Si mettono sempre peggio le cose per Dustin Hoffman dopo che altre tre donne lo hanno accusato di molestie, una delle quali era ancora minorenne all’epoca dei fatti. E dopo il racconto delle tre sulla rivista Variety, sale a sei il numero delle vittime di abuso del due volte premio Oscar che, tramite il suo legale, definisce le accuse “false e diffamatorie”.
Il caso Cori
Il nuovo capitolo – riporta la Stampa – vede protagonista una 16enne, Cori Thomas, compagna di classe della figlia dell’attore: Karina. I fatti risalirebbero al 1980. Stando a quanto ha raccontato al sito americano specializzato di cinema e celebrità, la giovane sarebbe stata molestata in un hotel di New York. Dopo una giornata trascorsa a Manhattan con Hoffman e la figlia, i tre avrebbero cenato nella stanza d’albergo dell’attore, che all’epoca stava divorziando dalla moglie.
La Thomas ha raccontato che l’attore si sarebbe avvicinato a lei dopo che la figlia se ne era andata via e, mentre era in attesa che i suoi genitori la andassero a prendere per tornare a casa. “Lei è andata via ed io sono rimasta con lui da sola nella stanza d’albergo”, ha riferito la Thomas. “Ero seduta ad aspettare i miei genitori” quando lui si è presentato solo con un asciugamano alla vita. “Era davanti a me nudo. Sono quasi collassata. Ero mortificata”, ha proseguito, indicando che Hoffman le avrebbe chiesto di massaggiarle i piedi.
Le altre due donne
Un’altra donna, Melissa Kester, ha raccontato, invece, come l’attore le infilò la mano sotto la gonna mentre erano nello studio di registrazione. Una terza è invece rimasta anonima, ma ha accusato Hoffman di averla aggredita durante le riprese del film “Ishtar”.
I precedenti
Dustin Hoffman è stato già accusato di molestie nelle settimane scorse dall’attrice Anna Graham Hunter che all’epoca dei fatti, nel 1985, aveva 17 anni, e dalla produttrice e sceneggiatrice tv, Riss Gatsiounis, che ha denunciato fatti accaduti nel 1991 quando lei era una giovane autrice di teatro.
A puntare il dito contro Hoffman è anche Kathryn Rossetter, che ha raccontato all’Hollywood Reporter di essere stata molestata dall'attore nel 1983. "Ero un'aspirante attrice a New York City, avevo diciassette anni e non avevo avuto il privilegio di frequentare scuole importanti, avevo studiato privatamente e cercato un lavoro in tutti i modi”, ricorda la donna. “Avevo pochissima esperienza quando mandai la mia foto sperando di ottenere un'audizione per la messa in scena, a Broadway, di 'Morte di un commesso viaggiatore', protagonista Dustin Hoffman".
La donna racconta di essere stata convocata, di aver letto alcuni brani della piéce proprio insieme a Hoffman "ed era molto allegro, simpatico, disse che gli piaceva come ridevo e che voleva proprio me. Non potevo credere alle mie orecchie. Il regista obiettava che fossi troppo giovane e Hoffman mi suggerì, per il provino definitivo, di truccarmi in modo da sembrare più grande di quanto fossi in realtà".
Dopo alcuni altri provini l'attrice venne scritturata, racconta Repubblica. "Dustin mi invitò a cena e mi presentò sua moglie, e telefonò a mia madre per dirle che stavo per debuttare a Broadway. Era il mio eroe". Tre giorni dopo, durante la prima settimana di prove, "mi portò a pranzo poi mi disse di accompagnarlo in albergo perché aveva dimenticato di prendere qualcosa. Mi sembrò strano che parlasse di albergo perché abitava poco lontano ma mi spiegò che in albergo avrebbe potuto fare un sonnellino e ripassare le battute con tranquillità. Arrivati nella stanza saltò sul letto, si sfilò la maglietta e mi chiese di fargli un massaggio alla schiena. Non sapevo cosa fare - continua Rossetter - gli dissi che saremmo dovuti tornare alle prove di lì a un quarto d'ora, lui disse 'una cosa veloce'. Ero molto nervosa, mi misi seduta sul letto e gli feci un leggero massaggio poi entrò in camera la cameriera e smisi immediatamente, lui si mise a ridere. Mentre stavamo per uscire mi disse 'ora abbiamo la nostra stanza d'albergo', e allora pensai che stesse facendo riferimento alla piéce, che fosse un modo di esercitare la recitazione".
Questo, racconta ancora l'attrice, "fu l'inizio di un'esperienza di abusi terribile e umiliante fatta per mano, nel senso letterale, di uno dei miei idoli". E ricorda che una sera in scena, durante lo spettacolo, a Chicago, "lui infilò le mani dentro i miei collant, poggiandole sopra le mutandine. Provai a dirgli qualcosa alla fine dello spettacolo ma non riuscii a parlarci perché era impegnato con il produttore. Da quel momento, accadde quasi ogni sera. Da sei a otto spettacoli alla settimana. Mentre lo faceva non potevo dirgli nulla perché, in scena, avevo il microfono aperto. Lui continuò diventando sempre più aggressivo. Sera dopo sera tornavo a casa e piangevo. Mi sentivo depressa e umiliata, non sapevo con chi parlare perché nel cast non avevo alcun vero amico. Come poteva farmi questo l'uomo che a tutti i costi aveva voluto aiutarmi a fare quel lavoro? Avevo fatto io qualcosa di sbagliato? Era colpa mia?". Le molestie proseguirono, racconta l'attrice a Hollywood Reporter, anche in altre forme. "Provai in ogni modo a farlo smettere, non c'era verso".