Il bilancio dell'epidemia di coronavirus supera quota trentamila casi accertati (31.211, secondo l'ultimo bollettino dell'Oms) con 637 decessi. Fuori dalla Cina i contagi sono 270 in 24 Paesi, con un decesso. Wuhan, e più in generale lo Hubei, rimangono i maggiori focolai di diffusione della malattia: dei 3.143 casi accertati ieri, 2.447 sono nella provincia interna dove si trova Wuhan, la città da cui si ritiene si sia diffuso il virus.
Sono 22.112 i casi accertati nello Hubei, tra cui 618 decessi. Sono 26.359 i casi sospetti in tutta la Cina. Ieri, per il quarto giorno consecutivo, è stato registrato un record di decessi: 73 (69 dei quali nel solo Hubei) contro i 70 di mercoledì scorso, i 65 del giorno precedente e i 64 di lunedì. Le persone che hanno avuto contatti con chi è risultato positivo ai test sul coronavirus sono 314.028 e, di queste, 186.045 sono ancora sotto osservazione.
L'epidemia si è diffusa in altri 24 Paesi dislocati in quattro continenti, con l'esclusione dell'Africa e dell'area sub-continentale del Sud America, dove non si registrano casi confermati.
Le guarigioni
Il governo e i media cinesi da giorni enfatizzano l'aumento del numero di persone guarite, che ha superato il totale dei decessi: allo stesso tempo, secondo il bollettino diffuso lunedì scorso, il numero di vittime in Cina ha superato quello dei morti per la Sars nel Paese nel 2003 (in totale, le vittime di Sars sono ancora superiori a quelle del nuovo coronavirus).
All'ultimo conteggio, sono 1.540 le persone guarite e dimesse in Cina, delle quali 387 ieri (e di queste ultime, 184 registrate nel solo Hubei).
Tra i guariti, riferisce il quotidiano China Daily, c'è anche un uomo di 91 anni di Wuhan, che è il più anziano a essere uscito sulle proprie gambe da una struttura sanitaria dallo scoppio dell'epidemia. L'uomo ha battuto il record della settimana scorsa, detenuto da un uomo di 88 anni.
Le misure contro la diffusione del coronavirus
Per contenere il virus, le autorità locali hanno avviato un cordone sanitario con forti restrizioni alla mobilità dei cittadini attorno a 14 citta' dello Hubei, che contano circa 56 milioni di abitanti: la prima di queste è stata proprio Wuhan, che ha oltre 11 milioni di abitanti.
Altre città al di fuori dello Hubei, a cominciare da Wenzhou, nella provincia costiera dello Zhejiang, hanno subito forti restrizioni nei movimenti: una di queste, Hangzhou, sempre nello Zhejiang, è sottoposta a forti restrizioni in tre distretti, tra cui quello dove hanno sede gli uffici del gigante dell'e-commerce fondato da Jack Ma, Alibaba.
Lo sforzo della Cina per contrastare l'epidemia ha visto - quasi in un reality show - la costruzione in dieci giorni di un ospedale a Wuhan, lo Huoshenshan, che ha iniziato ad accettare i primi pazienti. Alla struttura se ne è affiancata una seconda, ultimata ieri e iniziata pochi giorni dopo, il Leishenshan, che può accogliere fino a 1.600 malati.
A Wuhan, la Cina ha dispiegato anche medici militari con esperienza nel contrasto alla Sars e all'Ebola: sono circa 1.400, tra dottori, infermieri e personale sanitario.
Ci sono poi gli ospedali esistenti nel capoluogo dello Hubei: tra i più citati c'è lo Jinyintan, struttura nota per i numeri di casi guariti, e il Wuhan Central Hospital, dove ieri è morto il medico Li Weiliang, che per primo aveva rilevato la presenza di un coronavirus di nuovo tipo e lanciato l'allarme sul pericolo di un'epidemia.
La Cina ha convogliato nello Hubei medici da tutto il Paese, circa 11 mila, e ha impiegato anche medici militari. Wuhan sta aumentando le strutture dedicate alla cura, adibendo all'accoglienza dei malati anche alberghi, scuole, palestre e centri espositivi: l'agenzia Xinhua stima che si possano aggiungere ancora oltre diecimila posti.
Le stesse autorità dello Hubei hanno lamentato, di recente, proprio la carenza di posti letto, a fronte di un numero di persone contagiate che continua a salire e a mettere sotto pressione le strutture esistenti.
L'impatto sull'economia
Vediamo ora quale si stima possa essere l'impatto del coronavirus sull'andamento delle economie mondiali.
