Tra una settimana, molto probabilmente il 15 gennaio, la Camera dei Comuni si esprimerà sull'accordo per il divorzio dalla Ue siglato da Theresa May con l'Unione Europea. A Bruxelles sono stati chiari: la premier britannica non avrà la possibilità di tornare al tavolo delle trattative per spuntare un accordo migliore. Eppure sia l'opposizione interna, l'ala dura dei conservatori capeggiata da Boris Johnson, che parte dei laburisti (in particolare i fedelissimi del leader Jeremy Corbyn, che spera in nuove elezioni che lo portino al potere) sembrano ignorare le pesanti implicazioni economiche che una Brexit senza accordo implica.
Il Parlamento appare infatti pronto a infliggere una pesante bocciatura all'intesa spiccata da May, mentre mancano meno di tre mesi a quel 29 marzo che è la data fissata per abbandonare l'Unione Europea. La prospettiva di un 'no deal' è quindi talmente concreta da spingere il governo a esercitazioni che testino la capacità di reazione alle conseguenze di un'uscita disordinata dal consesso comunitario.
L'operazione Brock
Il governo "non vuole né si aspetta" un'uscita non negoziata dall'Ue, ma è dovere di Londra prepararsi "per tutte le eventualità", ha chiarito oggi il ministero dei Trasporti presentando la cosiddetta "operazione Brock", che ha visto 89 tir partire dall'aeroporto abbandonato di Maston, nel Kent, per imboccare la A256 e dirigersi verso il porto di Dover, separato da soli 34 chilometri di mare da Calais, lo stesso scalo del quale l'ex ministro per la Brexit, Dominic Raab, ammise di aver scoperto l'importanza solo di recente. Dover è uno snodo fondamentale per i traffici commerciali con l'Unione Europea. E lo scopo del test è capire se le arterie stradali reggerebbero un drastico aumento del traffico di mezzi pesanti dovuto al rallentamento di flussi di merci che una Brexit senza accordo comporterebbe, a causa del ritorno di controlli doganali e passaggi burocratici che l'adesione al mercato comune aveva mandato in soffitta.
Una gaffe dietro l'altra
L'esercitazione si è però tradotta in un nuovo imbarazzo per il governo, che solo pochi giorni fa, allo scopo di decongestionare Dover in caso di 'no deal', aveva concesso un appalto da 14 milioni di sterline per i trasporti marittimi dal porto di Ramsgate a quello belga di Ostend a una compagnia marittima che non possiede traghetti e, per di più, aveva copiato i termini di servizio da un'azienda che consegna cibo a domicilio. I camion che hanno preso parte all'esercitazione sono stati infatti poco più della metà dei 150 previsti, sebbene ia camionisti partecipanti fosse stato annunciato un sostanzioso gettone da 550 sterline. Le ragioni del disguido sono al momento oggetto di un pesante scambio d'accuse tra l'amministrazione centrale e quella del Kent.
Ad ogni modo, anche 150 mezzi sarebbero stati una "goccia nell'oceano" rispetto agli ingorghi che si verificherebbero in caso di 'no deal' avverte Charlie Elpicke, parlamentare conservatore del Dover. In effetti, riporta Reuters, oggi il porto di Dover è attraversato da 16 mila camion al giorno. Per l'ex presidente dei 'tories', Lord Patten, l'operazione è stata roba "da piangere". Layla Moran, parlamentale liberale, ha parlato di una "farsa pagata dai contribuenti". "L'idea che creare un falso ingorgo mostrerà alla Ue che siamo pronti per un 'no deal' è semplicemente stupida", ha aggiunto. Nel frattempo 200 parlamentari, sia fautori del 'Leave' che del 'Remain' hanno scritto una lettera a May chiedendole di escludere uno scenario di uscita senza accordo. Senza, però, far nulla per garantire l'appoggio all'accordo che la premier è faticosamente riuscita a portare a casa.