Un nuovo rapporto del Pentagono lancia l’avvertimento sulle capacità delle Forze Armate cinesi e rivela le preoccupazioni di Washington sugli obiettivi militari di Pechino, a partire dalla possibilità di un attacco a Taiwan, in un momento di crescente tensione tra Cina e Stati Uniti. Il rapporto di 125 pagine, compilato sul modello di quelli che venivano stilati sull’Unione Sovietica negli anni in cui alla Casa Bianca c’era Ronald Reagan, si occupa delle strategie di Pechino e della loro storia. Il rapporto, si legge nella presentazione sul sito web del Pentagono, “guarda agli obiettivi della Cina, entrando nel dettaglio dei cambiamenti nelle strutture e nei comandi nell’Esercito di Liberazione Popolare”.
Negli anni a venire, scrive nella prefazione Dan Taylor, analista dell’intelligence della Difesa Usa, “è probabile che l’Esercito di Liberazione Popolare diventi ancora più tecnologicamente avanzato ed specializzato, con equipaggiamenti comparabili a quelli di altri eserciti moderni”.
“Possono imporre la loro volontà in tutta la regione”
In alcuni settori, gli armamenti di Pechino sarebbero già oggi all’avanguardia, secondo quanto dichiarato da un funzionario dell’intelligence militare ai giornalisti nella presentazione del rapporto, e la fiducia nei propri mezzi da parte di alcuni settori dell’Esercito di Liberazione Popolare sarebbe aumentata negli ultimi anni. “In alcune aree è già leader al mondo”, ha dichiarato il funzionario di intelligente Usa citato dall’agenzia France Presse, e la potenza militare di Pechino, mette la Cina in grado di “imporre la propria volontà” nella regione.
La fiducia nelle proprie capacità rende l’esercito cinese fiducioso rispetto a un attacco a Taiwan. Se sferrare l’offensiva sull’isola che Pechino ritiene parte di un’unica Cina è un’impresa che l’intelligence militare statunitense non giudica impossibile, la Cina non avrebbe, però, ancora i mezzi per una vera e propria invasione. Inoltre, la Cina, ha proseguito il funzionario di intelligence Usa, non combatte una guerra da quaranta anni e i suoi comandi militari mancano di esperienza in uno scenario di conflitto reale.
Un esercito rafforzato
Pechino non fa mistero delle proprie ambizioni nella sfera militare e gli avvertimenti a Taiwan si sono moltiplicati a causa delle frizioni con la presidente, Tsai Ing-wen: l’ultimo richiamo del presidente cinese, Xi Jinping, contro le “attività separatiste” dell’isola è dei primi giorni del 2019. La Cina punta ad avere Forze Armate moderne entro il 2035, secondo le indicazioni pronunciate dallo stesso Xi nell’ottobre 2017, durante il discorso al Congresso del Partito Comunista Cinese che lo ha riconfermato al vertice. Nel frattempo, il presidente, che è anche al vertice delle Forze Armate cinesi, ha riorganizzato le armi dell'esercito, per rafforzarne la struttura e l’addestramento e rendere gli oltre due milioni di soldati pronti ad affrontare una battaglia su qualsiasi teatro.
Se gli appelli di Xi Jinping a essere pronti al combattimento non sono i primi pronunciati da un presidente cinese (osservatori ricordano che anche il suo predecessore, Hu Jintao, ne aveva fatti di simili) la sua determinazione nell’ammodernamento del comparto militare appare chiara. Alcuni ambienti dell’esercito mostrano una fiducia molto solida nelle potenzialità di Pechino: un alto funzionario della Marina, alla fine dello scorso anno, aveva dichiarato, dalle pagine del People’s Liberation Army Daily, il quotidiano ufficiale delle Forze Armate, che nel caso di una prossima incursione di unità navali Usa in acque del Mare Cinese Meridionale che Pechino considera come parte integrante del proprio territorio nazionale, le unità navali cinesi non dovrebbero farsi scrupolo di entrare in contatto con i cacciatorpedinieri a stelle e strisce, anche a costo di provocare un incidente.