Elezioni a suffragio universale diretto entro il 2018, ma prima una maggiore stabilità del governo transitorio libico: si sviluppa su questo doppio binario il lavoro dell'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Ghassan Salamè, che domenica a Tunisi ha incontrato Paolo Gentiloni.
Dopo il colloquio, il presidente del Consiglio ha sottolineato che "un assetto transitorio più solido in Libia avrebbe delle conseguenze anche per la sicurezza in Italia e consoliderebbe i passi avanti fatti nella lotta ai trafficanti di esseri umani".
"Situazione nei campi dei migranti in Libia è gravissima"
Il premier Gentiloni ha ribadito che la situazione dei diritti umani nei campi in cui vengono trattenuti i migranti in Libia "è gravissima, ma grazie all'iniziativa italiana negli ultimi mesi le autorità libiche stanno consentendo sempre meglio e sempre più l'accesso alle organizzazioni internazionali. Il problema è che questo intervento deve essere molto accelerato". Il premier ha ribadito che "dobbiamo essere traumatizzati per le notizie di violazione dei diritti umani", ma ora che si sono accesi i riflettori, "se oggi gli organismi Onu possono intervenire, dobbiamo metterli in condizione di farlo sempre meglio e fare passi che finora non si sono fatti".
Lavoro di Salamè articolato in tre fasi
Gentiloni ha spiegato che il lavoro di Ghassan Salamè si articola in tre fasi:
- innanzitutto, "superare senza danni il 17 dicembre", scadenza degli accordi di Skhiratche sarebbe " sbagliato mettere in discussione";
- in secondo luogo, "lavorare per un assetto transitorio, sia del consiglio presidenziale che del governo, che possa portare a elezioni a suffragio universale entro l'anno prossimo". "Se si trovasse un punto di equilibrio tra le diverse parti sarebbe un passo avanti importante" e l'obiettivo di Salamè è "un rafforzamento dei due organi", ha spiegato il presidente del Consiglio, altrimenti, ha detto, "andranno avanti le procedure, avviate con la registrazione dei votanti, per le elezioni del 2018".
- Altro obiettivo dell'inviato speciale dell'Onu è l'Assemblea nazionale, da tenere entro la prossima primavera, in cui mettere insieme tutte le parti, non solo quelle che hanno ruolo politico ma anche civile, religioso, sportivo, per promuovere il sentimento di una ownership libica e di riunificazione nazionale".
"Il ritorno dei 'foreign fighters' destabilizza la regione"
Prima di lasciare Tunisi e partire per l'Angola, Gentiloni ha reso omaggio al museo del Bardo alle 24 vittime, 4 delle quali italiane, dell'attentato del 18 maggio 2015. A margine della visita, il premier ha sottolineato che la Tunisia, a due anni e mezzo da quella strage, ha fatto "passi in avanti sul terreno della sicurezza e del contrasto al terrorismo", e "sta consolidando il suo sistema democratico", ma ha riconosciuto che, dopo la strage dei giorni scorsi in Egitto, "la situazione resta difficile" e che "il ritorno dei 'foreign fighters' in tutta la regione può creare degli effetti destabilizzanti".