In Catalogna trionfa come previsto il Sì al referendum (oltre il 90% dei 2,2 milioni che si sono recati alle urne ha votato per l'autodeterminazione della regione più ricca di Spagna dal governo centrale). E adesso che succede?
Assordante silenzio dell'Europa
Si apre, per la Spagna, la crisi più grave dalla fine della dittatura franchista nel 1975,scrive Stefano Stefanini su La Stampa. Quello di ieri, in Catalogna, è stato un disastro politico annunciato – ed evitabile – nell’assordante silenzio dell’Europa. L’indomani è il giorno dell’incertezza. Carlos Puigdemont può dichiarare l’indipendenza della «Repubblica catalana» nel giro di 48 ore. Rajoy, prosegue l'articolo, pretende che l’episodio sia chiuso con un nulla di fatto; se lo pensa veramente non ha capito quanto è successo. Tocca ora anche all’Ue e ai leader europei far capire a Madrid come agli indipendentisti catalani che il muro contro muro conduce a una catastrofe politica. Il silenzio di Bruxelles, forse benintenzionato, diventa indifferenza callosa.
La dichiarazione d'indipendenza
Il vicepresidente catalano Oriol Junqueras, scrive Rai News, ha detto questa notte che spetterà al parlamento di Barcellona la settimana prossima prendere la decisione di dichiarare l'indipendenza, in base alla legge sul referendum. Una decisione potrebbe essere presa al riguardo a partire da mercoledì, ipotizza la stampa catalana (La Vanguardia scrive che il presidente Carles Puigdemont ha annunciato che "i cittadini catalani si sono guadagnati il diritto ad uno stato indipendente" e ha lanciato un appello all'Europa: "L'Ue non può continuare a guardare dall'altra parte").
Rajoy: "È stato un ricatto di pochi"
il referendum in Catalogna "è stato un ricatto di pochi". Come scrive il Sole 24 Ore, il premier spagnolo Mariano Rajoy, intervenuto domenica sera, ha detto che "la maggioranza del popolo catalano non ha partecipato alla sceneggiata degli indipendentisti". Poi ha aggiunto: "Non intendo chiudere nessuna porta, non l'ho mai fatto. Ma sempre nei confini della legge e nel quadro della democrazia".
Siempre he ofrecido diálogo dentro de la ley y la democracia. Mañana debemos comenzar el restablecimiento de la normalidad institucional pic.twitter.com/Tf5P2lVaJH
— Mariano Rajoy Brey (@marianorajoy) 1 ottobre 2017
E ha spiegato che da oggi "dovremo cominciare a ristabilire l'ordine costituzionale. Spero che i partiti continuino ad appoggiarci. Voglio convocare le forze politiche per riflettere sul futuro. Chiederò di intervenire davanti al Congresso dei deputati".
La 'ley de desconexión'
Al referendum per l'indipendenza della Catalogna i Sì hanno vinto con una percentuale superiore al 90%. Ma cosa succede ora? Dato per scontato l’avvallo “legale” della Generalitat, scrive il Corriere, dovrebbe entrare in vigore la ley de desconexión che regola l’iterim legale fino al riconoscimento dell’indipendenza. In sostanza tutto rimarrebbe com’è oggi (leggi, tribunali, polizia, amministrazione, finanze) tranne il fatto che il governo locale dovrebbe negoziare o imporre caso per caso nuove regole a Madrid fino alla completa separazione.
Cronaca del referendum, tra sangue e garofani
Nella domenica del referendum vietato da Madrid, scene da una guerra civile, combattuta nelle urne e sui media in Catalogna.
Centinaia di feriti (si parla di 800 civili e 33 agenti) con la polizia spagnola che è intervenuta con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza catalano. Ecco cosa è successo minuto per minuto.