Il periodo di transizione post-Brexit sarà "probabilmente" esteso oltre la fine di dicembre 2020, per concedere più tempo a Londra e all'Ue per negoziare i termini del loro rapporto futuro. Lo ha detto il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker.
"Ci sarà probabilmente questa estensione della transizione, è una buona idea. Non è l'idea migliore ma penso che questo ci darà tempo di preparare il futuro rapporto nel miglior modo possibile", ha detto Juncker. "Se la Gran Bretagna lo riterrà utile, l'Unione europea è favorevole ad estendere il periodo di transizione per il dopo Brexit", ha confermato il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk.
Cosa significherebbe lo slittamento
Il Regno Unito lascia l'Ue a marzo e il piano attuale prevede un periodo di 21 mesi di transizione, per coprire il 'gap' tra la Brexit e il momento in cui sarà forgiata la nuova relazione tra Londra e Bruxelles.
Se si arriverà a un accordo sui termini del divorzio, il Regno Unito continuerà fino alla fine del 2020 ad implementare e beneficiare di tutte le regole della Ue, contribuendo anche al suo bilancio, ma senza partecipare al processo decisionale.
Più mesi daranno il tempo di allentare la tensione su quello che rimane il 'nodo' dei negoziati, il destino del confine tra l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, diventato il principale ostacolo alla conclusione di un accordo prima dell'uscita del Regno unito dall'Ue, a fine marzo 2019. Un altro anno in più significherà però anche un altro anno in più di contributo di Londra al bilancio dell'Unione europea, una prospettiva che ha scatenato la rivolta di quanti, Oltremanica, spingono per un taglio netto e rapito con l'Ue.
No deal no party
E intanto comunque ci si prepara allo scenario del ‘no-deal’, eventualità che Tusk alla vigilia del vertice ha definito come “mai così probabile” e che con il passare delle settimane si sta concretizzando. Anche l’olandese Mark Rutte ha detto di essere “cautamente ottimista”, aggiungendo che "non ci aspettiamo e non ci auguriamo" un mancato accordo, ma "abbiamo chiesto alla Commissione di lavorare con maggiore vigore su uno scenario di no-deal". La verità, sintetizza la presidente lituana, Dalia Grybauskaite, “che non c'è ancora da parte di May una posizione chiara su cosa voglia la Gran Bretagna, nel governo May “non c'è una posizione chiara o una proposta chiara, ci dicano cosa vogliano”.