Rafforzare la cooperazione sul piano giudiziario tra Italia e Cina, individuando nuovi filoni su cui lavorare insieme, senza trascurare la difesa degli interessi dell’Italia e dei suoi operatori nel Paese. È il senso della visita istituzionale di tre giorni a Pechino del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che si è conclusa mercoledì e che è servita anche per fare il punto sugli aspetti della cooperazione che funzionano e su quelli che richiedono, invece, maggiore attenzione.
Le priorità dell'Italia e quelle della Cina
L’Italia, ha spiegato Orlando in un incontro con la stampa italiana all’Ambasciata d’Italia a Pechino, “riconosce gli sforzi che sta facendo la Cina sul piano del diritto civile, per dare una base giuridica più solida ai rapporti economici e commerciali, e per mettere al centro la legge evitando la discrezionalità dei funzionari pubblici”. Per la Cina è prioritario il tema dell’estradizione e dell’assistenza giudiziaria, affrontato anche durante gli incontri di martedì all’Università Normale di Pechino, mentre l’Italia ha sottolineato l’importanza di un salto di qualità nelle rogatorie, “strumento fondamentale per il contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, che riguarda anche la Cina”, ha sottolineato Orlando.
I diritti della proprietà intellettuale
La visita è stata anche l’occasione per riaffermare l’importanza che l’Italia attribuisce al tema della difesa dei diritti di proprietà intellettuale. Il Guardasigilli ha visitato il tribunale di Pechino specializzato in questa materia. “Abbiamo colto segnali positivi dai cinesi su questo fronte”, ha commentato, in riferimento alla possibilità di creare un canale stabile di dialogo e di costruire gruppi comuni di esperti per lavorare più intensamente sulla materia. La cooperazione passa anche attraverso la digitalizzazione del sistema giudiziario, al centro della visita al centro informatico della Corte Suprema del Popolo, che è stata l’occasione per illustrare i progressi dell’Italia nel processo civile telematico, ponendo le basi per uno scambio di buone pratiche e di cooperazione.
Visita al carcere femminile
Durante i tre giorni di missione istituzionale c’è stato spazio anche per una visita in un carcere femminile, durante la quale il ministro della Giustizia ha parlato con il direttore, con alcune detenute e ha osservato le attività svolte nel penitenziario: un carcere “forse troppo modello”, ha commentato, aggiungendo poi che “anche noi cerchiamo di fare vedere il meglio”. Anche in questo caso, si è trattato di “un segnale positivo”, quello di “avere aperto questo capitolo con un Paese occidentale”.
Il diritto romano piace ai cinesi
Nel bilancio della visita c’è anche l’accoglienza ricevuta dalle controparti cinesi, che è stata un “segnale di grande attenzione” sia per l’Italia che per il nostro sistema giuridico fondato sul diritto romano, soprattutto in un momento particolare della vita politica della Cina, che tra poche settimane celebrerà il diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, l’appuntamento politico più importante dell’anno. Il ministro Orlando in precedenza aveva incontrato il suo omologo cinese, Zhang Jun, e il presidente della Commissione Affari Giuridici e Sociali del Comitato Centrale del partito Comunista Cinese, Meng Jianzhu.