Qualche giorno fa Ri Chun Hee, 74 anni, è diventata una delle donne più famose del pianeta. Indossando un hanbok rosa, il vestito tradizionale coreano, è comparsa per pochi minuti davanti alle telecamere della KCTV, la più importante emittente televisiva di Pyongyang, annunciando la notizia dell’esplosione di una bomba all’idrogeno, un test voluto dal governo di Kim Jong-un. Una bomba costruita per essere cinque volte più devastante di quella sganciata su Hiroshima e Nagasaki e che ha generato un terremoto di magnitudo 6,3.
Una lunga, lunghissima carriera
Chun Lee, tenendo un foglio tra le mani, ha letto con grande trasporto quelle poche righe capaci di scatenare l’ennesima ondata di preoccupazione (e condanna) da parte delle principali potenze del mondo. I telespettatori coreani, invece, non si sono stupiti più di tanto nel vederla comparire sugli schermi. Chun Lee è la più importante giornalista del Paese e dal 1974, anno del suo esordio come anchorwomen, aggiorna sulle decisioni prese dal loro capo supremo. Prima Kim Jong-il e ora Kim Jon-un. E nonostante si sia ritirata nel 2012 è sempre lei, in caso di messaggi particolarmente importanti, a parlare al popolo.
Uno stile “melodrammatico”
Di lei non si sa moltissimo. È nata nella contea di Tongchon, non lontana dalla costa del Mar del Giappone e dal confine con il Sud. Ha studiato cinema e teatro all’Università di Pyongyang apparendo per la prima volta in televisione nel 1971. Non è un caso che sia stata scelta come volto principale dell’emittente. Il suo stile, fortemente melodrammatico, è apprezzato dai vertici di cui rappresenta in pieno la propaganda. Esempi palesi del suo stile sono stati i pianti, in diretta, durante gli annunci delle morti di Kim Il Sung e Kim Jong Il, e l’aggressività con la quale ha raccontato le presunte minacce rivolte dal mondo occidentale all’amata Corea del Nord. Il sito “The World”, in un podcast a lei dedicato, ha analizzato in maniera attenta questo suo enfatico linguaggio.
Una buona giornalista televisiva, secondo la Corea del Nord
Oltre allo stile, e alla devozione, Chun Hee è dotata di una pronuncia chiara cui unisce una mimica misurata e comprensibile. Il South China Morning Post, nel raccontare la sua storia, ha riportato le parole di Kim Yong, una delle principali voci giornalistiche della Corea del Sud ma grande conoscitore del sistema informativo della KCTV: “Ai giornalisti di Pyongyang non è permesso mangiarsi le parole o avere problemi nello scandire le notizie. La punizione è il licenziamento”. Un problema che Chun Lee, la cui voce secondo Yong “riempie lo schermo”, non ha mai avuto.