S&P Global Ratings ha ridotto le sue previsioni sulla crescita economica della Cina nel 2020, portandole al 5%, dal 5,7% previsto venerdì scorso. Secondo l'agenzia l'impatto dell'epidemia del nuovo coronavirus probabilmente comportera' un pesante contraccolpo a breve termine. Secondo l'agenzia, Pechino dovrebbe riuscire a contenere la diffusione del virus entro marzo. Allo stesso tempo, l'agenzia rivede al rialzo la sua stima sulle previsioni di crescita della Cina nel 2021, incorporando un probabile rimbalzo e portandole dal 5,6% al 6,4%.
Secondo l'ufficio studi Anz, grazie anche agli stimoli della banca centrale cinese, il Pil del Dragone salira' del 5,8% anche se nel primo trimestre ha rivisto il tasso dal 5,9% al 5%. La revisione al ribasso da parte degli economisti di Anz è causata dal fatto che "l'attivita' industriale e le esportazioni diminuiranno a causa della diminuzione del numero di giorni lavorativi", ossia 3,5 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
Più pessimisti gli esperti di Citigroup che prevedono un rallentamento della crescita della Cina per l'intero anno rispetto alla loro precedente previsione del 5,8% al 5,5%. L'impatto economico negativo si concentrera' probabilmente nel primo trimestre dell'anno ma a loro giudizio "interventi politici attentamente calibrati saranno fondamentali per mitigare lo shock economico".
Vede ancora più 'nero' Moody's anche se in questo momento, mantiene la sua previsione di una crescita del 5,8% del Pil per la Cina nel 2020. Ma anche se i consumi si riprenderanno, la ripresa non sara' cosi' forte come dopo l'epidemia di Sars del 2002-2003, in quanto la domanda stenterà a decollare di nuovo, ha detto Martin Petch, un funzionario del credito senior di Moody's. Non solo, ma il virus rappresenta "una seria e crescente minaccia" per l'economia globale che ora non è possibile quantificare.
Secondo le ultime stime di Economist Intelligence Unit il Pil cinese crescerà quest'anno tra il 4,9 e il 5,4% e non del 5,9% come precedentemente previsto. Per uno degli analisti dell'istituto, Imogen Page-Jarrett (come riporta il Cbnc), la crescita sara' rallentata anche per il fatto che il governo investirà di più sul fronte della sanità piuttosto che sulle infrastrutture. E se settori come i viaggi, il turismo e l'industria manifatturiera saranno i piu' colpiti, alcuni settori come quello farmaceutico, dell'intrattenimento online e dell'e-commerce potrebbero a questo punto riprendere a crescere.
Anche Macquarie ha abbassato le previsioni per la crescita del Pil cinese: nel primo trimestre salira' del 4% e non del 5,9%. Inoltre, la crescita annua è stata rivista dal 5,9% al 5,6%, "supponendo che l'epidemia di coronavirus sia sotto controllo entro il secondo trimestre dell'anno" ha detto Larry Hu, capo economista per la Cina.
Un taglio delle stime viene operato anche dagli economisti di Mizuho: "Dato che il virus è esponenzialmente più contagioso della Sars o del Mers, i danni potrebbero essere maggiori, ha detto Vishnu Varathan, responsabile dell'economia e della strategia per l'Asia. Per il primo semestre dell'anno, Varathan si aspetta una crescita del Pil cinese tra il 4,8% e il 5,2%, prima di salire al 5,8% e al 6,3% per il secondo semestre.
Giù anche le stime di Natixis, dal 5,7% al 5,5%. Gli economisti di questo istituto di ricerca non vedono schiarite in quanto a loro giudizio l'impatto immediato dell'epidemia di coronavirus sarà peggiore di quello durante la Sars.
Anche per gli economisti di Nomura la crescita del Pil cinese per quest'anno sarà "significativamente più bassa" del 6,1%. Come ha spiegato l'analista Ting Lu alla CNBC, "il peggio deve ancora venire".
I timori per la pandemia influiranno sicuramente sulla crescita, ha fatto sapere Qian Wang, capo economista di Vanguard per l'Asia e il Pacifico che mantiene una stima per il 2020 del 5,8%. L'esperto plaude alle iniziative "serie e tempestive" del governo cinese, e per questo usa toni meno pessimisti: i rischi restano ad ogni modo sono al ribasso anche se potenzialmente potrebbe anche esserci un rimbalzo nella seconda meta' dell'anno.
Il coronavirus 'costerà' all'economia cinese un 0,5% in meno, secondo gli esperti di Ubs. La stima del Pil per il 2020 è passata infatti dal 6 al 5,5%: "Riteniamo che le misure aggressive adottate dalla Cina per contenere il virus, tra cui la messa in quarantena, nonché le misure preventive in altri Paesi, come la cancellazione dei voli e i controlli alle frontiere, si riveleranno alla fine efficaci", ha scritto Mark Haefele, responsabile degli investimenti a livello mondiale.