È durato tre ore e mezza, l’attesissimo discorso pronunciato da Xi Jinping in apertura del diciannovesimo Congresso del PCC (che si concluderà il 24 ottobre), in cui sono state delineate le linee guida per i prossimi cinque anni. Il presidente, nella veste di segretario generale del Pcc, ha svelato la sua visione sulla Cina, tracciando i punti nevralgici che spingeranno il Paese verso una “nuova era”: dovrà diventare “un grande, moderno Paese socialista” entro la metà del ventunesimo secolo, ha detto Xi nella Grande Sala del Popolo, in piazza Tian’anmen.
Ma per raggiungere questo obiettivo, Pechino dovrà andare incontro a “sfide impegnative” per il suo modello di sviluppo. Xi ha riaffermato la guida del Partito, ha rafforzato la campagna anti-corruzione, rivolgendosi ai 2280 delegati del Partito Comunista Cinese giunti a Pechino da tutte le provincie della Cina per partecipare al più importante appuntamento politico cinese, dal quale è ampiamente attesa la sua riconferma al vertice del partito e dello Stato.
Presenti i suoi due predecessori: gli ex presidenti e segretari generali, Hu Jintao e Jiang Zemin. Entro il 2050, ha dichiarato Xi alla platea della Grande Sala del Popolo, in piazza Tian’anmen, a Pechino, la Cina deve diventare “un grande, moderno Paese socialista” con una “decisiva vittoria” nella costruzione di un’economia moderatamente prospera “sotto tutti gli aspetti”, e che porterà “in una nuova era” il socialismo con caratteristiche cinesi - il principio guida del partito e dello Stato.
Ecco i punti più importanti del suo discorso:
Un nuovo nome per il pensiero di Xi Jinping?
“Il socialismo con caratteristiche cinesi porterà in una nuova era”, ha detto Xi. Sarà questo il principio che guiderà lo sviluppo cinese: il principio guida del partito e dello Stato. Un nuovo slogan che potrebbe dare il nome al pensiero di Xi che – secondo indiscrezioni – potrebbe essere inserito nello statuto del Partito Comunista, forse iscritto con il suo nome, come fu solo per Mao e Deng? L’idea di base è che sarà il Partito a guidare lo sviluppo della Cina nei prossimi anni.
“Le prospettive sono luminose, ma le sfide sono impegnative”, ha dichiarato Xi. Raggiungere il “sogno cinese di rinnovamento nazionale”, introdotto da lui stesso (il “Sogno cinese”), cinque anni fa, poco dopo la nomina a segretario generale del partito, “non sarà una passeggiata nel parco”, ha dichiarato Xi, e non tutto è andato per il verso giusto. La Cina, ha affermato, deve “affrontare le contraddizioni di uno sviluppo non equilibrato e inadeguato e il crescente bisogno della gente di una vita migliore”.
“Saremo più aperti, non chiuderemo le porte al mondo”
Entro il 2050, ha dichiarato Xi alla platea della, la Cina deve diventare “un grande, moderno Paese socialista” con una “decisiva vittoria” nella costruzione di un’economia moderatamente prospera “sotto tutti gli aspetti”, e che porterà “in una nuova era” il socialismo con caratteristiche cinesi. Nella fase che si apre oggi, la Cina non intende proseguire da sola. “Non chiuderemo le porte al mondo”, ha dichiarato Xi, anzi, “diventeremo sempre più aperti”.
Tra gli errori da evitare c’è quello di non rincorrere sistemi politici diversi da quello in essere nella Repubblica Popolare Cinese, soprattutto in un momento in cui, ha detto il segretario generale del Pcc, “la statura internazionale della Cina è cresciuta come mai prima d’ora”. Il crescente ruolo internazionale di Pechino è anche un segnale, per Xi, che la Cina deve proseguire sulla strada del proprio modello di sviluppo. “Non dobbiamo ritornare indietro alla rigidità e all’isolamento del passato, né compiere la svolta sbagliata di cambiare la nostra natura o abbandonare il nostro sistema”.
