Un ingegnere cinese, deluso dall’amore e stanco delle pressioni dei familiari, ha ‘sposato’ un robot che aveva costruito con le sue mani. Zheng Jiajia ha solo 31 anni, ma delle donne in carne e ossa non ne vuole più sapere. O forse sono loro a non essersi accorte di Jiajia. Lui, però, non ha rinunciato all’idea di una vita a due e per realizzare il suo sogno ha progettato a tavolino la sua donna.
Un matrimonio con tutti i crismi per Jiajia e il suo robot
Un gioco da ragazzi per Zheng Jiajia, ex ingegnere della Huawei e ora di una start-up che si occupa di intelligenza artificiale: la Dream Town. Yingying (questo il nome del robot) è entrato nella vita di Jiajia alla fine del 2016. Dopo due mesi di ‘appuntamenti’, ha raccontato un amico dell’uomo al Qianjiang Evening News, Jiajia ha organizzato una cerimonia ad Hangzhou durante la quale ha promesso amore eterno al suo robot davanti agli amici e a sua madre. I due sono convolati a nozze venerdì 31 marzo, un ‘matrimonio’ non riconosciuto dalle autorità, ma che ha rispettato tutti i dettami della tradizione cinese locale, con tanto di foulard rosso a coprire il viso della ‘sposa’.
Una moglie da ‘migliorare’
Per ora Yingying riesce a leggere solo qualche carattere, ma Jiajia ha intenzione di ‘migliorare’ sua moglie permettendole di camminare e svolgere qualche lavoro domestico. Intanto sul Web qualcuno l’ha trovata un’idea geniale: “Non devi trascorrere del tempo con tua suocera, non hai la pressione di dover acquistare una casa, risparmi soldi ed energie”.
Il problema dei “rami secchi”
Matrimonio con robot a parte, quella di Jiajia è una storia come tante altre. Sono moltissimi oggi i ragazzi che non riescono a trovare una compagna in Cina. E non è solo una questione di fortuna o di selettività. Da tempo il Paese deve fare i conti con il problema del gap uomo-donna. Secondo le stime del World Economic Forum, infatti, il rapporto tra maschi e femmine è di 113,5 a 100. Lo squilibrio di genere è perlopiù frutto della contestata Politica del Figlio Unico. O meglio della sua errata applicazione.
Introdotta nel 1979 per rallentare l'incessante crescita demografica e favorire il benessere economico dei cinesi, la Normativa sul controllo delle nascite ha vietato per decenni alle coppie di avere più di un bambino. Salvo qualche eccezione. Per oltre 35 anni - dal 2016 non è più in vigore - per avere un figlio è stato necessario attendere il permesso dalle autorità locali. Un rigido controllo a tutti i livelli ha prodotto in 30 anni 400 milioni gli aborti e 196 milioni di sterilizzazioni, mentre 403 milioni di donne sono state sottoposte all'introduzione di dispositivi anticoncezionali intrauterini.
Cosa c’entra tutto ciò con lo squilibrio di genere? La tradizionale e ancora radicata preferenza dei cinesi nei confronti del figlio maschio ha portato a un frequente ricorso ad aborti selettivi, sebbene vietati nella normativa. Un fenomeno talmente dilagante che gli esperti hanno definito “omicidio di genere”. Il risultato è stato un incredibile aumento di scapoli – i guanggun "rami secchi"-, tanto che secondo l'Accademia cinese di Scienze sociali, tra qualche anno un ragazzo su cinque non troverà più moglie.
Indipendenti e ambiziose, le cinesi del nuovo millennio
Ma non è solo una questione di percentuale. Il boom economico ha prodotto una nuova classe media amante del benessere, mentre la normativa sulla pianificazione familiare dirottava sull’unico figlio tutte le ambizioni, le aspettative della coppia e gli investimenti di denaro nell’istruzione. Oggi le donne sono indipendenti economicamente, ambiziose e selettive. Molto. Soprattutto in tema di salari. Dopotutto, i numeri sono dalla loro parte.