Il presidente cinese, Xi Jinping, ha lanciato avvertimenti e promesso “un miracolo che impressionerà il mondo”, in un discorso che in gran parte si inserisce nella continuità con i quaranta anni di riforme e aperture inaugurate esattamente quarant’anni fa dall’allora leader, Deng Xiaoping.
Il ruolo guida è sempre del Partito
Parlando nella Grande Sala del Popolo, che affaccia su piazza Tiananmen, Xi ha ribadito che la leadership del Partito Comunista Cinese è “assolutamente corretta” e che il marxismo è “l’ideologia guida” del Paese, giunto oggi a un “nuovo punto di partenza” nella propria storia. I quaranta anni trascorsi dall’avvio delle riforme di Deng hanno portato a una “enorme trasformazione” che ha condotto il Paese a diventare la seconda economia dl pianeta, e a un “miracolo senza precedenti” per la Cina, che si è mossa “verso il centro del palcoscenico mondiale ed è diventata un riconosciuto costruttore di pace e un contribuente dello sviluppo globale”.
Il Grande Nemico è l’America di Trump
Dopo il riconoscimento del ruolo del partito, internamente, e della Cina, a livello internazionale, è stato il momento degli avvertimenti, tutti indiretti, ma che paiono avere un bersaglio comune nell’amministrazione Usa guidata da Donald Trump.
Il primo lanciato da Xi è stato forse il più duro. “Nessuno è nella posizione di dettare alla Cina cosa deve o non deve essere fatto”, ha detto il presidente cinese in un messaggio che pare prendere di mira le insoddisfazioni di Washington per i piani di Pechino, a cominciare dal progetto di sviluppo del settore manifatturiero Made in China 2025.
“La Cina non perseguirà il proprio sviluppo a scapito di altri”, ha proseguito Xi, e “non importa quanto la Cina si sviluppi, non cercheremo mai l’egemonia”, ma “non rinunceremo ai nostri diritti e interessi legittimi”: una frase spesso ripetuta nelle conferenze stampa del Ministero degli Esteri in riferimento alle accuse sul commercio provenienti da Washington.
Il richiamo più diretto agli Usa è, però, contenuto in un altro avvertimento, sull’importanza che la Cina attribuisce alle questioni di sovranità. “Neppure un pollice del territorio può essere separato dalla madrepatria”, ha detto Xi, ripetendo parole già dette in privato, a giugno scorso, al segretario alla Difesa statunitense, James Mattis, in visita a Pechino.
Avanti con le riforme, come sempre
Il futuro non sarà semplice, ha detto Xi. “Ogni passo di riforma e apertura non è facile. Affronteremo rischi e sfide di ogni tipo e dovremo resistere all’impatto di tempeste e terremoti”, ma la Cina deve avere “fiducia in se stessa”. Il discorso di Xi si è mosso in gran parte su linee generali: il presidente cinese ha fatto appello all’importanza di attuare le riforme, ma sul piano pratico ha ribadito alcuni dei suoi punti forti senza effettivi elementi di novità. Xi ha parlato di sostegno “incrollabile” ai settori pubblico e privato dell’economia, e ha nuovamente sottolineato l’importanza del mercato nell’allocazione delle risorse, già messa in risalto nel 2013, al primo anno del suo mandato dal presidente cinese.
Lo sviluppo deve rimanere “la priorità” per la Cina, ma Xi ha deluso le attese di chi si aspettava una nuova iniziativa per contrastare le pressioni al ribasso sull’economia interna, cresciuta al 6,5% su base annua nel terzo trimestre 2018, e dopo che gli ultimi dati, diffusi venerdì scorso, avevano fatto tremare le Borse mondiali.
La lotta alla corruzione
Altri passaggi del suo discorso posso prestarsi a interpretazioni non sempre felici per Pechino. Sempre sul piano interno, Xi ha parlato apertamente di “vittoria” nella lotta alla corruzione, a sei anni dal lancio della campagna che ha punito o sanzionato in varie forme centinaia di migliaia di funzionari del Pcc, tra cui anche suoi oppositori politici. Il presidente cinese ha citato anche i progressi compiuti negli ultimi quaranta anni sul piano dei diritti umani, dicendo che i cinesi hanno “il destino nelle loro mani”, ma oggi, di nuovo, molti puntano il dito contro la Cina per la repressione nella regione autonoma nord-occidentale dello Xinjiang, nei confronti della minoranza turcofona uighura, di fede musulmana.
Un premio per Alibaba, uno per Davos
Per la Cina, che dichiara di volersi aprire sempre di più, non è possibile tornare indietro. “Mentre i tempi si fanno duri, dobbiamo continuare ad andare avanti”, ha detto Xi alla conclusione di una mattinata cominciata con la premiazione di cento cittadini cinesi (alcuni scomparsi) per il contributo dato alla crescita del Paese nel periodo delle riforme e aperture: il fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, Jack Ma, la premio Nobel 2015 per la Medicina, Tu Youyou, e l’ex star del basket, Yao Ming, hanno tutti ricevuto il riconoscimento, assegnato anche a dieci stranieri. Tra questi, a ricevere la medaglia direttamente dalle mani di Xi è stato il fondatore del World Economic Forum, Klaus Schwab.
Xi fu suo ospite all’inizio del 2017 sulle alpi svizzere per il forum di Davos: davanti alla platea globalist per eccellenza, il presidente cinese espresse la sua visione positiva della globalizzazione contro i venti protezionistici che stavano per soffiare da Washington con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, mettendo in luce un contrasto, quello tra Cina e Stati Uniti, che ora è in fase di tregua, ma che pesa sulle prospettive di Pechino.