L'offensiva turca contro l'enclave di Afrin nella Siria del nord, controllata dalle forze curde Pyd-Ypg, avanza e comincia a segnare alcune conquiste sul terreno. Mentre il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, assicura che i terroristi scappano ma verranno inseguiti, arrivano le proteste del presidente siriano, Bashar al-Assad, e della Francia che ha convocato una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Tiepida invece la reazione americana: da Washington la portavoce del dipartimento di Stato, Heather Nauert, si è limitata a esortare Ankara alla "moderazione" e a evitare vittime civili.
Dopo i raid aerei e gli intensi bombardamenti a colpi di artiglieria pesante, lanciati sabato dall'esercito turco contro sette diverse aree, distruggendo 108 dei 113 obiettivi previsti, domenica Ankara ha dato il via alle operazioni via terra. L'Esercito libero siriano (Els), sostenuto dalla Turchia, avanza da est, mentre i berretti bordeaux, le truppe d'elite di Ankara, sono penetrate da nord.
'Ramoscello d'ulivo' è un intervento militare annunciato da tempo, per il quale tuttavia Ankara ha dovuto attendere il via libera di Mosca, che fino alla fine ha mantenuto un piccolo contingente militare nell'area proprio per evitare l'escalation. Ankara da parte sua ha ripetutamente rivendicato il proprio diritto a difendere il confine sud da un'organizzazione che ritiene terroristica, il Pyd-Ypg, della quale i turchi denunciano lo stretto legame con il Pkk, organizzazione separatista con cui la Turchia è in guerra dal 1984.
Erdogan: "Inseguiremo i terroristi"
"State assistendo alla fuga dei terroristi, ma noi li inseguiremo", ha affermato Erdogan, esprimendo poi l'augurio che l'operazione "venga portata a termine in fretta" ma promettendo al contempo che "non faremo un passo indietro". E davanti agli appelli del Partito democratico dei popoli (Hdp) turco a scendere in strada a manifestare contro l'offensiva, ha sottolineato che "finora, non molte persone sono uscite". "Ma lasciatemi dire questo - ha aggiunto Erdogan - non ci pensate nemmeno! Ci sarà un alto prezzo da pagare per coloro che risponderanno a questo appello". La polizia ha bloccato manifestazioni che si tenevano a Diyarbakir e Istanbul, facendo arresti.
Intanto, i primi villaggi nella zona siriana di Afrin sono stati conquistati alle forze curde. "Il nostro esercito ha iniziato a prendere il controllo di centri abitati sottratti ai terroristi", ha annunciato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, da Baghdad, precisando che l'esercito di Ankara è penetrato per una profondità di 5 chilometri in Siria. Le forze curdo-siriane hanno risposto con il lancio di razzi: quattro hanno colpito la cittadina turca di Reyhanli, al confine con la Siria. Un rifugiato siriano è morto e altre 37 persone sono rimaste ferite, di cui quattro in gravi condizioni. Razzi erano caduti nella notte anche su Kilis, cittadina curda al confine, di fronte all'enclave di Afrin, ferendo leggermente una donna e danneggiando due case e un negozio. Dall'altra parte del confine, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, sono già 18 i civili che sono stati uccisi in due giorni di operazioni militari turche.
Le proteste di Assad (e di Parigi)
L'offensiva è stata duramente condannata dal presidente siriano, Assad, così come dal ministro francese delle Forze armate, Florence Parly, che ha rivolto un appello alla Turchia perché cessi le sue operazioni contro i curdi siriani, ritenendo che questo possa solo nuocere alla lotta contro l'Isis. "Questi combattimenti devono essere fermati", ha dichiarato sul canale televisivo France 3, potrebbero "deviare le forze combattenti curde, che sono dalla parte della coalizione internazionale, dalla lotta primordiale (contro il terrorismo)". Le ha fatto eco il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, che ha sottolineato la profonda preoccupazione di Parigi per il "brutale peggioramento della situazione" in Siria in luoghi come Afrin, ma anche Idlib e Ghuta. Da qui, la richiesta di "una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu per valutare tutti i rischi umanitari, che sono molto seri", ha proseguito il capo della diplomazia francese.
Debole invece la protesta degli Stati Uniti che, di fronte all'offensiva turca contro le forze curde Ypg, alleati però di Washington nella lotta contro l'Isis, si sono limitati a esortare Ankara a "esercitare moderazione e ad assicurarsi che le sue operazioni militari restino limitate per portata e durata e scrupolose nell'evitare vittime civili". "Chiediamo a tutte le parti di restare focalizzate sull'obiettivo centrale della sconfitta" dello Stato islamico, ha poi sottolineato la portavoce del Dipartimento di Stato.