La sua idea è di far tornare Parigi la ville lumiére di un tempo, ovvero “la città che mostra la luce al mondo” perché “mi spezza il cuor e vederla attraversata dalle tensioni, piena di nervosismo per il traffico, l’inquinamento, il costo impossibile delle case. Vorrei essere il sindaco di una Parigi più mite”.
Il Corriere della Sera intervista Cédric Villani, 45 anni, un importante matematico di origini italiane, tra Napoli e Genova, definito “un candidato eccentrico” che punta a diventare il primo cittadino alla guida della capitale francese. Villani è stato vincitore nel 2010 della medaglia Fields (l’equivalente del Nobel) per le sue ricerche e “prove dello smorzamento di Landau non lineare e della convergenza verso l’equilibrio nell’equazione di Boltzmann”, non particolarmente popolari secondo il giudizio del quotidiano di via Solferino.
“Vicino a Macron dalla prima ora, eletto deputato, il ribelle Villani si presenterà alle elezioni di marzo 2020 contro la volontà di La République En Marche” annota il quotidiano, anche se il candidato dice “ho fatto attenzione a non rompere” con il Presidente francese, “la mia è una iniziativa di libertà, non un attacco nei suoi confronti”.
“Eccentrico, non solo per le cravatte Lavallière e le spille con i ragni appuntate sulla giacca”, nella descrizione del Corriere, Cédric Villani ha sondaggi lusinghieri che lo attestano in una buona posizione rispetto ai diretti concorrenti. Tuttavia sul programma dice che è “ancora presto per i dettagli”, essendo le elezioni a marzo, ma intanto intende “approfittare di questo tempo per consultare i cittadini”, un po’ come fece lo stesso Macron prima delle presidenziali. Un metodo che al candidato eccentrico “piace molto” per consolidare la propria candidatura alla corsa di primo cittadino di Parigi, che egli stesso definisce “nuova, benevola, indipendente”. E capace di attrarre il voto popolare, nonostante le sue non popolarissime e conosciute teorie matematiche, tipo “l’equazione di Boltzmann”.
La propria diversità di candidato la definisce così: “Io provengo dall’esterno della politica, ho una carriera nel mondo scientifico al quale potrei tornare in qualsiasi momento. Poi non attacco mai gli altri, mi concentro sul mio dialogo con i cittadini, preferisco non criticare gli avversari. Infine, non ho l’appoggio di alcun partito, anche se faccio ancora parte di LREM”, il gruppo di sostegno a Macron.
Della ribellione dei Gilet gialli dice che “quando si lascia crescere la contestazione è difficile tornare indietro, sarebbe stato meglio offrire subito risposte al malcontento” ma da quegli episodi trae la lezione secondo cui “il dibattito con gli elettori è fondamentale»”. Greta Thumberg gli “piace molto” e in ogni caso preferisce “una giovane svedese troppo emotiva a un leader americano troppo cinico” come Trump, per esempio.