Dal Ghana, uno dei paesi che ha prodotto e esportato i migliori calciatori degli ultimi anni, è arrivata mercoledì 6 giugno una indimenticabile lezione su come si combatte la corruzione. A impartirla è stato Anas Aremeyaw Anas, giornalista investigativo ghanese, conosciuto anche a livello internazionale che, lavorando sotto copertura e con telecamere nascoste, ha svelato il marcio nel mondo del pallone in Africa occidentale.
In un documentario dal titolo “Number 12: quando l’avidità e la corruzione diventano la norma”, presentato al pubblico per la prima volta mercoledì è passato il resoconto della corruzione nel mondo del calcio e nell’ambiente della politica legato alla Associazione calcistica ghanese, la Ghana Football Association, l'Autorità Nazionale per lo Sport e il Ministero dello Sport e dei Giovani.
I soldi accettati per alzare cartellini gialli e rossi, dare penalità e decidere visti per partite all'estero si aggiravano fra gli 80 e i 500 euro e in alcuni casi i corrotti hanno accettato anche altri beni come capre e pecore vive, riso e olio per friggere. Solo il presidente dell'Associazione Nazionale del Calcio, Kwei Nyantamkyi, è stato colto nell'atto di prendere 65.000 ghana cedi, pari a 12.000 euro circa per assicurare gli investitori, che in realtà erano il giornalista investigativo con il suo team, della sua capacità di fornirgli buoni accordi di sposnorship e contratti in progetti governativi.
In scena, fra le urla di indignazione degli spettatori, è andato il tradimento di milioni di tifosi da parte di decine di arbitri e manager ripresi da telecamere nascoste nell’atto di ricevere denaro prima delle partite.
Il documentario, noto come "Numero 12”, espone l'entità del marciume nel calcio, portando come prove 2 ore di riprese di persone che si fanno corrompere: in tutto 77 arbitri e 14 membri della Ghana Football Association, più vari altri esponenti del settore nell’atto di prendere mazzette per accordi pre-partita.
Anas Aremeyaw Anas, presente alla proiezione con il volto coperto da un cappello ricoperto di fili di perline per restare anonimo, ha affermato che la sua opera "si è concentrata su campionati locali, arbitri, proprietari di club, allenatori e alte sfere dell'amministrazione calcistica in Ghana, nonché sulla loro connessione al calcio continentale e globale".
Il documentario spiega anche perché la nazionale maggiore, la Black Stars, ha mancato la Coppa delle Nazioni africane e la Coppa del Mondo di Russia 2018 e perché la lega locale è a brandelli, dove i responsabili, uomini e donne, sono stati presi in flagrante mentre si facevano corrompere.
Anas ha affermato che è sua aspettativa che il documentario possa dare inizio a una conversione nel mondo del calcio "e dare ai ghanesi ben intenzionati l'opportunità di ripartire da zero per costruire un sistema che sia solido e onesto".
Il documentario, di cui una parte era stata visionata in precedenza dal presidente del Ghana Nana Akufo-Addo, ha già avuto conseguenze sul presidente della Ghana Football Association e membro della FIFA, Kwesi Nyantakyi. Il capo di stato ghanese ha infatti ordinato l'arresto lo scorso 22 maggio di Nyantakyi, per aver chiesto tangenti in cambio di accesso a esponenti politici, tra cui il presidente stesso e il suo vice.
La scorsa settimana, una campagna sui social media attraverso l'hashtag #IamAnas ha visto molti ghanesi fotografarsi con maschere improvvisate in segno di solidarietà con il giornalista investigativo.
Di se stesso Anas spiega come le sue indagini sotto copertura si concentrino principalmente su problemi di abuso dei diritti umani (in particolare abusi sui minori) e corruzione. Il giornalista ghanese ha svolto indagini sotto copertura in molti paesi e in diversi continenti ricevendo riconoscimenti da molte personalità fra cui Barack Obama e Bill Gates.