In un clima di totale incertezza economica, domenica 33,8 milioni di argentini sono attesi alle urne per scegliere presidente e vicepresidente, un terzo dei senatori e la metà dei deputati. Sei in tutto i candidati in lizze che alle primarie dello scorso agosto hanno superato la soglia del 2%, ma il confronto per la Casa Rosada è incentrato sul duello tra il presidente uscente Mauricio Macri - candidato di Juntos per el Cambio con il suo vice Miguel Angel Pichetto - e il rivale peronista Alberto Fernandez del Frente de Todos, con la sua vice, l'ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner.
L'appuntamento elettorale è considerato dagli analisti come tra i più delicati e cruciali della storia del Paese e il suo esito è particolarmente atteso dai mercati finanziari. A fare da sfondo al voto complesso, la crisi economica, lo spread in salita, la povertà dilagante e l'aumento della criminalità.
Gli ultimi sondaggi danno una differenza di 20 punti percentuali a favore di Fernandez, accreditato del 52% delle intenzioni di voto, mentre Macri sta attorno al 32%. Al terzo posto Roberto Lavagna al 6%, mentre gli altri 3 candidati non superano il 2%. Del resto Fernandez è già uscito vincitore delle primarie dell'11 agosto - con un distacco di 16 punti percentuali - e nelle ultime settimane ha rafforzato la sua posizione di vantaggio. Così, se le urne dovessero confermare i sondaggi, Fernandez verrà eletto già dal primo turno in quanto la legge argentina assegna la vittoria al candidato che supera il 45% dei consensi oppure ottiene più del 40% con 10 punti di vantaggio sul secondo. Altrimenti si andrà al ballottaggio, previsto per il 24 novembre.
Il fallimento di Macri
A Macri viene addebitata la responsabilità della nuova crisi economica nella quale il Paese è sprofondato: secondo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Pil in caduta del 3,1% e inflazione al 57,3%. Il suo motto era quello di "riportare l'Argentina nel mondo", ma il suo primo mandato si chiude con un netto peggioramento degli indicatori macro-economici, crescente povertà e disoccupazione come conseguenza delle mancate riforme oltre alla fuga di capitali e imprenditori.
L'imprenditore 60enne, ex presidente del Boca Juniors (1995-2008), in politica dal 2005 e deputato per due anni, ha un programma di impostazione liberale che lo ha portato a riaprire il Paese al dialogo e alla collaborazione con l'Occidente e le organizzazioni internazionali economico-finanziarie. In occasione del G20 di Buenos Aires, i leader mondiali hanno manifestato fiducia e appoggio nelle sue politiche di riforma, primo fra tutti il presidente Usa Donald Trump, che sostiene l'ingresso - pendente - dell'Argentina nell'Ocse. Tra i risultati raggiunti dal governo Macri vi è l'accordo commerciale tra Mercosur e Unione europea.
Fernandez punta a rinegoziare il debito
Il suo rivale Fernandez - 60 anni, avvocato, docente in materie giuridiche, in politica da sempre - presenta un programma improntato sul sociale, che prevede, tra l'altro, un piano ad hoc contro la povertà e la rinegoziazione del debito a partire dal maxi prestito di oltre 56 miliardi di dollari ottenuto dal Fmi nei mesi scorsi. Capo di gabinetto dell'ex presidente Nestor Kirchner dal 2003 al 2007, ha poi assunto un atteggiamento critico nei confronti dell'amministrazione di Cristina Fernandez e delle scelte politiche ed economiche del kirchnerismo. Nel 2018 Fernandez è però ritornato a quella piattaforma politica, designato candidato alla Casa Rosada.
Il leader del Frente de Todos non gode del favore del mondo economico e finanziario, sia interno che internazionale, che teme un ritorno a politiche di chiusura e scelte ideologiche nella politica continentale agli antipodi di quelle attuate da Macri, a cominciare dalla crisi in Venezuela, per la quale Fernandez opterebbe per la neutralità. Terzo in lizza è Roberto Lavagna, 77 anni, candidato di Consenso Federale, che si pone come alternativa al dualismo tra macrismo e peronismo. L'aspirante più giovane e più a sinistra è Nicolas del Cano, del Frente de izquierda. Oltre a loro c'e' l'ex militare di Frent Nos, Jose Gomez, noto per le sue posizioni conservatrici su temi quali patria, famiglia e il 'no' all'aborto. Il sesto candidato è Jose Luis Espert di Unite Frente Despertar, alla sua prima esperienza politica attiva.