accarezzato gli umori nazionalisti della Turchia annunciando l'avvio di operazioni militari nel Nord Iraq, dove si trovano le montagne santuario dei separatisti curdi del Pkk. Erdogan si trova poi di fronte avversari solidi: il repubblicano Muharrem Ince e la 'lady di ferro' della destra Meral Aksener, capaci di usare con disinvoltura il suo stesso linguaggio, quello del populismo. E lo insidia, anche se una sua vittoria appare esclusa, Selattin Demirtas, leader del filo curdo Hdp, partito che lo ha scelto come candidato nonostante sia in carcere dal 4 novembre 2016. La candidatura di Demirtas ha riportato l'attenzione sulla detenzione di esponenti di partiti di opposizione, una macchia enorme per la Turchia e per Erdogan che stesso, che continua a definirli "terroristi" mentre a più di un anno dalla carcerazione ancora si attende la richiesta di rinvio a giudizio.
Cosa dicono i sondaggi
In base ai dati raccolti dalla Foresight Danismanlik per conto di Bloomberg, Erdogan è dato al 50,8%, quindi teoricamente vincente al primo turno, 20 punti avanti rispetto allo sfidante repubblicano Ince (Chp), al 30,1% ma in crescita, mentre Selattin Demirtas ha ottime chance di superare il 10%. Deludenti i dati riguardanti la Aksener, fondatrice del partito Iyi, che le stime danno all'8%, lontana dalle aspettative iniziali eppure protagonista di un'opposizione dura, che ha tolto voti ai nazionalisti alleati del presidente, messi ormai in minoranza. Con un margine di errore del 3,5%, in caso di secondo turno Erdogan vincerebbe comunque, ma senza un plebiscito.