Il Congresso Usa sfida la Turchia dopo l'offensiva di Ankara nel nord della Siria. La Camera dei rappresentanti, a larghissima maggioranza, ha approvato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e un'altra che chiede al presidente, Donald Trump, di imporre sanzioni e altre restrizioni alla Turchia e ai suoi dirigenti.
Lo schiaffo bipartisan all'alleato Nato arriva a due settimane dalla visita del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, alla Casa Bianca. La Camera ha riconosciuto formalmente il "genocidio armeno" con ben 405 sì su 435 voti, con solo 11 contrari. Un lungo applauso ha salutato il via libera al testo che, seppure non vincolante, invita a "commemorare il genocidio armeno" e a educare i giovani su ciò che accadde, rifiutando i tentativi di negarlo. Il genocidio armeno è riconosciuto da una trentina di Paesi, tra cui l'Italia. La risoluzione sulle sanzioni è stata invece approvata con 403 si' e 11 no e ora passa al Senato.
Ankara, da parte sua, ha subito "respinto" la risoluzione sul genocidio armeno, bollata come una decisione "ad uso interno, priva di qualunque base storica e giuridica". La Turchia ha sempre negato che si possa parlare di genocidio per le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall'impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che secondo alcune stime avrebbero causato fino a un milione e mezzo di morti. "Èun passo politico insignificante", ha affermato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, "indirizzato solo alla lobby armena e ai gruppi anti-Turchia".
Il ministero degli Esteri di Ankara ha parlato di decisione "non consona" all'alleanza Nato che lega i due Paesi e all'accordo tra Usa e Ankara sulla tregua in Siria, e ha invitato l'Amministrazione Trump a adottare misure per evitare passi che danneggino ulteriormente le relazioni bilaterali.
Nel 2017, subito dopo l'insediamento alla Casa Bianca, Trump aveva definito il massacro degli armeni nel 2015 "una delle peggiori atrocita' di massa del XX secolo" ma aveva evitato di usare il termine genocidio. Il suo predecessore Barack Obama in campagna elettorale si era impegnato ad riconoscere il genocidio armeno ma poi non lo aveva fatto. Ora prende in mano la situazione Capitol Hill, che si ritrova in una rara intesa bipartisan proprio mentre si apre la battaglia sull'impeachment.