L'anno scorso la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco degli italiani superava quanto detenuto dal 70% più povero, sotto il profilo patrimoniale. È quanto emerge nell'ultimo rapporto Oxfam da cui emerge un peggioramento della situazione rispetto all'ultimo decennio. E nel nostro Paese, i ricchi sono soprattutto figli dei ricchi e i poveri figli dei poveri: condizioni socio-economiche che si tramandano di generazione in generazione. L’edificio sociale ha un pavimento e soffitto “appiccicosi”: 1/3 dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, manterrebbe una posizione apicale.
I giovani italiani che ambiscono a un lavoro di qualità devono fare oggi i conti con un mercato profondamente disuguale, caratterizzato, a fronte della ripresa dei livelli occupazionali dopo la crisi del 2008, dall’aumento della precarietà lavorativa e dalla vulnerabilità dei lavori più stabili.
Oltre il 30% dei giovani occupati guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese. Il 13% degli under-29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa. Un quadro d’insieme contraddistinto da carenze nell’orientamento, debolezze sistemiche nella transizione dalla scuola al mondo del lavoro, da un arretramento pluridecennale dei livelli retributivi medi per gli occupati più giovani, dalla sotto-occupazione giovanile, da un marcato scollamento tra la domanda e l’offerta di lavoro qualificato che costringe da anni tanti giovani laureati ad abbandonare il nostro Paese, in assenza di posizioni lavorative qualificate e di prospettive di progressione di carriera.
“Tanti, troppi giovani italiani non studiano né lavorano, lavorano per una paga risibile, meditano di partire in cerca di un futuro migliore. – conclude Bacciotti - Servono interventi efficaci, per fare in modo che le giovani generazioni non siano lasciate indietro e al contrario siano, come è giusto, una risorsa per il nostro Paese. I giovani italiani reclamano un futuro più equo e aspirano a un profondo cambiamento della società, non più lacerata da disparità economico-sociali, ma più equa, dinamica e mobile: abbiamo la responsabilità di ascoltare le loro richieste”.
In generale, i 2.153 miliardari più ricchi del pianeta detengono ormai più soldi di quanti ne possiede il 60% della popolazione mondiale. Una concentrazione della ricchezza che è soprattutto a scapito delle donne, le prime vittime della disuguaglianza.
Il rapporto annuale di Oxfam sulle disuguaglianze globali viene tradizionalmente pubblicato prima dell'apertura del World Economic Forum (WEF) di Davos, in Svizzera, appuntamento-clou per le elite economiche e politiche del pianeta.
Alla luce dei movimenti di protesta registrati nell'ultimo anno in tutto il mondo - dal Cile al Medio Oriente, passando per la Francia - l'ong consiglia ai "governi di tutto il mondo" di adottare "misure urgenti per costruire un'economia più umana e femminista che dia valore a quello che conta davvero per la società".
Secondo i dati della ong, raccolti sulla base di numeri pubblicati dalla rivista Forbes e dalla banca Credit Suisse e analizzati con un metodologia però criticata da alcuni economisti - 2.153 persone hanno ora più soldi rispetto ai 4,6 miliardi di persone più povere del pianeta. Non solo: le fortune dell'1% dei più ricchi corrispondono a più del doppio della ricchezza accumulata dai 6,9 miliardi di persone meno abbienti, vale a dire il 92% della popolazione del pianeta.