Tra una ventina d’anni più della metà della carne che finirà nei nostri piatti non sarà di origine animale. Crescerà in vasi o arriverà da piante che avranno lo stesso sapore della carne che consumiamo da secoli.
Lo rivela uno studio della società di consulenza internazionale AT Kearney sulla base di una serie di interviste a professionisti del settore alimentare, di studi sull’impatto ambientale della produzione di carne convenzionale, della crescente attenzione dei consumatori al benessere degli animali e dei cambiamenti nei gusti alimentari.
Ad oggi è ancora un mercato emergente. Eppure crescono in modo esponenziale gli investimenti dell’industria alimentare nel settore della carne vegana in sostituzione di quella animale. Così il rapporto stilato dalla AT Kearney rivela che nel 2040 almeno nel 60% dei casi la gente consumerà non più carne da animali allevati e poi abbattuti ma bensì prodotti con lo stesso sapore che cresceranno in vasi o, comunque, di origine vegetale.
“L’industria del bestiame su larga scala è ormai vista da molti come un male inutile. Con i vantaggi della nuova carne vegana in sostituzione e della carne coltivata rispetto alla produzione convenzionale, la conquista di ampie quote di mercato è solo una questione di tempo” riferisce il rapporto rilanciato dal quotidiano britannico ‘The Guardian’. In base allo studio della AT Kearney, tra 21 anni, il 35% della carne sarà coltivata e per il 25% si tratterà di prodotti vegani di sostituzione.
Oggi circa la metà delle colture mondiali sono destinate all’alimentazione del bestiame e solo il 15% delle calorie contenute nelle piante vengono consumati dall’uomo come carne. Nuovi metodi di produzione della carne, ad esempio coltivata in vaso, e cibi di sostituzione vegani consentiranno invece di conservare i tre quarti delle calorie in entrata.
Al di là della salute umana, nel cambiamento alimentare epocale che si sta profilando entrano anche in gioco 'incentivi' ambientali sulla scia della crescente consapevolezza della crisi del clima in atto, della distruzione degli ecosistemi per produrre carne ma anche dell’inquinamento di fiumi e oceani.
Un trend in forte crescita che fa già gola a molte aziende, in particolare alcune firme tra cui Beyond Meat, Impossible Foods e Just Foods, che stanno utilizzando ingredienti vegetali per produrre hamburger sostitutivi, uova strapazzate e altri cibi con grande potenziale sui mercati. Numeri alla mano, al momento del lancio lo scorso maggio l’azienda Beyond Meat aveva un capitale di 240 milioni di dollari e da allora le sue azioni sono più che raddoppiate.
Nell’ultimo periodo, valuta la AT Kearney, più di 1 miliardo di dollari è stato investito nel settore dei prodotti vegani, anche da parte di società in posizione dominante sul mercato della carme convenzionale.
Alcune aziende stanno già puntando sulla coltura di cellule animali per produrre carne vera senza dover allevare e uccidere animali, ma finora questi cibi sostitutivi non sono ancora arrivati nei piatti dei consumatori. Per gli esperti è solo una questione di tempo in quanto nei prossimi anni la carne coltivata avrà la stessa consistenza e lo stesso gusto di quella tradizionale, spingendo la gente a optare per quest'ultimo prodotto.
“Lo slittamento verso stili di vita flessibili, vegetariano e vegano, è innegabile: molti consumatori stanno riducendo il loro consumo di carne come risultato di un processo di consapevolezza sul benessere degli animali e dell’ambiente” analizza Carsten Gerhardt, partner della società di consulenza.
E il rapporto della AT Kearney prevede che, dopo aver assaggiato questi prodotti animali coltivati, anche i carnivori più accaniti si convertiranno in quanto conserveranno le stesse abitudini alimentari di prima, godendo dello stesso gusto, ma contribuendo al drastico calo del costo ambientale ed animale. Sondaggi realizzati negli Stati Uniti, in Cina e in India rivelano che i potenziali consumatori riusciranno a superare preconcetti e barriere in termini di abitudini e gusti per passare a prodotti più sostenibili.
Inoltre, secondo gli esperti, nella fase di transizione verso la coltura di carne in vasi, l’apporto di prodotti sostitutivi vegani sarà decisivo. Rosie Wardle della Jeremy Coller Foundation, un’organizzazione filantropica specializzata su sistemi alimentari sostenibili, si spinge anche oltre: “Dalla bistecca ai frutti di mare, esiste un’ampia gamma di prodotti che offrono modelli di consumo di proteine sostenibili. Un passaggio già in atto tra consumatori, imprenditori ed investitori che mostra come le previsioni del 60% potrebbero anche essere sottostimate”.
Tuttavia i produttori di carne non si danno per vinti. “Innovazione e nuove tecnologie per coltivare la carne in laboratorio offrono certamente prospettive interessanti. Crediamo, però, che ci sia ancora un grande potenziale per l’allevamento di bestiame producendo cibo sicuro, tracciabile e a buon prezzo. Continueremo a farlo fin quando ci saranno richieste da parte dei consumatori” replica il portavoce della ‘National Farmers’ Union’ britannica.