Melbourne, Vienna o Vancouver: in quale di queste città vorreste vivere? Non si tratta di puntare un dito sul mappamondo, ma di cinque indicatori che, incrociati dall’Economist, vi dicono quali sono le realtà più ‘vivibili’ al mondo. Al primo posto viene la città australiana che batte il record, conquistando la vetta per il settimo anno consecutivo. Neanche Vancouver c’è riuscita, si è fermata a sei. Segue la ‘vecchia signora’ austriaca che per molti versi è allo stesso livello di Melbourne, ma manca il punteggio necessario per quanto riguarda cultura e ambiente. Sul podio c’è posto anche per la già citata Vancouver, che precede le altre due consorelle, Toronto e Calgary (quest’ultima quarta a pari merito con l’australiana Adelaide), segnando un ottimo piazzamento per la pattuglia canadese.
Non va altrettanto bene per il vicino americano, che si trova ben lontano nella classifica: gli Stati Uniti scontano la densità di popolazione e le preoccupazioni per la sicurezza. Come sottolinea il rapporto, infatti, “anche un Paese relativamente stabile come gli Usa ha visto crescere disordini civili legati al movimento ‘Black Lives Matter’ e alle politiche proposte dal 45esimo presidente Donald Trump”.
Roma solo cinquantesima ma Londra fa di peggio
Continuando con le prime dieci posizioni, il continente australe continua a mietere successi con Perth e Auckland a occupare la quinta e sesta posizione. Al settimo posto fa capolino la prima città europea, Helsinki, seguita da Amburgo, in Germania. Roma e Milano si piazzano rispettivamente 50esima e 43esima, ben lontane da Berlino (21esima), Bruxelles (28), Barcellona (30), Parigi (32) e Madrid (40). Tra le principali capitale europee, solo Londra fa peggio delle italiane, al 53esimo posto, seguita da Lisbona (56), Varsavia (65) e Atene (69).
Tra quelle che hanno registrato un forte balzo c’è Reykjavik, passata dalla 50esima posizione alla 37esima, grazie alla crescita del turismo e alla capacità di cambiare sviluppo. Progressi anche per Amsterdam, passata alla 18esima posizione, dopo aver assistito a un calo della criminalità. Diverso invece il destino per Manchester (da 43esima a 51esima) e Stoccolma (26esima), che hanno perso punti a causa degli attentati di cui sono state vittime. Per quanto riguarda l’Asia, Singapore festeggia il sorpasso su Hong Kong (rispettivamente 35esima e 45esima), con Tokyo e Osaka che mantengono il primato regionale (13esima e 14esima). Pechino è solo 73esima ma viene ben prima di New Delhi, al 110esimo posto.
La classifica annuale è stilata dall’Economist tenendo conto di indicatori come stabilità, assistenza sanitaria, cultura, ambiente, istruzione e infrastrutture. Vengono prese in considerazione, specificano gli autori, solo città “che le persone vorrebbero visitare o viverci”. Ecco perché posti come Kabul o Baghdad non fanno la loro apparizione nella lista dei 140 luoghi prescelti.
Perché le metropoli arrancano in classifica
Quelle che registrano i punteggi migliori, si sottolinea nel rapporto, “tendono a essere città di medie dimensioni in Paesi più ricchi con una densità abitativa relativamente bassa. Queste permette di favorire una serie di attività ricreative senza portare ad alti livelli di criminalità o infrastrutture sovraccaricate”. Ecco spiegata la relativamente bassa performance di grandi centri economici e finanziari a livello mondiale come New York, Londra, Parigi e Tokyo, “vittime del loro stesso successo”: sono tutte “hub prestigiosi” ma “soffrono di più alti livelli di criminalità, congestione e problemi di trasporti pubblici”.
Tenendo conto di ciò, non stupisce che all’altra estremità della classifica si trovi Damasco, la capitale della Siria devastata da oltre 4 anni dalla guerra civile. La precedono la nigeriana Lagos e Tripoli, in Libia, un altro Paese che da anni ormai non conosce pace. Non va meglio per Dacca, in Bangladesh, o per Port Moresby in Papua Nuova Guinea, così come per la pakistana Karachi e Algeri, a pari merito alla 134esima posizione.