Nel 2011, lo aveva detto l'attuale presidente della Cina, Xi Jinping, esprimendo i suoi "tre grandi desideri" per il calcio cinese. Nel 2015 lo aveva scandito nero su bianco il "Programma generale per la riforma e lo sviluppo del calcio cinese", pubblicato dal Consiglio di Stato, l'organo esecutivo della Repubblica popolare. Nell'aprile del 2016, lo aveva ribadito un altro documento statale, il "Piano di sviluppo del calcio cinese nel medio e lungo periodo (2016-2050)".
Quello di diventare "una potenza del calcio di primo livello" e una "nazione leader della Fifa" entro il 2050 non è un obiettivo su cui Pechino abbia fatto mistero negli ultimi anni, come anche i grandi investimenti riversati nell'acquisizione di club e giocatori internazionali hanno dimostrato.
Scalata mondiale
Ma se alla "febbre da shopping" calcistico, così battezzata dai media cinesi nel 2016 e 2017, hanno messo un freno le misure lanciate nell'estate del 2017 per limitare il flusso di capitali domestici verso club e giocatori internazionali, la scalata della Cina al calcio mondiale non si è affatto fermata.
All'interno del paese, i lavori proseguono per fare di questo gioco uno sport sempre più diffuso a livello amatoriale, condizione indispensabile, secondo Pechino, per crescere giocatori di talento che possano un giorno rendere la nazionale competitiva.
All'estero, più che i ranking e le classifiche, la Cina sta invece scalando gli organismi di governo del calcio, portando avanti una strategia (non dichiarata, questa) di acquisizione di influenza e di potere sui tavoli che contano. Un'influenza che si esercita a livello finanziario, organizzativo e istituzionale.
Un'influenza che si esercita a livello finanziario, organizzativo e istituzionale.
Le società che contano
Tra sponsorship e acquisizioni di società di gestione di servizi collegati, la Cina è infatti già diventata una presenza fondamentale nel calcio globale dal punto di vista finanziario, come spiega Simon Chadwick, docente di Sport Enterprise alla Salford University e cofondatore del China Soccer Observatory dell'Università di Nottingham.
Wanda per esempio, colosso cinese con propaggini internazionali in vari settori dell'intrattenimento, è da tempo diventata partner globale della FIFA e ha sponsorizzato i mondiali russi attraverso Sunseeker, azienda britannica produttrice di yatch acquisita nel 2013.
La stessa Wanda, guidata dal miliardario Wang Jianlin, possiede inoltre Infront, società di gestione di contenuti sportivi e provider di servizi per la FIFA.
La federazione ha accolto sponsorizzazioni importanti anche da altre aziende cinesi, come Hisense, Vivo e Mengniu.
L'affare siglato tra Vivo e la federazione si aggirerebbe intorno ai 500 milioni di dollari. Tutto questo, secondo Chadwick, "ha creato una dipendenza finanziaria della Fifa dal denaro cinese che probabilmente permetterà al paese di esercitare un certo controllo sulle decisioni prese nel quartier generale della federazione a Zurigo".
A livello gestionale, sempre a Wanda, che dal 2015 al 2018 è stata azionista dell'Atletico Madrid, si deve il lancio nel 2016 della China Cup, una nuova competizione calcistica sostenuta dalla federazione internazionale. E' invece Alibaba, altro colosso cinese, fondato dal visionario Ma Yun, a sponsorizzare la Coppa del mondo per club della Fifa, il mondiale delle squadre più forti in ogni continente.
Il club cinese Evergrande Guangzhou, allenato per alcuni anni da Marcello Lippi e due volte campione d'Asia, arrivò in semifinale in quella competizione nel 2015, offrendo finalmente ai tifosi del paese una reale speranza di affermazione mondiale rispetto alla scadente nazionale cinese.
"La Fifa sta ora considerando una ristrutturazione e un re-branding della Coppa del mondo per club - spiega Chadwick -. Si tratta di una un'interessante opportunità per la Cina di realizzare il proprio status di 'nazione leader della Fifa sia sul campo che attraverso la promozione e la gestione di questa competizione".
Pechino, intanto, ha tessuto la sua tela anche sul fronte istituzionale.
Alla conquista della Fifa
Ai piani più alti: l'ingresso nel 2017 del cinese Zhang Jian all'interno del Consiglio della Fifa, l'organismo esecutivo della federazione, ha segnato per la Cina un altro fondamentale passo verso la realizzazione dei propri obiettivi di dominio dello sport. Zhang, che è vice presidente e segretario generale della Federcalcio cinese dal 2013, non solo può ora portare le istanze nazionali al più importante tavolo di governo dello sport a livello mondiale, ma, secondo Chadwick, "si trova anche in una posizione di favore nella corsa alla presidenza della Fifa".
A questo si aggiungono l'entusiasmo e la forza numerica dei fan cinesi, di cui si è avuto un assaggio proprio ai mondiali di Russia. Secondo fonti cinesi, sarebbero stati ben 60 mila i biglietti acquistati da cittadini della Repubblica popolare nonostante l'assenza della Cina dalla competizione: più di quelli staccati per spettatori anglosassoni, con l'Inghilterra arrivata in semifinale. Una risorsa, quella dei fan, ancora tutta da sfruttare e che fa gola sia in Cina che all'estero.
Ecco perché, per Chadwick, "il calcio mondiale dovrebbe prepararsi a un cambiamento fondamentale dello status quo. La Cina (e il suo interesse nel calcio) sta arrivando".