L'aumento del biglietto della metro a Santiago è solo la punta dell'iceberg della violenta insurrezione sociale scoppiata da tre giorni in Cile, dove la popolazione adesso chiede le dimissioni del presidente Sebastian Pinera. A fare da sfondo alle proteste sono le diseguaglianze sociali nell'accesso ai servizi sanitari, l'istruzione molto carenti, la concentrazione della ricchezza nelle mani di una minoranza, l'impunità per la corruzione diffusa e il divario tra classe politica e popolo.
Il diffuso malcontento dei cileni è sfociato in rabbia e violenza. In realtà alcuni dei motivi del profondo malessere socio-economico risalgono alla dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990), pertanto la cancellazione dell'aumento del prezzo del biglietto del trasporto pubblico non è bastata a placcare gli animi.
PENSIONI. Uno dei nodi della contestazione sociale riguarda il sistema pensionistico privatizzato, eredità del regime di Pinochet, in vigore dal 1980. Obbliga i lavoratori a depositare ogni mese il 12% circa delle proprie entrate in fondi pensionistici gestiti da enti privati: somme che gli amministratori di fondi pensione (Afp) investono sui mercati, realizzando profitti milionari, mentre la pensione versata ai contribuenti è inferiore (l'equivalente di circa 220 dollari mensili) allo stipendio percepito durante l'attività professionale e al reddito minimo (422 dollari). Un altro sistema in vigore, ma solo per dipendenti della polizia e delle forze armate paga, invece, pensioni molto più alte.
SCUOLA. Nel Cile di Pinochet, a partire dal 1981, lo Stato ha favorito la nascita e l'espansione di un sistema scolastico ed universitario privato. Oggi le università private sono il 40% dell'offerta e nel contempo lo Stato ha ridotto i suoi contributi alle università pubbliche. Molte delle famiglie non hanno altra scelta che indebitarsi per poter pagare le elevate tasse universitarie dei propri figli, con la conseguenza che i neo lavoratori sono indebitati e per anni devono rimborsare i prestiti contratti per lo studio. Nel 2016 l'ex presidente Michelle Bachelet ha in parte corretto il sistema per gli studenti con meno risorse, ma non è bastato a ridurre l'indebitamento dei giovani.
SANITÀ. Altrettanto discriminatorio e precario il sistema della sanità pubblica orientato verso la privatizzazione dei servizi. I cileni sono costretti a destinare il 7% del proprio stipendio ad un'assicurazione sanitaria a scelta tra quella del sistema pubblico - il Fondo nazionale per la salute (Fonasa) - e quella privata. Circa 14 milioni di persone hanno scelto il pubblico, ma i servizi a disposizione negli ospedali sono sempre più carenti. Non va neanche meglio a chi si orienta verso il privato, i cittadini più abbienti: le prestazioni sono molto costose e la copertura sanitaria è più bassa, soprattutto per donne e anziani, il che crea ulteriori discriminazioni.
CAROVITA. Il costo della vita e dei beni essenziali è alle stelle in Cile, in particolare per chi vive a Santiago. Nell'ultimo decennio nella capitale i prezzi delle case sono aumentati del 150%, quelli di energia elettrica e medicinali del 10% negli ultimi mesi, ma nel contempo il reddito medio è cresciuto soltanto del 25%.
CORRUZIONE E IMPUNITÀ. Negli ultimi anni i vertici delle Forze armate - istituzione nella quale i cittadini hanno poco fiducia, conseguenza diretta della storia recente - sono stati coinvolti in casi di corruzione milionari. In politica, invece, è diventata pratica corrente il finanziamento illecito delle campagne elettorali dei candidati, sia dei partiti di destra che di sinistra, da parte dei potentati economici cileni. Casi di corruzione sono all'ordine del giorno ma rimangono impuniti, sanzionati soltanto con multe.