Organizzata dal governo tedesco e fortemente voluta dal governo italiano, la conferenza internazionale di Berlino tenterà di portare la pacificazione in Libia. In sintesi, la situazione sul tappeto, i duellanti in campo, gli schieramenti e gli interessi in gioco.
La Libia, Paese nel caos
la crisi del Paese nordafricano, che racchiude le riserve di petrolio piu' importanti dell'Africa, va avanti dal 2011: la caduta del regime di Moammar Gheddafi, dopo una rivolta popolare e un intervento militare guidato da Francia, Regno Unito e Stati Unito, ha gettato il Paese nel caos. Nell'aprile del 2019, le forze del generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, hanno lanciato un'offensiva per conquistare Tripoli: oltre 10 mesi di combattimenti, sono costati la vita a oltre 1500 persone (circa 300 civili), il ferimento di oltre 15 mila persone e messo in fuga quasi 150 mila persone dalle loro case, diventati sfollati interni.
Il fragile cessate il fuoco
È entrato in vigore la scorsa domenica e continua ad essere rispettato sul terreno, nonostante le mutue accuse di violazioni da parte delle due forze rivali. Obiettivo della conferenza è consolidare la tregua sul terreno e impedire ingerenze straniere, che si traducano nell'invio di militari.
Serraj e Haftar, i duellanti
Fayez al-Serraj, è il premier del governo di accordo nazionale, sostenuto dall'Onu a Tripoli. Gode del riconoscimento dell'Ue e si e' guadagnato l'appoggio economico e militare della Turchia, unico Paese che ha già cominciato ad inviare truppe. Gode anche all'appoggio politico di Qatar e Italia e conta sull'appoggio politico di Misurata, città-Stato alleata da Turchia e Italia.
Khalifa Haftar è il patron del Parlamento eletto e dell'esecutivo nella città di Tobruk che di fatto controlla tutta la Cirenaica. Può contare sull'appoggio economico e militare di Russia, Arabia Saudita, Egitto e Emirati arabi uniti e l'appoggio politico di Francia e in parte anche di Stati Uniti. Avviata il 4 aprile l'offensiva militare di Haftar contro Tripoli non avanza: il generale si è progressivamente avvicinato verso la capitale e la scorsa settimana ha fatto cadere il muro difensivo nella vicina località di Sirte, ad appena 100 chilometri dal centro della capitale, ma di fato la situazione è in stallo. Adesso, dopo molto resistenze anche solo ad accettare l'invito a Berlino, Haftar sembrerebbe pronto a firmare la tregua.
Il fattore Erdogan
Il presidente turco ha reso noto di aver già cominciato a inviare truppe in Libia. Si tratta del primo intervento militare turco in un Paese non limitrofo dall'invasione di Cipro nel 1974. Obiettivo dichiarato di Ankara è frenare l'offensiva delle milizie del generale ribelle ed evitare la caduta di Tripoli schierando una potenza militare, che e' il secondo maggior esercito della Nato (477 mila uomini con fregate, cacciabombardieri, blindati, droni).
Erdogan ha detto inoltre che comincerà "al piu' presto" le trivellazioni. La zona è quella coperta dall'accordo concluso a fine novembre con Tripoli, che stabilisce i limiti della zona economica esclusiva tra i due Paesi e testimonia formalmente le aspirazioni di Ankara: da un lato, la Turchia cerca di garantirsi l'accesso a parte dei giacimenti di gas naturale nel mare di Cipro, dall'altro cerca di impedire lo sviluppo di infrastrutture, come il progetto EastMed, che portino il gas cipriota e israeliano in Europa, perché ha progetti che competono per lo stesso mercato. Nello stesso progetto rientra il piano per collegare i gasdotti Trans-Anatolico (Tanap) e Trans-Adriatico (Tap), nonché il prolungamento del Turkstream verso l'Europa
I partecipanti
Ospiti del cancelliere tedesco, Angela Merkel, al vertice organizzato dalla Germania l'Onu sara' rappresentata al grado piu' alto con il segretario generale, Antonio Guterres. Per l'Italia, saranno presenti il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Ci saranno anche il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan. Gli Usa saranno rappresentati dal segretario di Stato, Mike Pompeo. Al tavolo ci saranno il presidente francese, Emmanuel Macron, e l'egiziano, Abdel Fattah al Sisi.
Partecipano anche emissari di Regno Unito, Cina, Turchia, Repubblica del Congo, Unione Europea, Lega Araba, Unione africana, Emirati arabi uniti, Algeria.
Il ruolo dell'Italia
Roma ha ammesso il ritardo nell'affrontare il dossier e nelle ultime settimane ha recuperato terreno, offrendo l'invio di truppe nell'ambito di una forza di interposizione sotto l'egida Onu. Il governo Conte chiede che "tacciano le armi e la diplomazia riprenda il proprio lavoro".