Creare un mercato più aperto agli investimenti stranieri
Xi ha promesso di “allentare in maniera significativa l’accesso al mercato e proteggere i diritti e gli interessi legittimi degli investitori stranieri”. Da tempo le imprese europee lamentano una mancata reciprocità negli investimenti: la Cina nel 2016 ha investito in Europa 35 miliardi, in crescita del 77%; nello stesso periodo gli nvestimenti europei in Cina non hanno superato gli 8 miliardi di euro.
Sviluppo economico con l’obiettivo di estirpare la povertà
L’attenzione, nei prossimi anni sarà, però, concentrata soprattutto sull’economia reale: negli scorsi cinque anni, il prodotto interno lordo cinese è cresciuto da 54mila miliardi di yuan a 80mila miliardi di yuan (circa 12100 miliardi di dollari), con sessanta milioni di persone uscite dalla povertà, secondo i dati illustrati dal presidente cinese (mentre si attendono per domani gli ultimi dati sulla crescita del Pil, nei giorni scorsi il governatore della banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan, ha detto che l'economia cinese potrà tornare a crescere al 7% nel secondo semestre del 2017, dopo due trimestri in cui il prodotto interno lordo ha segnato una crescita del 6,9%, al di sopra degli obiettivi fissati dal governo cinese a inizio anno: 6,5%)
Continua la transizione verso un nuovo modello: focus su innovazione
Per il futuro, Xi vede nei consumi interni un ruolo di traino dell’economia, che dovrà concentrarsi sulla qualità della crescita, ha dichiarato il segretario generale del Pcc. “Porteremo le industrie cinesi a un livello medio-alto della catena di valore globale”, ha spiegato, “e incoraggeremo cluster del manifatturiero avanzato di livello mondiale” con l’obiettivo di fare della Cina “un Paese di innovatori per raggiungere nuove frontiere nella scienza e nella tecnologia”. Un riferimento al piano Made in China 2025. Un accenno lo ha dedicato anche alle imprese di Stato: le grandi conglomerate, ha detto il segretario generale del Pcc, dovranno essere “più forti, migliori e più grandi”.
Sviluppo delle forze armate e tolleranza zero per i movimenti indipendentisti (Taiwan e Hong Kong)
Sul piano dello sviluppo dell'esercito, dove la seconda economia del pianeta è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti, l’obiettivo è quello di raggiungere una modernizzazione delle Forze Armate entro il 2035. La Cina, ha poi rassicurato, non cerca “egemonia o espansione: non importa quale stadio di sviluppo raggiunga”, ha detto Xi, anche se ha avvertito che Pechino non tollererà movimenti indipendentisti, che “incontreranno la risoluta opposizione del popolo cinese”. Il riferimento diretto è a Taiwan, legata alla Cina dal principio dell’Unica Cina, stabilito nel 1992, che riconosce una sola Cina, e che, nell'interpretazione di Pechino, vede l’isola come parte integrante del territorio nazionale cinese.
Lotta ai corrotti all’interno del Partito che deve rimanere “saldo come una roccia”
Xi ha poi sottolineato l’importanza della “severa governance del partito”, che deve mantenere la guida dell’ideologia e una “pozione chiara” contro le “visioni erronee”. La più grande minaccia, ha detto Xi è rappresentata dalla corruzione tra i ranghi del Pcc, che deve rimanere “saldo come una roccia” in quello che definisce un “impeto schiacciante” nel combattere le mele marce, che siano tigri, ovvero gli alti funzionari che si macchinano di grandi reati, mosche, i quadri locali, o volpi, i funzionari fuggiti all’estero per evitare la giustizia in Cina. Xi ha rimesso al centro il Partito, indebolito da una corruzione endemica: sono 1 milione e 400 mila funzionari sanzionati dall’inizio del primo mandato di Xi (2013).
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