A tre giorni dalle elezioni generali in cui si gioca la conferma alla guida del governo, il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha preannunciato che, se vincerà, potrebbe annettere parti del territorio palestinese occupato della Cisgiordania. Intervistato da Canale 10, Netanyahu è stato sollecitato sul perché non abbia ordinato l'annessione dell'insediamento di Maale Adumim (vicino a Gerusalemme) e del blocco delle colonie di Gush Etzion (tra Gerusalemme e Betlemme) durante i suoi dieci anni alla guida del governo. E ha risposto: "Chi dice che non lo faro'?".
Osservando di aver ottenuto che gli Stati Uniti riconoscessero la sovranità di Israele sul territorio siriano delle alture del Golan, occupate dal 1967, il premier ha aggiunto: "Continueremo con la fase successiva, estendere la sovranità". E ha spiegato che, per lui, non c'è differenza tra colonie isolate e blocchi di insediamenti (questi ultimi finora gli unici che Israele, nelle sue posizioni ufficiali, considerava che sarebbero rimasti nel territorio israeliano in un accordo di pace con i palestinesi). "Non faccio distinzioni tra blocchi di insediamenti ed insediamenti isolati, perché ogni insediamento è israeliano e non lo consegnerò alla sovranità palestinese", ha puntualizzato Netanyahu.
Per la comunità internazionale, sono invece entrambi illegali (gli Stati Uniti li definiscono "illegittimi") e costituiscono una minaccia al raggiungimento di una soluzione a due Stati, perché la creazione di uno Stato palestinese indipendente richiederebbe l'evacuazione di migliaia di coloni dai territori occupati oppure la loro permanenza nel nuovo Stato palestinese. Inoltre Netanyahu si è mostrato chiaramente contrario alla futura creazione di uno Stato palestinese: "Uno Stato palestinese metterebbe in pericolo la nostra esistenza. Ho tollerato una pressione enorme negli ultimi otto anni, nessun primo ministro ha subito tanta pressione. Dobbiamo controllare il nostro destino" ha sottolineato, probabilmente riferendosi al consenso internazionale per la soluzione dei due Stati.
Il premier ha anche sostenuto che non dividerà Gerusalemme, non evacuerà alcuna comunità e garantirà che Israele controlli il territorio ad ovest del fiume Giordano.