Nuovi scontri a Barcellona, dove oltre mezzo milione di manifestanti ha riempito il centro della città per protestare contro le pesanti condanne inflitte ai leader separatisti della Catalogna, a partire dai 13 anni di carcere inflitti a Oriol Junqueras. La polizia nazionale ha sparato gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti che avevano costruito barricate e lanciato oggetti contro gli agenti.
I disordini sono iniziati a pochi metri dal quartier generale della polizia nazionale e si sono estesi in piazza Urquinaona, dove decine di uomini incappucciati continuano a lanciare pietre contro i poliziotti. Il primo bilancio degli scontri è di 35 feriti e 10 arresti. Nel capoluogo catalano sono rimaste ferite 25 persone, di queste cinque sono state ricoverate in ospedali, una per delle contusioni a un occhio.
La notte precedente erano stati registrati nuovi scontri con 18 feriti e 19 fermati e dalle prime ore del mattino i manifestanti avevano bloccato diverse strade della regione tra cui quella alla frontiera con la Francia, chiusa in entrambi i sensi con il valico di La Jonquera bloccato dalla protesta.
Nella notte c'erano stati tafferugli tra estremisti indipendentisti e di destra che sono culminati in veri e propri atti di guerriglia urbana contro i Mossos d'Esquadra: barricate, falò e incendi di arredo urbano e oggetti di terrazze e negozi.
Chiusa la Sagrada Familia
La Sagrada Familia, il monumento più visitato della città, ha sospeso le visite. "Non è possibile garantire l'accesso al sito", si legge in un messaggio pubblicato sull'account Twitter della Sagrada Familia.
Nel quarto sciopero generale collegato alle proteste indipendentiste in meno di due anni, sono stati cancellati almeno 46 voli. L'adesione è stata del 90% nelle università, del 30% tra i funzionari pubblici e tra il 60% e l'80% tra gli esercizi commerciali. La fabbrica Seat di Barcellona ha fermato per evitare disagi e imbarazzi ai dipendenti che non volevano scioperare.
Rinviato il 'Clasico'
La Federcalcio spagnola intanto ha ufficializzato il rinvio per motivi di sicurezza del 'Clasico' Barcellona-Real Madrid, in programma alle 13 del 26 ottobre. Troppo pericoloso disputare la gara più sentita del campionato al Camp Nou, soprattutto alla luce del sostegno che il club blaugrana ha sempre fornito alla causa separatista.
A mille chilometri di distanza, a Bruxelles, l'ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, si è consegnato alla procura belga in relazione al nuovo ordine di cattura internazionale della Corte suprema spagnola. Puigdemont ha respinto la richiesta di estradizione ed è stato rilasciato con misure restrittive, tra cui l'obbligo di non lasciare il Belgio senza autorizzazione preventiva di un giudice.
La polizia spagnola ha intanto aperto un'indagine sull'app Tsunami Democratic che i manifestanti più facinorosi usano per darsi appuntamento. Lo stesso presidente della Generalitat, Quim Torra ha condannato "gli atti di vandalismo": "Non possiamo permettere che un gruppo di infiltrati danneggi l'immagine dell'indipendentismo", ha avvertito denunciando l'azione di gruppi estranei alla causa separatista. Poi ha rilanciato la sfida di un nuovo referendum entro due anni per l'indipendenza da Madrid.
Il premier socialista spagnolo, Pedro Sanchez, ha invece attribuito le violenze a "giovani catalani coordinati". Torra deve scegliere "se vuole essere il presidente dei catalani o un attivista", ha affermato il ministro dell'Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska. Finora gli arresti per i disordini sono 16, per metà dei quali è scattata la detenzione in carcere.