Si apre la settimana più calda dell'agenda politica del Giappone, che domenica 22 chiamerà i cittadini alle urne per rinnovare la Camera dei Rappresentanti. Secondo le stime dell'agenzia nipponica Jiji Press, la coalizione del premier Shinzo Abe è favorita: il suo partito liberale democratico (Ldp) e l'alleato, Komeito, dovrebbero aggiudicarsi più di 300 seggi su 465. Numeri che garantirebbero alla coalizione di avere i due terzi della maggioranza indispensabili per poter proporre emendamenti costituzionali. Per Abe in ballo c'è la poltrona su cui siede dopo aver promesso le dimissioni nel caso in cui la coalizione non ottenga nemmeno i 233 seggi previsti dalla maggioranza semplice.
Ma stando ai sondaggi, come riporta anche il quotidiano Japan Times, il premier può dormire sonni tranquilli: il suo Ldp perderebbe solo 10 seggi dall'ultima previsione, passando da 290 a 280, ma confermandosi comunque come la forza più importante della Camera Bassa per la quale concorrono 1.180 candidati. E di sicuro Abe non deve sentirsi troppo in pericolo visto è stato proprio che lui a indire elezioni anticipate rispetto alla scadenza prevista per l'anno prossimo.
Cosa c'è da sapere sulle elezioni in Giappone
Perché le elezioni anticipate
Questione di tempismo. Abe, sostengono gli analisti, punta sull'attuale debolezza dell'opposizione e ne approfitta per trarne vantaggio. Inoltre, rispetto alla scorsa estate, quando si è ritrovato coinvolto in due scandali legati a favori concessi ad amici collegati al mondo dell'istruzione, il premier sta vivendo una nuova ondata di popolarità. E di questo deve dire grazie - si fa per dire - all'incertezza nazionale e alle tensioni internazionali, primi fra tutti la minaccia nordcoreana. Per affrontare al meglio queste sfide, sostiene Abe, il Giappone ha bisogno di un governo stabile.
I temi sul tappeto
Sul tavolo il premier ha posto due questioni fondamentali: la linea dura contro il programma nucleare missilistico nordcoreano e l'innalzamento dell'IVA che dovrebbe entrare in vigore dal 2019. E se sulla prima proposta dovrebbe ottenere l'approvazione incondizionata, sulla seconda la strada di Abe non è proprio in discesa. Un innalzamento dell'Iva dall'8 al 10% servirà, secondo il premier, ad abbassare il debito giapponese e a finanziare la spesa sulla previdenza sociale. Per addolcire la pillola, Abe ha promesso un pacchetto di stimoli da 2 trilioni di yen (circa 15 miliardi di euro) da destinare all'assistenza infantile, all'istruzione e all'assistenza agli anziani.
La sfidante
Con chi si confronterà il premier domenica? Soprattutto con il "Partito della Speranza" di Yuriko Koike, primo governatore donna di Tokyo eletta nell'estate del 2016. Ex ministro della Difesa di Abe durante un suo breve mandato una decina di anni fa, Koike ha fondato il suo partito per concorrere su scala nazionale. Ammiratrice di Margaret Thatcher, sostenitrice dei diritti della comunità LGBT e "riformista conservatrice" come ama definirsi, Koike sembrava destinata a sconvolgere il panorama politico del Sol Levante, ma poco dopo la sua discesa in politica è emerso chiaramente che il suo "Partito della Speranza" difficilmente riuscirà a imporsi come una valida alternativa. Si dovrà probabilmente accontentare del secondo posto.
Le agende
Intanto Koike, che ha deciso di non concorrere personalmente per la Camera Bassa per non perdere la nomina di governatore, ha stilato la sua agenda economica - o "Yurinomics" - che in realtà è povera in dettagli. In generale, Koike promuove gli investimenti nel settore privato. Dal canto suo il premier non ha alcuna intenzione di modificare la sua "Abenomics": un mix di stimoli fiscali, riforme strutturali e allentamento monetario. Di recente la Borsa di Tokyo ha toccato i livelli piu' alti dagli anni '90, suggerendo che la ricetta di Abe non solo funziona ma rappresenta la migliore opzione per il Giappone per mettere fine a 20 anni di stagnazione. Quanto al nucleare, se Abe spinge per riattivare i reattori di Fukushima, Koike punta alle rinnovabili.