È la prima volta nella storia che succede. Il governo di Madrid ha deciso di applicare l'articolo 155, ovvero la sospensione dell'autonomia della regione. Ed apre scenari inediti in Spagna. "Non era nostro desiderio ma nessun governo può accettare che la legge venga violata", ha spiegato il premier spagnolo che ha poi aggiunto: "Una situazione dovuta alla scelta da parte della Catalogna di cercare lo scontro avviando un processo unilaterale e illegale. Hanno obbligato così il governo ad accettare un referendum indipendentista che il governo non poteva accettare". Quattro gli obiettivi dell'attuazione dell'articolo 155: "Tornare alla legalità, recuperare la normalità e la convivenza, continuare con la ripresa economica e andare a nuove elezioni in Catalogna". (La Repubblica)
"Un processo unilaterale e contrario alla legge"
La riunione straordinaria del governo spagnolo convocata dal premier Mariano Rajoy per adottare le misure che saranno applicate contro la Catalogna è durata almeno due ore (Corriere della Sera) . Le decisioni del consiglio dei ministri sono state annunciate dallo stesso Rajoy in una conferenza stampa. "Questo è stato un processo totalmente unilaterale e contrario alla legge per imporre al governo spagnolo di accettare il referendum sull'indipendenza" ha spiegato il premier. "Per tutti questi motivi il governo ha dovuto applicare l'articolo 155 della Costituzione, non era il nostro desiderio e non era la nostra volontà. Non era mai successo prima"
"Una sospensione delle persone che hanno messo la Catalogna fuori legge"
Con queste iniziative "si sospendono le persone che hanno messo la Catalogna fuori dalla legge", ha precisato il premier spagnolo, alla presenza di tutti ministri del suo governo per fare il punto sul referendum indipendentista, ha annunciato la decisione di applicare l’articolo della Costituzione" (Il Secolo XIX)
Con l'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione, il governo spagnolo potrebbe decidere la destituzione di parte o di tutto l'esecutivo catalano del presidente Carles Puigdemont (TgCom24). Per il governo spagnolo, il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, si è reso responsabile di una "disobbedienza ribelle, sistematica e consapevole" degli obblighi previsti dalla legge e dalla Costituzione e ha "gravemente attentato" all'interesse generale dello Stato.
Il sondaggio: il 66,5% dei catalani contrario al commissariamento
Intanto un sondaggio Gesop, pubblicato da El Periodico, evidenzia che il 68,6% dei catalani è favorevole alla convocazione di elezioni per uscire dall'attuale crisi istituzionale, mentre il 66,5% è contro un commissariamento della regione da parte di Madrid. Alla domanda su che cosa dovrebbe fare ora il presidente Carles Puigdemont, il 29,3% risponde chiedendo la proclamazione immediata dell'indipendenza, il 24,8% la rinuncia all'indipendenza e il 36,5% un ritorno alle urne per evitare il commissariamento. (TgCom24).
La Catalogna ribelle entra dunque ora in terra ignota: all'attivazione dell'articolo 155 che permette il commissariamento del Governo di Barcellona da parte di Madrid gli indipendentisti probabilmente risponderanno mercoledì, dichiarando la Repubblica indipendente di Catalogna. Ieri in serata re Felipe VI, parlando ad Oviedo, ha denunciato l'"inaccettabile tentativo di secessione" catalano e affermato che la Catalogna "è, e sarà, una parte essenziale della Spagna". La Spagna, ha assicurato il monarca, "farà fronte all'inaccettabile tentativo di secessione di una parte del suo territorio nazionale e lo risolverà con le sue legittime istituzioni democratiche, nel rispetto della Costituzione e dei valori e principi della democrazia parlamentare" (Il Messaggero).
Cosa succederà adesso in Catalogna con l'art. 155
(a cura di Nuccia Bianchini) Sospesa l'autonomia, la Catalogna sarà guidata da un'autorità governativa di transizione che diventerà la prima autorità dello Stato nella regione, soppiatando il presidente della Generalitat. È probabile che il governo di Madrid non rimuoverà Puigdemont dalla sua posizione, limitandosi a trasferirne i poteri alla nuova autorità. In particolare le attività dei singoli assessorati della Catalogna verranno rilevate dal governo spagnolo che gestirà le attività quotidiane attraverso i delegati nominati dai singoli ministeri.
Quel che preoccupa Madrid è se i funzionari locali obbediranno ai responsabili statali, ma probabilmente sì considerato che finora, salvo sporadiche resistenze, lo hanno fatto. Perché il sistema funzioni però il Parlament dovrà essere disciolto, in modo che non ci siano due poteri. Una volta 'normalizzata' la generalitat, il governo comunicherà davanti al Senato che l'obiettivo ultimo dell'intervento è la convocazione di nuove elezioni in Catalogna, dopo le quali la regione recupererà la sua autonomia.
L'esecutivo non ha ancora deciso se stabilire già una data per il voto oppure fissare un lasso di tempo, per esempio tre mesi, o magari limitarsi ad assicurare che si terranno nel piu' breve tempo possibile. Il governo potrebbe fare i suoi passi già nel Consiglio dei ministri domani, una volta constatato che Puigdemont non ha risposto. Rajoy deve partecipare giovedì al vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue a Bruxelles, e vuole essere presente.
Se non dovesse approvare prima le misure sulla Catalogna, dovrebbe rimandarle a venerdì sera, al suo ritorno. Ma probabilmente è più saggio arrivare a Bruxelles con le misure già adottate per ottenere l'avallo dei colleghi europei. Per ottenere il 'via libera' del Senato, Rajoy ha sempre parlato di cinque giorni, ma potrebbe allungare i tempi per consentire a Puigdemont di convocare nuove elezioni. E sarebbe il male minore.