L'uscita della Casa Bianca del segretario all'Interno, Ryan Zinke, e' solo l'ultima di una serie di dimissioni eccellenti - volontarie o forzate - nello stretto entourage del presidente americano, Donald Trump. Da quando e' entrato alla Casa Bianca, nel gennaio 2017, decine di collaboratori piu' o meno diretti hanno lasciato l'incarico o sono stati defenestrati.
- RYAN ZINKE, segretario all'Interno, ha gestito 500 milioni di acri di suolo pubblico, compresi 59 parchi nazionali, nonché l'assegnazione delle licenze per estrazione di carbone, petrolio e gas. Arrivato a cavallo nel giorno del suo insediamento, ex navy seal, si è dimesso perché nel mirino di diverse inchieste per spese eccessive e possibili conflitti d'interesse.
- JOHN KELLY, capo di gabinetto della Casa Bianca. Era il più stretto consigliere di Trump ma poi si è consumata una rottura, complice forse anche i cattivi rapporti di Kelly con la First Lady Melania. Lascerà l'incarico alla fine dell'anno e verrà sostituito da Mick Mulvaney.
- JEFF SESSIONS, ministro della Giustizia, si è dimesso "su richiesta di Trump" a novembre ma era da tempo nel bersaglio del presidente perché a marzo 2017, subito dopo il suo insediamento, aveva ricusato sé stesso da qualsiasi ingerenza nel Russiagate.
- NIKKI HALEY, ambasciatore alle Nazioni Unite. Ha annunciato a sorpresa ai primi di ottobre la decisione di lasciare l'incarico alla fine dell'anno, senza fornire alcuna spiegazione chiara. Figlia di immigrati indiani, dal carattere molto forte, era diventata la donna più in vista dell'amministrazione. Ha promesso comunque che farà campagna per la rielezione di Trump nel 2020. Sarà sostituita dalla portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert, ex anchorwoman di Fox News, l'emittente preferita di Trump, chiamata nell'amministrazione senza alcuna esperienza politica e divenutane la stella nascente.
- SCOTT PRUITT, ministro dell'Ambiente, si è dimesso il 5 luglio. Responsabile dell'agenzia per la protezione dell'ambiente che aveva minuziosamente smantellato il programma ambientalista di Barack Obama, è rimasto ingolfato in una serie di scandali legati al suo utilizzo dei fondi pubblici. Trump ha fatto capire che nominerà al suo posto il ministro ad interim, un ex lobbista del settore del carbone e dell'energia.
- REX TILLERSON, segretario di Stato. L'ex ad di ExxonMobil è stato silurato il 13 marzo dopo mesi di tensioni e di umiliazioni da parte di Trump sulla strategia diplomatica americana, per Iran e Corea del Nord. E' stato sostituito dal capo della Cia, Mike Pompeo. In una recente intervista, Tillerson ha detto che non è stato facile lavorare con il presidente perché è indisciplinato e non gli piace leggere, e che a volte gli chiedeva cose illegali. L'inquilino della Casa Bianca ha risposto su Twitter dandogli dell'"ottuso".
- STEVE BANNON, capo stratega. Il "presidente Bannon" come era stato soprannominato il potente consigliere-ombra, era stato l'architetto della campagna nazional-populista di Trump e poi responsabile della strategia alla Casa Bianca. Vicino all'estrema destra, nei mesi passati nell'amministrazione si è scontrato però con gli altri consiglieri di Trump e ha se ne è andato nell'agosto 2017, assicurando però che continuerà a sostenere Trump.
- GARY COHN, consigliere economico. Ex presidente della banca d'affari Goldman Sachs, si è dimesso a marzo dal ruolo di principale consigliere economico di Trump per protesta contro la decisione del presidente di imporre nuovi dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
- MICHAEL FLYNN e HR MCMASTER, consiglieri per la Sicurezza nazionale. Il primo, generale a riposo, ha resistito solo 22 giorni e poi è rimasto invischiato nel Russiagate per i suoi contatti con la Russia e ha riconosciuto di aver mentito all'Fbi. Il suo sostituto, HR McMaster, anche lui generale a tre stelle, è durato appena un anno ed è stato sostituito dall'ex ambasciatore all'Onu, John Bolton.
- SEAN SPICER, REINCE PRIEBUS ed ANTHONY SCARAMUCCI, portavoce e direttori della comunicazione del presidente. Nei sei mesi in carica, Spicer è finito più volte nel mirino a causa delle sue gaffe; è stato licenziato il 21 luglio 2017, una settimana prima di Reince Priebus, capo della comunicazione. Il record di brevità spetta però ad Anthony Scaramucci: alla guida della comunicazione ha resistito appena 6 giorni, dal 26 luglio del 2017 al 31 luglio.