Tra i "bookmaker" delle cose politiche tedesche gli scenari di quel che potrà succedere dopo il voto del congresso Spd a Bonn si sprecano, ovviamente. Ma mentre in caso di una vittoria dei Sì da parte dei 600 delegati socialdemocratici per una nuova edizione dell'alleanza di governo con Frau Merkel e la compagine Cdu/Csu le risposte sono abbastanza scontate, se prevarranno i No l'orizzonte si complica in modo drammatico.
Primo scenario (vincono i Si')
Le trattative per la formazione del nuovo governo tedesco a guida Merkel riprenderebbero con grande rapidità, forse già lunedì, con un incontro tra i vertici di Cdu/Csu ed Spd. I negoziati, salvo sorprese, si concludono a metà febbraio, ma bisognerà attendere l'esito della consultazione interna degli iscritti Spd per poter iniziare dopo il 12 marzo le procedure al Bundestag per l'elezione della cancelliera. Un governo in carica si avrebbe, secondo questo piano, poco prima di Pasqua.
Ovviamente, potrebbero tirare un sospiro di sollievo sia Angela Merkel che Martin Schulz. Anche se bisognerà vedere se i Sì avranno vinto di stretta misura oppure con larga maggioranza per capire quanto stabile sarà la poltrona di leader dell'Spd.
Secondo scenario (vincono i No)
Tre i possibili esiti dopo il crollo delle trattative per una nuova Grosse Koalition. Merkel, che pure si è sempre detta contraria, potrebbe decidere di tentare la carta di un governo di minoranza. Questo significherebbe cercare per ogni decisione di rilievo una maggioranza variabile nel Bundestag. Ipotesi molto complicata in un Paese che considera la stabilità un tabù. L'altra ipotesi è quella di riaprire la trattativa con i liberali dell'Fpd e con i Verdi per un governo "Giamaica": complicato, intanto perché è difficile oggi vedere i punti di convergenza che sono sembrati insuperabili ieri, e poi perché la Fpd del giovane Christian Lindner ha già fatto sapere di non essere disponibile.
Ultima opzione
Il presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier avvia le procedure per tornare nuovamente alle urne. Merkel si troverebbe nello scomodo ruolo di gestire una crisi lunghissima dagli esiti incerti, facendo impantanare, almeno in teoria, gli ambiziosi progetti di riforma di una Ue già in crisi.
Molti osservatori ritengono probabile un passo indietro dell'attuale cancelliera in caso di elezioni anticipate: insomma, non si candiderebbe un'altra volta. Ovviamente sarebbe un terremoto anche per la Spd: quasi certe le dimissioni da leader del partito di Martin Schulz. Che dovrebbe a quel punto non solo render conto della cocente sconfitta elettorale, ma anche del dietrofront rispetto alla decisione di mettere fine all'alleanza di governo e infine della debacle al congresso di Bonn.
Al tempo stesso, scommettono i bookmaker politici tedeschi, nella Spd si aprirebbe una resa dei conti di cui è impossibile prevedere gli esiti: anche l'attuale capogruppo Andrea Nahles sarebbe in bilico avendo fortemente spinto per una nuova edizione della Grosse Koalition, e con lei probabilmente gli altri big della Spd. Date le tendenze attuali dei sondaggi, è facilmente ipotizzabile un ulteriore calo dei consensi, che certo non aiuterebbe ad affrontare di nuovo le urne. Qualcuno si spinge ad evocare lo scenario più nero: i socialdemocratici che perdono il ruolo di seconda forza politica del Paese. Per lasciarla all'ultradestra nazional-populista dell'Afd.