I repubblicani del Chp, principale partito di opposizione all'Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, hanno presentato i propri candidati alle elezioni amministrative del prossimo 31 marzo, tra cui la prima donna con il velo candidata nella storia del partito, che è erede della tradizione laicista del padre della patria Mustafa Kemal Ataturk.
Hilal Turedi, di quasi 19 anni, correrà per la poltrona di sindaco di Taskent, centro anatolico non lontano da Konya, considerata da sempre una roccaforte del partito di Erdogan. "Ho subito ricevuto reazioni positive alla mia candidatura, soprattutto da donne, che vogliono una donna come prossimo sindaco", ha spiegato Turedi, che proprio sulle necessità delle donne punta per conquistare voti.
"Gli investimenti vanno fatti nelle scuole, per il miglioramento della produzione locale perchèéun aumento dei laboratori tessili può essere la risposta alla disoccupazione. Vorrei anche realizzare un impianto sciistico che darebbe vigore al turismo nella nostra area", ha dichiarato la candidata, la cui vittoria però appare tutt'altro che scontata.
Un ripensamento tardivo
La candidatura della giovane con il velo non si può dire infatti casuale. Scelta dal Chp come candidato in un collegio in cui i repubblicani alle elezioni del 2014 hanno conquistato appena il 5,7% dei voti contro il 72% dell'Akp di Erdogan, la Turedi, con il capo coperto e il sorriso spontaneo, ha l'arduo compito di sottrarre voti al partito del presidente. "Sono convinta che riuscirò a strappare voti all'Akp e ottenere il sostegno di coloro che sono vicini ad Ahmet Davutoglu", ha detto la candidata facendo riferimento all'ex premier Davutoglu, sparito dai vertici del partito per delle divergenze di vedute con Erdogan e votante nel collegio di Konya.
Tuttavia la parabola della Turedi e la scelta dei repubblicani sono emblematiche rispetto alle dinamiche politiche di un Paese come la Turchia, dove solo grazie alla riforma del 2008 le donne che indossano il velo, poco più del 60%, possono continuare a farlo in uffici pubblici, ospedali e università (da cui erano escluse fino a quel momento) e solo dal 2013 possono indossarlo all'interno di istituzioni statali, mentre il divieto è caduto nel 2016 per la polizia e nel 2017 per l'esercito.
Si tratta di cambiamenti fortemente voluti da Erdogan, che ne hanno ampliato enormemente la base di consenso proprio perché una enorme fetta di popolazione fino ad allora era di fatto costretta a nascondersi e quasi totalmente esclusa da politica, università, pubblica amministrazione, forze armate e apparati statali. La scelta del Chp, tardiva e forzata, riflette le scelte di un partito che al velo ha guardato prima con disprezzo, poi con distacco, prima di rendersi conto che forse, proprio l'aver considerato la parte credente del Paese come cittadini di serie b ha condotto il partito a a 20 anni di sonore sconfitte.