Le Filippine sono pronte a una svolta epocale, quella di rendere il divorzio legale. E non è una questione da poco. Nel Paese il 93% della popolazione aderisce alla religione cristiana (81% sono cattolici) ed è il quinto paese al mondo per numero di fedeli, il primo in Asia. È l’unico, insieme alla Città del Vaticano, a non aver legalizzato la separazione tra coniugi. Ora però tutto questo potrebbe cambiare. Il Senato di Manila sta considerando di approvare una legge, il cui disegno è stato approvato, a marzo, dalla Camera dei rappresentanti. Il risultato, anche se in terza lettura, non lascia adito a dubbi: 134 voti a favore e 57 contrari, con due astensioni. L’iter, però, è ancora lungo e complesso.
I filippini vogliono il divorzio?
Non c’è una risposta chiara a questa domanda. Un recente sondaggio ha mostrato una tendenza positiva con il 53% della popolazione favorevole e un 32% contrario. Il dato più importante però è quello che riguarda gli indecisi, il 15% del totale, che potrebbe rovesciare il dato finale. I partecipanti al sondaggio sono equamente divisi tra uomini e donne: il 62% è sposato mentre il 15% convive. Il resto sono separati o rimasti vedove/i o sono persone che non hanno intrapreso una relazione duratura.
Possono separarsi o no?
L’annullamento è l’unica alternativa possibile in caso di rottura tra i due componenti della coppia. Ma ottenerlo è un’operazione assai complicata perché passa dall’attivazione di una causa civile che comprende persino un test di salute mentale. Solo il giudice, alla fine, può dichiarare se il matrimonio è valido o meno. Le cause possono durare anche diversi anni e sono molto costose.
Gli ostacoli per la legge
Il presidente Duterte, secondo quanto scrive Vice News, non ha preso una posizione netta, evitando di rispondere direttamente a domande sull’argomento. Il suo portavoce, invece, ha fatto intendere che sarebbe contrario al divorzio e che appoggerebbe le richieste dei rappresentanti della Chiesa cattolica. Non è un elemento banale visto che, in ultima istanza, Duterte potrebbe opporre il suo veto e cancellare l’eventuale approvazione. Pia Cayetano, una delle autrici del disegno di legge, ha detto che è proprio la chiesa l’ostacolo più grande per ratificare la decisione. Nel 2012, ad esempio, ci fu una vera battaglia sociale per cercare di impedire la promulgazione di una legge che consentiva il libero accesso ai metodi contraccettivi. Secondo la Cayetano molti politici subiscono la forza e l’influenza che il cattolicesimo infonde nel Paese. Broderick Pabillo, vescovo di Pabillo, è impegnato in prima linea per far sì che il divorzio non diventi legale in nessuna occasione. “Siamo noi ad essere fuori dal tempo o stiamo difendendo ciò che è giusto?”. La battaglia per questo diritto, insomma, è ancora tutta da giocare.